ll desiderio di genitorialità delle persone affette da sclerosi multipla (Sm), la gestione della gravidanza e dell’allattamento e le opportunità terapeutiche oggi disponibili sono stati alcuni dei temi di rilievo a Milano nel corso del Bems (Best evidences in multiple sclerosis), evento interamente dedicato alla Sm giunto alla sesta edizione con la partecipazione delle Istituzioni e dei massimi esperti. Sull’argomento sono stati forniti i dati di una ricerca Doxapharma, commissionata da Teva Italia, dal titolo “Il management del percorso di gravidanza nelle pazienti affette da Sm”, che ha visto coinvolti 80 neurologi e 120 ginecologi. Tra i più significativi: le pazienti che in media in un anno affrontano una gravidanza (nel 70% dei casi programmata) in un centro per la Sm sono 4,7. Sia i neurologi (media: 8,5 voti su 10) sia i ginecologi (7,9 voti su 10) si dichiarano favorevoli a supportare il desiderio di maternità delle donne con Sm, tema affrontato nel 55% dei casi al momento della diagnosi. «Fino a 20 anni fa le pazienti che desideravano affrontare una gravidanza dopo una diagnosi di Sm venivano fortemente disincentivate a farlo» ha ricordato Giovanni Luigi Mancardi, presidente eletto della Sin (Società italiana di neurologia) per il biennio 2017/2019. «Da allora molto è cambiato e ora sappiamo che le persone con SM possono pianificare una gravidanza con serenità. Il rischio che il nascituro sviluppi la patologia è ancora relativamente basso (circa il 2-3%) e vari studi evidenziano come la gravidanza sia protettiva rispetto alla patologia». «Il percorso diagnostico-terapeutico e la pianificazione della maternità o della paternità devono essere valutati nella singolo caso e, qualora il clinico ritenga che la paziente possa intraprendere una gravidanza, è importante che gli specialisti (neurologo, ginecologo e ostetrico) si confrontino per seguirla al meglio» ha aggiunto Maria Pia Amato, ordinario del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Firenze. «Il Progetto Primus (Pregnancy in multiple sclerosis) ha gettato le basi per una Consensus che sarà pubblicata a breve su “Neurological Science Journal”, organo ufficiale della Sin, va proprio in questa direzione» ha spiegato Roberta Bonardi, Senior business Unit Director BU Innovative di Teva Italia. «Il documento è il risultato di diversi ‘Expert panel meeting’ a cui hanno partecipato neurologi, ginecologi e psicologi, i quali hanno definito percorsi gestionali interdisciplinari dei pazienti prima, durante e dopo la gravidanza».
Un’ulteriore indagine di Doxapharma ha analizzato “La Sm e il periodo dell’allattamento”, con il coinvolgimento di 70 neurologi afferenti a centri per la Sm distribuiti sul territorio in modo rappresentativo, 20 ginecologi selezionati in reparti di ostetricia di strutture ospedaliere dotate di un centro Sm e 33 donne con Sm provenienti da diverse zone d’Italia. L’attenzione del clinico si rivolge al controllo della patologia che, subito dopo il parto, potrebbe riprendere in modo aggressivo. «La questione è peraltro dibattuta nella comunità scientifica e questo si evidenzia anche dalla nostra indagine: il 44% dei neurologi, infatti, esprime dubbi sull’allattamento al seno» ha commentato Paola Parenti, vice presidente di Doxapharma. «Ciò che, però, in questo percorso risulta essere maggiormente apprezzato dal 61% delle donne e dal 50% dei ginecologi, sono la collaborazione e il coordinamento che i diversi ‘Health Care Professional’ hanno messo in campo per seguire al meglio le loro pazienti, ma solo laddove esiste una collaborazione strutturata e organizzata tra Neurologia e Ginecologia all’interno della medesima struttura ospedaliera». «Per poter offrire alla paziente con Sm l’assistenza migliore occorre da un lato possedere un’adeguata formazione, oltre a saper comunicare tutto questo nel modo migliore per poter permettere alla donna di fare la scelta più consapevole e, dall’altro, che vi sia un approccio interdisciplinare alla patologia. Proprio in questo senso va la pubblicazione Primus” ha ribadito Giancarlo Comi, direttore del Dipartimento di Neurologia dell’Università Vita-Salute dell’Ospedale San Raffaele di Milano. «La sicurezza e la tollerabilità del glatiramer acetato sono state accertate da anni di pratica clinica e basate sull’esperienza di migliaia di pazienti trattati, tanto che la controindicazione dell’uso del farmaco in gravidanza era già stata sospesa per la formulazione da 20 mg e ora è arrivata a livello europeo anche per quella da 40 mg» ha sottolineato infine Bonardi. «Questo consente oggi ai pazienti, di concerto con i loro medici, di non sospendere la terapia qualora sia necessario per la loro salute».
Da Doctor33