Da Ippocrate fino agli anni 90 del secolo scorso le donne sono state considerate dalla maggior parte dei ricercatori e degli operatori sanitari dei “piccoli uomini” e la medicina, fin dalle sue origini, ha avuto un’impostazione androcentrica, relegando gli interessi per la salute femminile ai soli aspetti riproduttivi. Oggi sta finalmente aumentando la sensibilità in materia e si comincia a parlare sempre più di medicina personalizzata, che tenga conto delle specificità del singolo individuo e quindi, a maggior ragione, delle differenze di genere, che incidono sulla salute e sulla prevenzione delle donne. Ne abbiamo parlato con Nicoletta Orthmann, medico e Coordinatore medico-scientifico di ONDA, Osservatorio Nazionale per la salute della Donna e di genere.
Dottoressa, cosa si intende per Medicina di genere?
“La Medicina di genere (più correttamente genere-specifica) studia i meccanismi attraverso i quali le differenze legate al genere maschile/femminile influiscono sullo stato di salute, sull’impatto dei fattori di rischio, sull’insorgenza, sul decorso e sulla prognosi delle malattie, nonché sugli effetti – in termini di efficacia e sicurezza – delle terapie.”
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