Maggiore attenzione in Europa al dolore cronico, da parte delle istituzioni ma anche attraverso una maggiore uniformità dell’insegnamento della materia interdisciplinare nei vari Paesi. È quanto ha chiesto a Vienna, in occasione del IX Congresso della Federazione europea del dolore (Efic), Chris Wells, presidente della stessa federazione. Circa il 20% degli adulti in Europa (oltre 80 milioni di persone) soffre di dolore cronico, con conseguenti costi diretti e indiretti per un importo che ammonta all’1,5-3% del Pil totale in Europa. Per questo motivo Wells ha detto che «la battaglia contro il dolore cronico deve avere la massima priorità in materia di politica sanitaria» aggiungendo che «il nostro obiettivo è quello di aumentare la visibilità del dolore cronico come problema medico, economico e sociale, poiché riguarda la qualità della vita più della maggior parte delle altre malattie. Non stiamo parlando solo dell’enorme onere del trattamento del dolore cronico sui bilanci della Sanità, ma soprattutto dei costi indiretti derivanti dalla perdita di produttività e dall’inabilità al lavoro». In effetti, anche se due terzi dei pazienti con dolore cronico in Europa di fatto ancora lavorano, le loro condizioni determinano 500 milioni di giorni di malattia all’anno. Il dolore cronico è la causa più frequente di pensionamento anticipato e di inabilità al lavoro. Il rischio di essere costretti a lasciare l’occupazione è sette volte più elevata per i pazienti con dolore che per la popolazione nel suo complesso. Particolarmente preoccupante, ha detto Wells, è che una parte considerevole dell’impatto negativo sulla società è il risultato del trattamento inadeguato del dolore, nonostante i grandi progressi nella terapia. «Più della metà dei pazienti con dolore cronico soffre la condizione per due anni o più prima di ricevere un trattamento adeguato. Un terzo dei pazienti non ottiene alcun trattamento e circa il 38% sostiene che il trattamento ricevuto era insufficiente» ha dichiarato il presidente Efic. «Abbiamo bisogno di investimenti nella ricerca sul dolore, nella formazione sulla terapia del dolore e soprattutto in strutture specialistiche per la prevenzione e il trattamento del dolore cronico e la riabilitazione». Un’altra questione molto importante per Wells e è la formazione e l’istruzione. «Una delle nostre priorità è quella di aumentare il livello della medicina del dolore e delle cure fornite in tutta Europa. Ecco perché siamo impegnati ad armonizzare l’istruzione e la formazione in questa disciplina in tutto il continente» ha spiegato il presidente Efic. Ci sono esami e specializzazioni effettuabili in alcuni Paesi europei, ma non in tutti. Per contrastare il problema, l’Efic sta progettando un curriculum di conoscenza del dolore che porta a un esame e a una certificazione, che deve essere nota come “European pain federation diploma in pain medicine” che sarà riconosciuta in tutta Europa. «Sarà la prima certificazione medica multidisciplinare e avrà un ruolo chiave nel gettare le basi per migliorare la cura del paziente» ha sottolineato Wells. L’impegno di dell’Efic per migliorare le cure per il dolore cronico ha dato i suoi frutti: grazie agli sforzi congiunti di Efic e dell’Associazione internazionale per lo studio del dolore (Iasp), il dolore cronico sarà presto definito come una condizione a sé stante nella classificazione internazionale dell’Oms delle malattie (Icd). Incluso nella 11ma revisione della versione beta dell’Icd, il dolore cronico presenta sottocategorie come il dolore cronico primario, il post-chirurgico cronico, il neuropatico cronico, l’oro-facciale e il mal di testa cronico. «Questa classificazione certamente porterà a cambiamenti nella politica sanitaria» si dice convinto Wells.
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