Nelle pazienti con cancro al seno l’uso del punteggio derivato dal test genico a 21 geni si associa alla somministrazione di dosi più basse di chemioterapia nei casi ad alto rischio e a un uso maggiore di farmaci anticancro in quelli a rischio basso, secondo uno studio pubblicato su JAMA Oncology
Nelle pazienti con cancro al seno l’uso del punteggio derivato dal test genico a 21 geni si associa alla somministrazione di dosi più basse di chemioterapia nei casi ad alto rischio e a un uso maggiore di farmaci anticancro in quelli a rischio basso, secondo uno studio pubblicato su JAMA Oncology.«Il test multi-gene, indicato nelle donne con cancro al seno che hanno linfonodi negativi e recettori ormonali positivi, misura l’attività di 21 geni generando un punteggio che classifica le pazienti in gruppi a basso, intermedio o alto rischio di recidiva a distanza» spiegala coautrice Michaela Dinan del Duke Clinical Research Institute a Durham, North Carolina, spiegando che diversi ricerche suggeriscono una buon rapporto tra costo ed efficacia del test multi genico, il cui punteggio consente una più appropriata allocazione della chemioterapia nei pazienti con maggiori probabilità di beneficio. Partendo da questi presupposti i ricercatori hanno studiato 44.044 donne con cancro al seno a basso rischio, rischio intermedio o alto rischio definiti tali dalle linee guida NCCN, National Comprehensive Cancer Network. «L’uso del test multi-gene sembra associarsi non solo a una riduzione delle dosi di chemioterapia nei pazienti ad alto rischio, ma anche a un suo maggiore uso nei pazienti a rischio basso» scrivono i ricercatori, sottolineando che nell’analisi delle pazienti tra 66 e 70 anni è stato osservato un calo della chemioterapia dal 29 al 24% limitato ai soggetti sottoposti a test genetici con malattia ad alto rischio di recidiva. E Allison Kurian della Stanford University School of Medicine in California, commenta in un editoriale: «Vi è una crescente necessità di approfondire il contributo della medicina di precisione alla qualità del trattamento contro il cancro, e iniziative di ricerca che integrano i dati dei registri tumori con quelli di medici e pazienti in grado di offrire una finestra sul riscontro clinico sono certamente di grande importanza, specie nei casi di malattia a basso rischio».
JAMA Oncol. 2015. doi: 10.1001/jamaoncol.2015.2722
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26313372
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