Uno studio condotto su ben 7.500 individui gemelli mostra come la genetica possa contribuire all’insonnia e in particolare i tratti genetici associati a questo disturbo siano ereditabili nel 59% delle donne e nel 38% degli uomini. Tuttavia, i fattori ambientali rimangono i responsabili di un’ampia quantità di sintomi dell’insonnia
Secondo uno studio condotto dall’Accademia Americana di Medicina del Sonno** anche i geni contribuiscono allo sviluppo dell’insonnia e l’ereditabilità di questi tratti genetici è più marcata nelle donne rispetto agli uomini. Lo studio è stato pubblicato* sul numero di Settembre 2015 della rivista Sleep.
Già ricerche scientifiche precedenti hanno evidenziato l’influenza dei geni sullo sviluppo dell’insonnia e lo studio odierno evidenzia la presenza di tale influenza, soprattutto nelle donne. Tuttavia, è importante ricordare che in generale questo ed altri disturbi del sonno sono determinati da numerosi altri fattori ambientali, legati allo stile di vita, e/o dalla presenza di eventuali patologie.
In particolare, gli autori dello studio odierno sottolineano che i fattori ereditari stimati risultano sostanziali, tuttavia ci sono fattori ambientali del tutto ‘unici’ che continuano ad essere responsabili di un’ampia quantità di possibili manifestazioni dei sintomi dell’insonnia.
La ricerca odierna si è basata su un ampio set di dati raccolti negli Studi denominati ‘Virginia Adult Twin Studies of Psychiatric and Substance Use Disorders’, contenenti informazioni relative a 7.500 adulti (nello specifico coppie di gemelli). I sintomi legati all’insonnia sono stati valutati attraverso questionari forniti in due momenti diversi dello studio, non sovrapponibili tra loro. In base ai risultati, l’insonnia è stata stimata come ereditabile nel 59% delle donne e nel 38% degli uomini partecipanti allo studio. Inoltre, nello studio si legge che queste influenze genetiche sull’insonnia negli adulti risultano stabili nel tempo
“Questo studio indica che nello sviluppo dei sintomi di insonnia i geni possono svolgere un ruolo più importante per le donne che per gli uomini. Questo dato fornisce alcune delle prime evidenze a livello formale della differenza tra il genere femmine e quello maschile in un campione di adulti”, ha affermato il primo autore Mackenzie Lind, dottorando presso il Virginia Institute for Psychiatric and Behavioral Genetics alla Virginia Commonwealth University nel Richmond. “Vista questa prova della differenza tra i due generi, essa può essere utile per mettere a punto interventi specifici rispetto al sonno nelle donne”.
Insomma, si potrebbe trattare di un elemento da tenere in considerazione quando si studia il problema dell’insonnia.
Insieme al primo autore, Mackenzie Lind, lo studio è stato condotto dall’autore senior Ananda B. Amstadter, PhD, dal Dottor Kenneth S. Kendler, MD, che ha raccolto i dati relativi al campione di partecipanti, e da altri colleghi*.
Secondo l’Accademia Americana di Medicina del Sonno, sintomi di insonnia transiente vengono sperimentati da circa il 30-35% della popolazione adulta, mentre l’insonnia cronica, ovvero quella che ricorre almeno tre volte a settimana per un periodo minimo di tre mesi, colpisce circa il 10% degli adulti. Questa problematica è più diffusa nelle donne che negli uomini e si manifesta come difficoltà a prendere sonno, a riposare in maniera continuata oppure a svegliarsi prima dell’orario desiderato. È importante prendere in considerazione questo problema in maniera adeguata, nonché valutare il ruolo di un sonno di alta qualità, come sottolineano le recenti raccomandazioni americane in materia.
*Mackenzie J. Lind, Steven H. Aggen, Robert M. Kirkpatrick, Kenneth S. Kendler, Ananda B. Amstadter. A Longitudinal Twin Study of Insomnia Symptoms in Adults. SLEEP, 2015; DOI: 10.5665/sleep.4982
**American Academy of Sleep Medicine
L’articolo su Quotidiano Sanità