Allarme psichiatri: in Italia sono 300mila i giovani dipendenti da internet

21 Feb 2018

ROMA – L’impatto che lo sviluppo delle tecnologie, l’utilizzo della rete, degli smartphone e il loro uso eccessivo possono avere in periodi sensibili dello sviluppo cerebrale come il periodo adolescenziale non sono ancora pienamente valutabili. “L’adolescenza è un periodo centrale del percorso di sviluppo individuale” spiega in un comunicato Francesca Merzagora, presidente Onda, “che richiede la stessa attenzione dell’infanzia, è una transizione neurobiologica fondamentale per dare forma al cervello adulto. Il ruolo della famiglia è centrale per individuare i rischi a cui sono esposti gli adolescenti come l’abuso di nuove tecnologie che prima del sonno impatta negativamente sui circuiti cerebrali alterando il ritmo sonno – veglia”.

L’abuso di tecnologia causa una sovrastimolazione sensoriale

La tecnologia comporta una modificazione dei concetti di tempo e spazio, permettendo di osservare una profonda accelerazione dei ritmi di vita e allo stesso tempo riducendo le distanze. “Tutto questo comporta una sovrastimolazione sensoriale”, chiarisce Gemma Lacaita, direttore socio sanitario della Asst Fbf-Sacco di Milano, “tutti siamo sottoposti a sempre maggiori stimoli, che possono comportare importanti conseguenze sul benessere psichico individuale”.

“Gli adolescenti di oggi sono stati correttamente definiti ‘nativi digitali’‘, prosegue Claudio Mencacci, direttore Dipartimento Neuroscienze e salute mentale dell’ASST FBF-Sacco di Milano e autore, insieme a Giovanni Migliarese, del volume ‘Quando tutto cambia. La salute psichica in adolescenza’ edito da Pacini Editore. “Questa terminologia sottolinea che l’adolescente vive il proprio sviluppo identitario in un mondo in cui uno degli aspetti centrali è rappresentato dalla tecnologia. Diviene quindi fondamentale cercare di comprendere quale possa essere l’effetto di questi strumenti nel percorso di modellazione cerebrale adolescenziale”.

In Italia 300mila ragazzi tra i 12 e i 15 anni sono dipendenti da internet

L’utilizzo della tecnologia è ormai ubiquitario negli adolescenti italiani. I dati ISTAT segnalano che quasi il 95% dei ragazzi tra i 14 e 19 anni utilizza internet. Gli studi internazionali segnalano che l’utilizzo della tecnologia può diventare problematico in una percentuale compresa tra l’1 e il 4% circa di questi ragazzi. In Italia sono stimati in 300 mila tra i 12 e i 25 anni quelli con dipendenza da internet. Ragazzi che sviluppano una vera e propria dipendenza da internet o dal gaming o dai social network, possono farlo a discapito anche della propria vita reale, scolastica e di relazione, rischiando di isolarsi e “perdere il treno” della propria adolescenza ovvero di un periodo fondamentale nella creazione delle competenze emotive, affettive e relazionali.

Giovanni Migliarese, coautore del libro e responsabile del Centro ADHD Adulti della Asst-Fbf-Sacco, ricorda che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha presentato ormai nel 2005 un piano d’azione finalizzato a favorire la salute mentale, riconosciuta finalmente tra i capisaldi del benessere individuale. Questo riconoscimento parte dal riscontro che le malattie psichiche portano importanti conseguenze per il funzionamento individuale e per la qualità di vita, con impatto non solo sul benessere del soggetto ma anche su quello della società. Alcune azioni sono mirate a ridurre i fattori di rischio correlati alla slatentizzazione dei disturbi psichici, mentre altre sono tese a migliorare gli stili di vita e a rendere più efficaci i fattori protettivi. Alcuni periodi della vita necessitano di particolare attenzione, poiché estremamente sensibili a fattori patogeni e perché l’intervento in queste fasi permette di ridurre gli effetti deleteri delle patologie sul lungo termine. Molti studi hanno segnalato gli anni della prima infanzia come centrali nello sviluppo della salute psichica individuale, ma è ormai assodato, come segnalato da diversi studi, che bisogna tenere alta la guardia anche negli anni dell’adolescenza che risulta un periodo di fondamentale transizione neuro-biologica oltre che psicologica. In questi anni infatti il cervello si modella, si definiscono le reti di connessione neurale, permettendo all’individuo di acquisire competenze cognitive, relazionali e affettive, che rimarranno sostanzialmente stabili nel resto della vita.

Il 10% dei giovani è insoddisfatto della propria vita

In Italia oggi vivono circa 8 milioni e 200 mila giovani tra i 12 e i 25 anni. Una platea ampia di ragazzi su cui sarà costruito il nostro futuro. Di questi circa il 10% (dati ISTAT) si dichiara globalmente insoddisfatto della propria vita, delle loro relazioni amicali, familiari e della loro salute. Questo dato segnala che un numero estremamente significativo di giovani è in una situazione di difficoltà emotiva, confermata dalla prevalenza, sempre attorno al 10%, di forme depressive o ansiose in questa fascia d’età. È a questi 800 mila giovani che bisogna prestare attenzione facilitando il riconoscimento di tutti quei fattori “tossici” che possono favorire l’esordio e il mantenimento di patologie psichiche.

