L’ipertensione causa nel mondo circa 7,5 milioni di morti premature. Nel nostro Paese, sono circa 15 milioni gli italiani ipertesi e, di questi, solo il 50% sa di esserlo e più del 60% non raggiunge target pressori adeguati nonostante la terapia. Tra i fattori di rischio della mortalità per malattie cardiovascolari, l’ipertensione è causa del 40% dei decessi per ictus e del 25% di quelli per malattia coronarica.
Rispetto ad una persona sana, i soggetti ipertesi hanno un rischio sei volte maggiore di soffrire di scompenso cardiaco. L’ipertensione non controllata, inoltre, grava significativamente sulla spesa pubblica sanitaria in tutta Europa, considerando che le malattie cardiovascolari nel loro complesso, costano all’economia europea 196 miliardi di Euro. Per ridurre tale peso finanziario, un miglior controllo dell’ipertensione risulta fondamentale. Nonostante l’ipertensione abbia un impatto significativo sul sistema sanitario, il controllo dei target pressori in Europa resta ancora insufficiente. Ad oggi sono disponibili terapie efficaci, eppure gli studi dimostrano che il target pressorio di < 140/90 mmHg viene raggiunto in meno del 50% dei pazienti. I pazienti non aderenti spesso ricevono una diagnosi di “resistenza al trattamento ipertensivo”, eppure tale resistenza, nella realtà, potrebbe essere sovrastimata. Per i pazienti che non soffrono di diabete o che non presentano altri fattori di rischio, i target pressori universalmente riconosciuti sono: 140 mmHg per la pressione sistolica e 90 mmHg per la pressione diastolica.
Esistono, per i pazienti, una serie di ostacoli al raggiungimento di obiettivi di trattamento tali da ridurre i rischi legati all’ipertensione. Tra questi la struttura del sistema sanitario e l’inerzia del medico ad iniziare o modificare il trattamento. In Europa, infatti, risulta che solo al 14-26% dei pazienti con controllo pressorio inadeguato viene intensificato il trattamento.
Per fornire una migliore comprensione sia delle criticità affrontate dai MMG che delle motivazioni alla base della scelta di trattamento, nonché per incoraggiare la condivisione di buone pratiche e di soluzioni concrete nella gestione dell’ipertensione, è stato sviluppato a sostegno della classe medica il programma SHARE (Supporting Hypertension Awareness & Research Europe-wide), un’iniziativa condotta da Daiichi Sankyo in collaborazione con i key opinion leader europei nel campo dell’ipertensione.
In generale i medici ritengono che i target pressori raccomandati dalle linee guida della Società Europea di Ipertensione (ESH) e della Società Europea di Cardiologia (ESC) siano corretti ma trovano difficile rispettarli nella prassi.
La bassa compliance è un altro fattore importante che contribuisce al fallimento del raggiungimento dei target pressori. La compliance del paziente e l’aderenza al trattamento sono questioni complesse e costituiscono una sfida sempre attuale, che i professionisti della salute affrontano da lungo tempo in un’ampia serie di patologie. Il grado di aderenza del paziente al trattamento può avere un impatto significativo sull’efficacia e il successo del regime di trattamento, e una risposta al trattamento poco aderente può costituire un serio ostacolo al raggiungimento dei target terapeutici.
Si stima che in Europa la mancata aderenza al trattamento costi ai sistemi sanitari 125 miliardi di euro miliardi e contribuisca alla morte prematura di circa 200,000 europei ogni due anni.
L’OMS sottolinea che l’aderenza al trattamento a lungo termine delle malattie croniche, nei paesi sviluppati raggiunge una media del 50% appena, e scende ulteriormente nei Paesi in via di sviluppo. Uno dei principali fattori di queste basse percentuali, è attribuito alla difficoltà che riscontrano i pazienti nel seguire le raccomandazioni terapeutiche.
