Ne soffre il 34,3% degli uomini e il 36,6% delle donne tra i 35 e i 79 anni. Con costi sanitari superiori al miliardo di euro. Dal 47° Congresso dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri conclusosi ieri arriva un documento di consenso firmato da 16 società scientifiche e condiviso dall’Iss. Con le linee guida per il trattamento dei pazienti. LE LINEE GUIDA
L’ipercolesterolemia, alti livelli di colesterolo Ldl, quello ‘cattivo’, pesa sui costi sanitari per oltre un miliardo di euro, soltanto le ospedalizzazioni rappresentano il 96%, il restante 4% per farmaci e assistenza specialistica. Ne soffrono 2,5 milioni di italiani dai 35 ai 79 anni. Numeri che per il presidente dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) Michele Gulizia devono ridimensionarsi anche grazie alle nuove Linee Guida e “un nuovo standard ufficiale al quale bisogna conformarsi; il tutto contenuto in un documento di consenso, sottoscritto da altre 16 società scientifiche di cardiologia, medicina interna, medicina generale, farmacologia, biochimica e biologia chimica e molecolare, e soprattutto condiviso dall’Istituto superiore della sanità italiano”.
Presentato al 47° Congresso nazionale dell’Anmco, che ieri ha chiuso i battenti a Rimini, si tratta di un evento storico, cioè il “primo documento congiunto e multidisciplinare che intende rivoluzionare il modo di fare medicina contro l’ipercolesterolemia, offrendo finalmente una visione univoca su come vanno trattati i pazienti i funzione del proprio profilo di rischio cardiovascolare”.
Il documento – inviato anche al ministro della Salute Beatrice Lorenzin e all’Aifa – “regola in maniera incontrovertibile come ci si deve comportare con un paziente con il colesterolo alto. Inoltre sancisce qual è il percorso diagnostico-terapeutico del paziente, anche in relazione a nuovi parametri che non include un valore massimo ma un valore di riferimento tarato sulle caratteristiche e la condizione di salute del paziente stesso. Il tutto per prevenire un infarto al cuore o u ictus cerebrale in chi non li ha avuti e per evitare una recidiva in chi ne ha sofferto”.
Tra le altre cose nel documento “un ampio spazio di analisi viene riservato alla dieta, al movimento aerobico, alla terapia con le statine e agli inibitori del riassorbimento del colesterolo, fino alla nuova classe di farmaci inibitori dell’enzima PCSK9; e proprio dei nuovi ritrovati farmacologici se ne chiede la rimborsabilità con criteri di sostenibilità per la nostra economia”.
“Gli elevati livelli di colesterolo ‘cattivo’ Ldl – osserva Gulizia – sono in assoluto il primo fattore di rischio per lo sviluppo della cardiopatia ischemica, davanti a fumo, diabete, ipertensione e obesità. E la cardiopatia ischemica rappresenta la prima causa di morte tra le malattie cardiovascolari; quest’ultime, a loro volta, prima causa di morte nel mondo occidentale. È clinicamente dimostrato che chi ha un’ipercolesterolemia ha una probabilità 3,6 volte superiore di sviluppare coronaropatie rispetto alla popolazione normale”.
Da QS