La conoscenza dell’IA da parte dei medici si sta gradualmente facendo strada, anche se oggi rimane ancora su un livello piuttosto superficiale. Sebbene tutti i medici abbiano sentito parlare di intelligenza artificiale, la associano prevalentemente a ChatGPT.
Il livello informativo sull’applicazione dell’IA in ambito sanitario è limitato: quasi solo 1 su 10 (9%) si sente ben informato. L’IA viene collegata soprattutto al supporto alla diagnosi (48%) nonostante le molte altre possibilità di utilizzo (supporto alla decisione terapeutica e alla ricerca clinica, allo sviluppo di device e alla chirurgia robotica). Questo scarso livello di conoscenza è confermato anche su sollecito: il supporto alla diagnosi è il più noto (88%) seguito dai software per rielaborare testi. Un po’ più della metà riconosce come ambito di applicazione dell’IA il supporto alla comunicazione col paziente (52%).
Dall’indagine emerge come nelle strutture ospedaliere l’IA sia implementata ancora marginalmente e soprattutto nel privato per scopi diagnostici (32%) mentre, a livello di esperienza personale, l’utilizzo è limitato agli strumenti normalmente impiegati nella vita privata come la traduzione di testi (28%) e la ricerca/consultazione della letteratura scientifica (23%).
L’indagine riporta come per i medici siano necessarie molte rassicurazioni poiché c’è ancora una scarsa fiducia nell’IA, soprattutto in merito a trasparenza (48%), sicurezza (41%) e utilizzo etico dei dati (40%). Dal punto di vista della sua applicazione però, nonostante i dubbi, i medici credono che l’IA possa avere in qualche modo degli effetti positivi sul miglioramento della vita dei pazienti (69%), ma anche in termini di precisione degli strumenti (59%). Il 68% dichiara anche che sarebbe interessato a frequentare un corso di formazione sull’utilizzo dell’IA in ambito sanitario.
In considerazione di questo sentimento di ‘incertezza’ i medici intervistati dichiarano che per prendere in considerazione l’applicazione dell’IA in ambito sanitario sia fondamentale disporre di uno strumento di qualità (95%), che sia certificato (92%) e che rassicuri in termini di privacy e sicurezza dei dati. Fondamentale anche la formazione e l’aumento delle competenze in merito da parte degli operatori sanitari, che risultano ancora molto scarse (50%), nonché l’investimento di maggiori risorse (tecnologiche e di budget) nelle strutture sanitarie, che al momento risultano ancora una barriera per l’applicazione dell’IA (50%)
Obiettivo
Indagare la conoscenza delle applicazioni dell’AI in medicina e del loro eventuale utilizzo, esplorando aspettative/barriere presso la classe medica, esplorare in particolare il ruolo dell’AI nella medicina preventiva e predittiva, nella diagnosi, nella gestione e nel monitoraggio del paziente, nella ricerca medica, nell’aggiornamento e nella formazione professionale, nella gestione organizzativa ospedaliera.
Metodologia
Interviste CAWI della durata di 10-15 minuti.
Campione
200 oncologi, 80 neurologi SM e 150 diabetologi + cardiologi (il campione è pensato per confrontare le aree terapeutiche con maggiore VS minore propensione al cambiamento e apertura/vicinanza al mondo digital).