La scoperta del biomarker HE4 ha rappresentato una svolta per la diagnosi precoce del carcinoma ovarico. Questo marcatore permette una diagnosi differenziale per il carcinoma ovarico e l’endometriosi. Ne parliamo con la dottoressa Angela Puntorieri, biologo e patologo clinico presso la Casa di Cura Villa Aurora di Reggio Calabria che vanta una lunghissima esperienza di laboratorio, focalizzata nell’ultimo lustro sui marcatori HE4 e CA125.
Che rilevanza rivestono i biomarkers HE4 e CA125 per la diagnostica?
Si tratta di due marcatori molto importanti per la differenziazione tra carcinoma ovarico ed endometriosi. Inizialmente veniva usato il CA125, che però al 50% dava falsi negativi: in quanto il 50% delle donne che presentavano la patologia risultavano negative al CA125. Notavamo, contemporaneamente che l’abbassarsi del valore CA125 era in correlazione con la diminuzione delle sintomatologia clinica. Abbiamo utilizzato anche il marcatore CA19-9 ma i risultati erano sovrapponibili all’uso del CA125, impiegato singolarmente.
Con l’introduzione del marcatore HE4 (Human Epididymis Gene Product) si è fatto un grosso passo avanti?
E’ stata una svolta: questo marcatore, infatti, permette una diagnosi differenziale per il carcinoma ovarico e l’endometriosi. L’HE4 è una glicoproteina ed è un marker sensibile, specifico e predittivo per la diagnosi di massa pelvica in stadio 1 e 2 ma, ancor di più, per la differenziazione tra endometriosi e cancro dell’endometrio, in abbinamento al dosaggio del CA125. Inoltre, non risentendo dell’azione di antibiotici e antinfiammatori, dà indubbiamente un risultato ancor più affidabile. I due biomakers HE4 e CA125 si uniscono in un algoritmo “Roma4” (Risk of Ovarian Malignancy Algorithm) che permette la diagnosi precoce del carcinoma ovarico. Questo algoritmo calcola la probabilità di rischio per una donna di andare incontro al carcinoma ovarico e consente di individuare l’alto e il basso rischio. Interessante l’uso di questo marcatore anche nella diagnosi di carcinoma endometriale.
L’HE4 è importante per la rilevazione del carcinoma ovarico, principalmente degli stadi precoci? Direi fondamentale. Il carcinoma ovarico è una malattia ginecologica con uno dei tassi di mortalità più elevati: è il secondo tipo di cancro per incidenza nella donna e la quarta causa di morte per tumore. La maggior parte dei carcinomi ovarici vengono diagnosticati in uno stadio avanzato in cui le possibilità di guarigione sono piuttosto ridotte. A questo si aggiunga che, nello stadio precoce, i sintomi del carcinoma ovarico sono sfumati, provocano un lieve malessere. Pertanto, nuovi metodi e biomarkers che possano essere d’ausilio nella diagnosi di questa malattia, sono di grandissimo interesse per quanti fanno medicina di laboratorio e potrebbero contribuire significativamente ad aumentare la possibilità di un trattamento efficace di questa grave patologia.
In quali altri casi l’utilizzo di questi biomarkers è consigliato?
Nei casi di soggetti che hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita, considerata la possibile insorgenza di patologia maligna a seguito dei cicli ormonali previsti dalla procedura di fecondazione.
Il dosaggio di HE4 in associazione con il CA125 può essere inserito nel pannello delle analisi preliminari previste in caso di FIVET (fecondazione assistita). È chiaro che il dato di laboratorio deve essere coadiuvato sempre dalle altre indagini diagnostiche attualmente in uso, ma sicuramente rappresenta un’informazione valida da fornire al clinico in tempi brevi per diagnosi precise e, nel caso del carcinoma ovarico, contribuire ad allungare le aspettative di vita delle donne che vanno incontro a malattie impegnative come questa.
Come tecnologia, nel nostro laboratorio utilizziamo la elettrochemiluminescenza che ci permette di ottenere risultati precisi e in tempi rapidi. Molto interessante anche l’uso di CA125 ed HE4 nel follow-up dopo trattamento chirurgico, anche se l’HE4 risulterà sempre più sensibile rispetto il CA125.
Il suo impegno fra esperienza acquisita e nuove frontiere della ricerca.
La nostra attenzione è sempre rivolta alla possibilità di individuare nuovi marcatori e lo sguardo è rivolto al mercato nazionale e internazionale per tutte le novità possibili del settore. Al momento destano interesse scientifico una serie di molecole che ancora però non sono state commercializzate. Da un paio di anni l’attenzione è sull’ICAM1, la uro-cortina e la follistatina, molecole coinvolte nella modulazione del sistema immunitario e sul TNF-2 nel liquido peritoneale, molecola quest’ultima che potrebbe darci in futuro informazioni utili sull’endometriosi profonda.