Gli aspetti a cui prestare attenzione

Accanto a fattori ubiquitariamente riconosciuti (sostanze stupefacenti, stress, maltrattamenti e violenza, abusi) negli ultimi anni sempre più attenzione è stata posta al possibile ruolo della tecnologia. Gli adolescenti di oggi sono stati correttamente definiti “nativi digitali” e vivono il proprio sviluppo identitario in un mondo in cui uno degli aspetti centrali è rappresentato dalla tecnologia. Quale può essere l’effetto di questi strumenti nel percorso di modellazione cerebrale adolescenziale, soprattutto in caso di eccessiva esposizione a questi mezzi? Nella letteratura internazionale sono presenti numerosi studi che segnalano gli effetti sullo sviluppo cerebrale dell’utilizzo eccessivo di smartphone, gaming, internet e social network. Un dato interessante, seppur preliminare, deriva dal riscontro di vere e proprie modificazioni della materia bianca (prevalentemente dei fasci di connessione cortico-subcorticali) in ragazzi con dipendenza marcata da smartphone che ricalcano, almeno in parte, quelle già riscontrate in soggetti con dipendenza da internet.

L’utilizzo eccessivo della tecnologia può essere una soluzione inconsapevole a diversi tipi di difficoltà nella vita reale. Alcune caratteristiche individuali sono state associate al rischio di sviluppare una dipendenza da internet o da smartphone. Alcuni studi hanno segnalato rischi elevati per soggetti con forme di autismo ad alto funzionamento, ad esempio. Per molte di queste persone la tecnologia rappresenta una fonte enorme di conoscenze negli ambiti settoriali di interesse e rischia dunque di ricevere un super-investimento. L’utilizzo eccessivo di questi strumenti può riempire il vuoto che deriva dalle difficoltà a livello socio-relazionale, creando una sorta di stabilizzazione, di falso equilibrio, che porta a forti crisi quando viene ad essere interrotto. Anche l’ADHD è stato correlato alla dipendenza da internet e, in modo ancora più chiaro, da gaming. La struttura stessa di alcuni giochi, con “l’incentivo a raggiungere il livello successivo’, è estremamente attraente per ragazzi dipendenti dalla ricompensa. L’esposizione eccessiva alla tecnologia è stata correlata anche a un peggioramento sintomatologico nei bambini e negli adolescenti con ADHD, e alcuni dati preliminari segnalano effetti cognitivi della stessa.

Il “modello rappresentativo” generato dalle tecnologie

Le tecnologie portano allo sviluppo di capacità cognitive secondo un “modello rappresentativo”: la modalità di approccio al reale si modifica, non si sa più come si deve fare una cosa ma come si deve chiedere a uno strumento di farla. L’utilizzo del tablet da parte di un bambino, essendo interattivo, modifica la modalità di accedere al reale e dunque permette un tipo di apprendimento profondamente differente. Questo si riflette sull’allocazione delle risorse cognitive e mnesiche. Non sappiamo più come farlo ma dove trovare le istruzioni per farlo. La tecnologia implementa quindi alcune forme di apprendimento e alcune competenze cognitive a discapito di altre.

“La presenza ubiquitaria della tecnologia provoca quella che potremmo definire come una vera e propria sovrastimolazione sensoriale”, spiega Mencacci. “I ragazzi sono sempre esposti a micro-stimolazioni attraverso gli smartphone. Alert, messaggi, like tendono a creare uno stato di allerta, con conseguenze che si riscontrano sull’attenzione, sulla memoria e sui ritmi del sonno. Quasi il 90% dei ragazzi riferisce di aver sperimentato il fenomeno della ‘vibrazione fantasma’ ovvero del falso allarme di ricezione di un messaggio sul cellulare”. La tecnologia spinge verso l’implementazione di modalità attentive differenti. Abbiamo necessità di maggior flessibilità e rapidità. Diversi studi segnalano come vi sia una maggior tendenza al multi-tasking, che favorisce un’attenzione maggiormente diffusa ma comporta una tendenza al peggioramento delle performance. Anche la sola presenza di un device potenzialmente attivo è collegata ad un allungamento dei tempi di completamento di un compito, in quanto si verifica uno stato di allerta che ci porta a controllare il telefono più volte anche in assenza di reali segnali.

Anche la memoria è influenzata dallo sviluppo tecnologico

La memoria viene esternalizzata: demandiamo al cellullare o ad internet la conservazione di un numero sempre maggiore di informazioni, creando mappe mentali differenti che ci servono per recuperarle. “Non so cosa, ma come”. Vi sono oggetti e applicazioni per ricordarsi di ogni cosa, non solo i numeri di telefono, ma la posizione dove abbiamo parcheggiato, o dove abbiamo lasciato le chiavi della macchina. Diversi studi hanno analizzato gli effetti cognitivi dell’esposizione al gaming con risultati preliminari ma estremamente interessanti. I videogame migliorano l’attenzione visiva e la coordinazione, ma, alcuni dati suggeriscono un aumento di comportamenti impulsivi e aggressivi. “La tecnologia permette enormi vantaggi sul versante dell’acquisizione delle conoscenze, specialmente di conoscenze settoriali e tecniche, mentre rischia di non aiutare nella creazione delle competenze emotive, affettive e relazionali. L’aspetto centrale dell’adolescenza, che potremmo anche definire come l’età delle scelte, risulta proprio quella di non lasciare irrisolte problematiche emotive, relazionali e affettive. È quindi centrale la necessità di prestare attenzione ai ragazzi che mostrano un pattern problematico di utilizzo di questi mezzi”, conclude Migliarese.

 

Da: DIRE – Agenzia di stampa nazionale

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