Di seguito riportiamo l’intervento della Vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Maria Rizzotti tenuto lo scorso 8 marzo in occasione della Festa della Donna presso l’Assemblea Generale dell’ONU di New York.
Buongiorno a tutti,
sono Maria Rizzotti, vicepresidente della commissione sanità del Senato della Repubblica Italiana e dal 2008 membro dell’ OMS a Ginevra per la tutela della salute materna infantile. Sono un medico chirurgo che si è sempre occupato di ricostruzione del seno dopo mastectomia per tumore della mammella. Sono una mamma e, soprattutto, sono una donna. Per questo nella mia attività parlamentare uno dei temi per me più importanti è quello della salute delle donne e, soprattutto, la medicina in genere inserita nel 2000 dall’ OMS nell’ Equity Act.
Questo testimonia che il principio di equità deve essere applicato all’accesso e all’appropriatezza delle cure, considerando l’individuo nella sua specificità e come appartenente ad un genere con caratteristiche ben definite e specifiche. Si è così posta un’attenzione particolare sulle diversità con cui numerose patologie, un tempo ritenute tipicamente maschili, si manifestano nella popolazione femminile, formulando delle precise raccomandazioni.
Alla luce di tali precisazioni, si sta passando dallo studio di tipo biologico tra uomini e donne, ad uno studio più complesso che non trascura le implicazioni sociali, psicologiche, politiche e culturali della persone.
I farmaci risultano meno studiati nel genere che ne fa più largo consumo e in cui le reazioni avverse sono più gravi e frequenti. Le donne consumano più farmaci, ma godono di minori garanzie in termini di efficacia, tollerabilità e sicurezza rispetto agli uomini: ad esempio, i farmaci per la cura dell’ HIV agiscono e sono metabolizzati in modo diverso nella donna.
Nel 2008 il ministero della Salute ha attivato e finanziato una struttura ad hoc sulle differenze biologiche di genere e ha avviato il “progetto strategico salute donna 2008-2012”. Su richiesta del Parlamento, nel 2012 il ministero della salute ha istituto una commissione preposta alla farmacologia di genere e dal 2006 sono stati avviati master universitari per i medici sulla medicina di genere.
La consapevolezza che il genere sia un parametro fondamentale nell’attività clinica e di ricerca e nella programmazione sanitaria rappresenta il punto di partenza per la realizzazione di una salute a misura di donna e di una medicina personalizzata.
L’approccio di genere è ormai ritenuto una realtà dalla quale non si può prescindere. In Italia l’approccio generale prevalente alla salute delle donne è ancora circoscritto nell’ambito della ginecologia e della salute riproduttiva. In particolare, continua a mancare una strategia globale dal punto di vista della salute che accompagni l’invecchiamento delle donne. A tal proposito, è importante il sostegno alle campagne di informazione e di prevenzione che fanno in Italia le società scientifiche e no-profit, come l’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (ONDA) presieduto dalla Dott.ssa Francesca Merzagora, che collabora con il Parlamento e con il Dipartimento della salute riproduttiva dell’OMS. Dal 2007 ONDA premia gli ospedali italiani che riservano maggiori attenzioni alle specifiche esigenze delle principali patologie femminili. Il network è composto da 230 ospedali dislocati nel territorio e sarebbe un modello da esportare per la monitorizzazione in rete, a livello mondiale, della salute femminile.