JAMA Internal Medicine pubblica questa settimana uno studio che dimostra come il caffè, anche se consumato in grandi quantità (8 tazze al giorno) e da soggetti con diversa capacità di metabolizzare la caffeina, riduca il rischio di mortalità, fino al 14-16%, rispetto ai non consumatori. Istantaneo, macinato o decaffeinato, il caffè in tutte le sue forme è un elisir di lunga vita.
Che un consumo moderato di caffè sia inversamente correlato alla mortalità, da quella cardiovascolare a quella per tumori, è cosa nota e scientificamente provata da tempo. Ma cosa succede nei soggetti portatori di quei polimorfismi che influenzano il metabolismo della caffeina, soprattutto in caso di elevato consumo, cioè oltre le 5 tazze di caffè al giorno? Può in questi casi configurarsi un aumento di mortalità? E’ la domanda alla base di un grande studio prospettico, lo UK Biobank, che ha coinvolto 9,2 milioni di persone seguite per una decina d’anni (dal 2006 al 2016).
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