Il gruppo di ricerca guidato dal Prof. Gennaro Ciliberto e dal dott. Paolo A. Ascierto in uno studio finanziato da AIRC ed in collaborazione con il laboratorio del Prof. Carlo Croce all’Università di Columbus negli Stati Uniti. I ricercatori hanno dimostrato che un piccolo RNA funziona da soppressore della crescita tumorale.
Il melanoma maligno è la forma più aggressiva di cancro della pelle. La metà dei pazienti affetti da questo tipo di cancro hanno mutazioni in un gene chiamato BRAF, il quale è responsabile della crescita senza controllo delle cellule tumorali. Questa mutazione provoca, inoltre, la formazione di metastasi, cellule dello stesso tumore che si staccano da quello originario e colonizzano altri organi e tessuti e sono la principale causa di morte dei pazienti.
La terapia per questi pazienti è drasticamente cambiata negli ultimi anni grazie allo sviluppo di nuovi farmaci specifici, chiamati “inibitori delle chinasi” in grado di bloccare selettivamente l’azione della proteina BRAF mutata o di un enzima collegato chiamato MEK. Le terapie costituite dall’utilizzo di questi due farmaci hanno prodotto dei risultati mai visti in termini di miglioramento dell’aspettativa di vita dei pazienti che hanno melanoma mutati in BRAF. Un problema di stretta attualità è, tuttavia, lo sviluppo nel tempo di resistenza, cioè della capacità delle cellule tumorali di diventare non più sensibili all’azione dei farmaci. Questo problema nel melanoma, come in tutti gli altri tumori, limita l’efficacia di ogni tipo di terapia, anche della più efficace e specifica.
Il gruppo di ricerca del Pascale guidato dal Prof. Gennaro Ciliberto (Direttore Scientifico dell’Istituto) e dal dott. Paolo A. Ascierto (Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative), in uno studio finanziato da AIRC ed in collaborazione con il laboratorio del Prof. Carlo Croce all’Università di Columbus negli Stati Uniti, ha scoperto che un piccolo RNA appartenente alla classe dei microRNA, e chiamato miR-579-3p, svolge un ruolo importante nel melanoma maligno. La scoperta è oggetto di una recente pubblicazione sulla prestigiosa rivista PNAS (Fattore et al, PNAS, 2016).
In particolare i ricercatori hanno dimostrato che questa piccola molecola funziona da soppressore della crescita tumorale. E’ presente cioè in abbondanza nei normali nevi, ma la sua quantità diminuisce sempre di più man mano che il melanoma diventa più aggressivo. Fatto ancora più importante è la sua ulteriore riduzione nei melanomi che diventano resistenti col tempo ai farmaci inibitori di BRAF e di MEK. Il miR-579-3p controlla la produzione di due importanti proteine chiamate oncogeni che promuovono la crescita tumorale. Come in una altalena, quando i suoi livelli si abbassano, quello dei due oncogeni salgono. Tuttavia, se la molecola viene “somministrata” alla cellule tumorali dall’esterno, i livelli degli oncogeni scendono e le cellule iniziano a morire. Inoltre, osservazione importante per le sue possibili implicazioni terapeutiche, la “somministrazione” di questa molecola insieme agli inibitori di BRAF e MEK impedisce la formazione di cellule resistenti ai due farmaci.
Quali sono le conseguenze pratiche di questa scoperta? Alla luce di questi risultati si può aprire la possibilità, dicono i dott. Ciliberto e Ascierto, di utilizzare attraverso approcci nanotecnologici il miR-579-3p come farmaco per migliorare le attuali terapie. Inoltre si potranno misurare i livelli del miR nel sangue come nuovo biomarcatore per predire in maniera precoce l’evoluzione dalla malattia e lo sviluppo di resistenza alle terapie.
Da QS