Quali sono i fattori che determinano le intolleranze alimentari e quanto può incidere la stile di vita che conduciamo? Quali sono i test indicati per scoprire se siamo intolleranti a qualche alimento? Lo racconta nell’intervista la Dottoressa Hellas Cena, Professore Aggregato Medico chirurgo, Specialista in Scienza dell’Alimentazione presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Pavia.
Che cosa si intende per intolleranza alimentare?
Le reazioni avverse agli alimenti, che interessano solo una parte della popolazione, sono caratterizzate da una rottura o da un difetto del meccanismo di induzione o di mantenimento della tolleranza fisiologica, che può avvenire a diversi livelli. Questo fa sì che soggetti geneticamente predisposti si sensibilizzino a sostanze eterologhe (allergeni) che risultano essere innocue per i soggetti in cui il meccanismo di tolleranza è funzionale. Quando non è possibile dimostrare un coinvolgimento del sistema immunitario occorreutilizzare l’espressione “reazione da ipersensibilità alimentare nonallergica”. Questo gruppo di reazioni agli alimenti comprende attualmentequelle che in passato venivano chiamate Intolleranze Alimentari. Nella revisione della nomenclatura l’ WAO (World Allergy Organization) è stato usato il termine “ipersensibilità” per indicare dei segni e/o sintomiriproducibili inseguito ad un stimolo alimentare normale tollerato da individui“sani” alla stessa dose.
Quali sono le più diffuse?
L’intolleranza al lattosio è la più frequente anche perché si può diagnosticare con un test economico, non invasivo e validatoscientificamente.
Quali sono le cause scatenanti?
Le reazioni avverse agli alimenti stanno crescendo a ritmi cosìvertiginosi, nel mondo occidentale, da meritarsi l’appellativo di vera epropria “epidemia allergica”. Le ragioni di tale fenomeno sono state ricondotte a diversi fattori: l’ereditarietà, la ridotta esposizione a microbi, il consumo di nuovi prodotti, l’evoluzione delle tecniche di produzione degli alimenti e l’incremento della sensibilità ad allergeni dei pollini che ha portato ad un incremento delle reazioni crociate con gli alimenti. Purtroppo è estremamente difficile fornire dati precisi sulla reale prevalenza e le cause scatenanti delle reazioni avverse (immunologiche e non) agli alimenti in quanto rappresentano un problema di difficile valutazione, soprattutto perché risultano spesso sovrastimate dalla percezione individuale.
Quanto incide lo stile di vita sull’insorgenza di una intolleranza?
Uno stile di vita corretto, caratterizzato da una alimentazione varia, bilanciata, basata sulla varietà alimentare e su prodotti di stagione può proteggere un individuo predisposto da ulteriori intolleranze crociate.
Quali sono gli esami o test ufficiali e attendibili per conoscere eventuali intolleranze a cui si è affetti?
È di estrema importanza la visita medica e la raccolta anamnestica completata da test di laboratorio allergologici, che devono essere accuratamente selezionati in funzione della sintomatologia clinica, delladiagnosi differenziale con altre condizioni mediche nonché interpretate da specialisti in Allergologia.
Qual è il giudizio in merito a test appartenenti alla “Medicina Alternativa”?
Si assiste ad un sempre più frequente ricorso da parte di pazienti a questi test di cui poco si conosce e che si propongono di identificare, con metodiche diverse dalle tradizionali, soprattutto alimenti responsabili di allergie e intolleranze alimentari. Tutte le metodologie disponibili sono poco riproducibili, non standardizzate e, soprattutto, legate all’interpretazione soggettiva dell’operatore-valutatore che spesso non è un medico. Ultimamente è sempre più frequente l’offerta di test per la diagnosi delle intolleranze alimentari che non sono stati validati eche portano a diagnosi non corrette che a loro volta, specialmente nei piùpiccoli, possono essere causa di malnutrizione da eliminazione di gruppi di alimenti.
Può darci un esempio di test scientifico?
Un test validato scientificamente è il Breath test per l’intolleranza al lattosio che si basa sul presupposto che normalmente i carboidrati semplici ingeriti con la dieta vengono completamente assorbiti alivello digiuno-ileale, per cui non giungono nel colon.Se invece, per qualsiasimotivo, sfuggono all’assorbimento ileale, arrivano inalterati nelgrossointestino, dove vengono fermentati dalla flora batterica con produzione dienergia, acqua e vari gas tra cui H2, CO2 e CH4. Quindi il test è positivoquando la concentrazione di idrogeno alveolare misurata dopo la somministrazionedi lattosio è maggiore di quella misurata all’inizio del test. Per la correttaeffettuazione del Test, il paziente dovrà presentarsi a digiuno oeffettuare una leggera colazione fino a tre ore prima del test assumendo sologli alimenti privi di lattosio.
Qual è il metodo di riferimento per valutare un’allergia alimentare?
Il metodo di riferimento, “gold standard”, per accertare oescludere un’allergia alimentare è il test in doppio cieco DBPCFC(Double blind placebo controlled food challenge), introdotto nel 1976 da May.Questo metodo è utilizzato nei trials clinici o per determinare il valoresoglia o il grado di sensibilità/tollerabilità verso un cibo, oltreche per studiare casi di discrepanza tra storia clinica e risultati dei test invivo e/o in vitro, come anche per valutare sintomi cronici sospettati di esserecorrelati all’introduzione di specifici alimenti.