Il distanziamento sociale è, per ora, l’unica opportunità di contenimento del COVID19 in attesa del vaccino e dei farmaci antivirali.
Il volontariato ed il Terzo Settore possono svolgere alcune attività sul campo o da remoto per gestire efficacemente il distanziamento sociale, giocando un ruolo sussidiario (ricordo “subsidium afferre” come aiuto per le “coorti” di prima linea nelle battaglie) a favore dell’attività dei medici e degli infermieri, eroi riconosciuti.
Quindi il volontariato e il Terzo Settore possono declinare operativamente il distanziamento sociale con azioni di sussidiarietà.
Ecco per punti alcune considerazioni:
1- Il volontariato organizzato ed il Terzo Settore possono intervenire per equilibrare l’avvicinamento al picco epidemico e, nel frattempo, attrezzare il Sistema sanitario per far fronte all’onda della domanda (si veda la corsa ai letti di rianimazione). Cioè contribuiscono, fatte salve le scelte di sicurezza, a tutelare il sistema città, comune, zona comunale, territorio, monitorando il distanziamento sociale; fisicamente le strade, gli spazi e le code davanti ai supermercati, alle farmacie ed ai negozi ancora aperti, le code davanti agli ospedali. Questo permetterebbe di mitigare il pericolo della contiguità fisica che genera pandemia come è successo per esempio in quella del 1918-1919 (influenza spagnola). Durante quella pandemia i tassi eccessivi di mortalità da polmonite e influenza sono diminuiti in alcune città degli Stati Uniti dopo interventi di isolamento o quarantena, chiusura delle scuole, divieto di riunioni pubbliche e con orari di lavoro scaglionati.
Evitare gli assembramenti..Nel 2008 la diffusione dell’influenza durante la Giornata Mondiale della Gioventù ha avuto un tasso di contagio più elevato tra un gruppo di pellegrini alloggiati in una grande dormitorio rispetto a quelli che dormivano in gruppi più piccoli .
Sono state fatte delle revisioni sulle prove di efficacia delle misure di distanziamento sociale nel ridurre la trasmissione dell’influenza in comunità, prevalentemente sull’influenza (si vedano banche dati Cochrane Library, Embase, Medline e PubMed).
2- Una funzione sussidiaria del volontariato e del non profit si potrebbe concretizzare in una attività di studio, raccolta bibliografica, lettura e integrazione dei dati raccolti, delle ricerche “ad hoc” che potrebbero velocemente tracciare il pregresso per sviluppare riferimenti utili per gli interventi correnti e futuri. Penso ad un gruppo di laureandi in medicina, statistici, matematici, economisti che in modo integrato studiano il COVID19. Questa è una esigenza che ha la prima linea medica ed infermieristica che non può certo dedicare tempo a leggere e studiare la letteratura scientifica. È impegnata a salvare la vita dei pazienti.
Questa esigenza di ricerca operativa distribuita è importante e manifestata dagli scienziati. Su questo si potrebbe lavorare da subito.
3– I servizi di consegna della spesa e dei farmaci alle fasce deboli della popolazione, ma anche alle persone in quarantena in casa. Questo già avviene, ma penso che una visione globale ed una mappatura a livello regionale e comunale delle opportunità offerte dalle associazioni di volontariato e dal Terzo Settore, permetterebbe di ottimizzare le attività di consegna. La ricerca operativa applicata alla distribuzione della spesa e dei farmaci.
4- Adottare l’ossimoro concettuale che il distanziamento sociale si attua e si sviluppa tramite “l’avvicinamento sociale virtuale” via telefono e computer. In sintesi si favorisce l’efficacia delle cure tramite anche il contatto di accompagnamento fra il malato e degente con un volontario che ti offre la sua relazione, che ti aiuta a superare la solitudine e la paura. Alcuni gruppi di psicologi già lo fanno, ma forse si potrebbe aumentare la capacità di offerta.
Proposte forse banali, ma operative.