Elogio della gentilezza

20 Ott 2025

In occasione della Giornata mondiale della Gentilezza condividiamo l’articolo del Prof. Claudio Mencacci, psichiatra e presidente del Comitato tecnico scientifico di Fondazione Onda ETS

 

Dobbiamo difendere la gentilezza, costruire un baluardo, viviamo in un tempo che corre più veloce della nostra capacità di comprenderlo. Guerre, crisi ambientali, disuguaglianze, precarietà: tutto cambia molto rapidamente, spesso in peggio e l’ostilità e la durezza sembrano diventare il linguaggio comune: nei social media, nel dibattito pubblico, perfino nei rapporti quotidiani.
In questo scenario, la gentilezza appare come un valore fragile, quasi fuori posto. Ma è proprio qui che rivela la sua forza più grande: quella di chi sceglie di non rispondere alla violenza con la violenza. Non è debolezza né fuga dal reale: essere gentili oggi significa scegliere di non somigliare al mondo che ci ferisce. È un gesto “politico”, un atto di resistenza civile, un modo per restare umani nel caos, è coraggio morale. Essere gentili non significa essere ingenui, e’ la decisione consapevole di non lasciarsi trascinare nella spirale dell’aggressività, della sopraffazione, del cinismo. È il rifiuto di farsi disumanizzare. In un mondo che premia chi urla più forte, la gentilezza è una forma di resistenza, è il ponte tra tutte le persone, anche se non parlano la stessa lingua, è una catena che tiene legati gli uomini.
Ricerche scientifiche recenti dimostrano che la gentilezza, sia come comportamento che come sentimento, ha effetti positivi sulla salute mentale, sulle relazioni sociali e sul benessere emotivo. In particolare la gentilezza verso gli altri ha mostrato di provocare una diminuzione di depressione, ansia e solitudine. Una specifica emozione, chiamata dal sanscrito “Kama muta-mosso dall’amore”, è un sentimento di unità, appartenenza e connessione con altri esseri umani.
La gentilezza scivola tra le dita della vita, nutrendo chi la riceve e chi la dona, dovrebbe diventare il modo naturale della vita, non l’eccezione. Promuovere rispetto e empatia nelle relazioni ma anche per l’ambiente, gli animali, nel condividere e essere attento ai bisogni dell’altro. Una virtù, uno stile di vita, un atteggiamento di riguardo verso la preziosità di ogni vita. Ascoltare, rispettare le opinioni diverse, sorridere, essere pazienti, mostrare interesse verso gli altri. Non si tratta di un sentimento privato, ma di una responsabilità pubblica. Essere gentili significa rifiutare la cultura dell’odio, delle ostilità, della violenza. È il modo più concreto per affermare che l’altro, chiunque esso sia, resta un essere umano. Richiede forza interiore per non rispondere alla rabbia con altra rabbia, per non lasciarsi trascinare dal cinismo.
La gentilezza diventa così un modo per affermare la propria libertà contro la brutalità dei tempi contemporanei. La gentilezza non cambia il mondo in un giorno. Ma cambia il modo in cui ci stiamo dentro. E da quel piccolo, quotidiano cambiamento può nascere la possibilità di una convivenza nuova, più giusta, più accogliente, più umana. In tempi di disordine, la gentilezza è ancora una forma di ordine. Richiede forza interiore per non rispondere alla rabbia con altra rabbia, per non lasciarsi trascinare dal cinismo. La gentilezza diventa così un modo per affermare la propria libertà contro la brutalità del contesto. «In un mondo che tenta di renderti duro, rimanere gentile è una vittoria.»

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