EMERGENZA COVID-19 | GERIATRIA

30 Mar 2020

La riflessione del Professor Marco Trabucchi, Direttore Scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia, verte sul ruolo della donna all’interno delle residenze per anziani. Il sorriso dei medici e degli operatori sono la forza e lo stimolo più grande per gli ospiti delle strutture soprattutto in questo faticoso momento.

Leggete le sue osservazioni!

 

Un giornale ha pubblicato un articolo dal titolo: “Le donne meno colpite dal Covid-19 guideranno la società del futuro”. Un’interessante suggestione; a me però oggi interessa dare attenzione al ruolo delle donne in questo faticosissimo momento. Avremo tempo per pensare al domani; oggi, in particolare, pensiamo alla realtà delle residenze per anziani, dove normalmente le donne rappresentano oltre il 75% degli ospiti e la gran parte degli operatori. Dobbiamo gratitudine immensa a infermieri, oss e gli altri operatori che in questi giorni non vengono sopraffatti dagli eventi, dalla difficoltà del loro lavoro, non si abbruttiscono in questa criticità più grande di loro, di tutti noi. Si muovono con competenza, generosità, rassicurano gli ospiti e i loro famigliari, senza far pesare la fatica fisica e psicologica (in alcuni servizi si è infatti ridotto il numero degli operatori a causa della quarantena imposta ai colleghi, con un riversarsi dei carichi lavorativi su chi è rimasto). La forza psicologica e fisica di chi lavora nelle residenze ci è sempre stata nota; ma oggi sembra essere ancor più rilevante. Come farebbero gli ospiti -soprattutto le donne- che hanno bisogno di cure, ma anche di molti sorrisi e di molte carezze, senza questa forza?

In alcune realtà gli operatori hanno deciso di rinchiudersi nella struttura dove lavorano (nella foto pubblicata su un giornale erano sorridenti 12 ragazze e un solo uomo!) per “tenere il virus lontano dagli ospiti”; in altre sono stati approntati alloggi per evitare il rientro a casa degli operatori, alla fine del turno, con lo scopo di evitare il rischio di contaminare i famigliari, in particolare gli anziani e i bambini piccoli. Queste notizie mi hanno profondamente commosso: prendendo queste decisioni gli operatori si sono messi in una condizione simile a quella degli anziani ospiti, che non possono più avere contatti con i loro parenti. Anche simbolicamente è un atto di enorme significato!

A fronte di queste disponibilità, espresse in molti diversi modi, non vi è stata una risposta adeguata da parte di chi dovrebbe governare il sistema; mancano protezioni adeguate, mancano indicazioni chiare sugli spostamenti degli ospiti (nessuno viene più inviato in ospedale?) né sul rischio che le residenze vengano utilizzate come ultima spiaggia. Di fronte a queste gravissime inadempienze, le donne forti delle nostre regioni hanno risposto con il sorriso verso gli ospiti, anche se hanno la morte nel cuore. Adesso non è il tempo per ricercare i colpevoli; ma, quando la guerra sarà finita, avremo il dovere di costruire nuovi servizi, dove la generosità di tante persone possa esplicarsi senza l’angoscia di oggi.

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