Una bassa aderenza del paziente alle terapie è stata identificata come una delle cause alla base del mancato raggiungimento dei target pressori. Una migliore compliance può anche aiutare a prevenire complicanze più gravi. In un ampio studio americano su 137.000 pazienti ipertesi è stato dimostrato che maggiore è l’aderenza al trattamento del paziente, minore è il rischio di ospedalizzazione (Sokol MC, et al. Impact of medication adherence on hospitalization risk and healthcare cost. Med Care, 2005).
Oltre alla compliance e all’aderenza terapeutica, anche uno stile di vita più sano e una buona alimentazione sembrano giocare un ruolo chiave nella prevenzione e nella gestione rispettivamente dei soggetti a rischio e dei pazienti ipertesi.
Proprio per questo, in vista della Giornata Mondiale contro l’Ipertensione Arteriosa del 17 maggio, Daiichi Sankyo ha declinato in Italia la campagna di sensibilizzazione internazionale “Make your Heart Feel Good”, organizzando a Roma una gustosa lezione di Cardiocooking, con tre ospiti d’eccezione: Massimo Volpe, Ordinario di cardiologia e Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università Sapienza di Roma nonché uno dei massimi esperti di ipertensione e primo sostenitore della campagna, la nutrizionista Giulia Marca e l’attore Ettore Bassi, protagonista del programma culinario “Quando mamma non c’è”.
Problematica importante per i medici è proprio quella di guidare i pazienti verso uno stile di vita più sano. “Se è difficile ottenere l’aderenza ad una terapia farmacologica, figuriamoci ad uno stile di vita più sano. – ha commentato Volpe – Noi siamo quello che mangiamo. Se si è a conoscenza di una storia familiare positiva per malattie cardiovascolari è importante prevenire agendo anche a tavola. Fondamentale per una corretta prevenzione in tal senso è raggiungere un’adeguata idratazione, ridurre l’apporto di sale a 2-3 gr al giorno ed eliminare cibi ricchi di sodio.”
Ma è possibile mangiare con gusto anche senza sale? Sembra strano a dirlo ma è possibile. Il trucco è quello di usare ed osare in cucina con erbe aromatiche e spezie come curcuma, potente antiossidante, zenzero e cardamomo. Coadiuvato dai tre speciali anfitrioni, lo chef dei Laboratori Mamà di Roma ha dunque preparato insieme agli ospiti un intero pasto, gustoso e di facile preparazione, partendo proprio dagli ingredienti della nostra dieta mediterranea, senza dimenticare le raccomandazioni della Società Italiana di Ipertensione Arteriosa per la riduzione del sale, e le più recenti scoperte sui benefici di determinati elementi nutritivi quali i nitrati presenti in molte verdure come la barbabietola rossa.
La dieta mediterranea tradizionale è infatti caratterizzata da un elevato apporto di olio d’oliva, frutta, noci, verdure, legumi, cereali; un consumo moderato di pesce e pollame, un basso apporto di latticini, carne rossa, salumi e dolci e vino consumato con moderazione durante i pasti.
Un recente studio scientifico pubblicato sul New England Journal of Medicine ha dimostrato come la maggiore aderenza alla dieta Mediterranea si traduca in benefici rispetto al rischio cardiovascolare, anche nei pazienti che presentano alti fattori di rischio quali diabete mellito, ipertensione, problemi di colesterolo, obesità o con anamnesi familiare di malattie cardiovascolari precoci. I risultati sono infatti coerenti con i numerosi studi epidemiologici precedenti, dove è stata osservata una correlazione inversa tra la dieta mediterranea o il consumo di olio d’oliva e l’incidenza di ictus, nonché evidenziati i cambiamenti favorevoli nel decorso del rischio cardio-metabolico, come la presenza di lipidi nel sangue, sensibilità all’insulina, resistenza all’ossidazione, infiammazione e vasoreattività.
“La percentuale di pazienti ipertesi che non raggiunge un adeguato controllo pressorio in Italia è allarmante e gli interventi nutrizionali sono ormai ampiamente riconosciuti come strategie importanti per la prevenzione primaria dell’ipertensione e come coadiuvanti delle terapie farmacologiche per ridurre il rischio cardiovascolare. Eppure noi italiani siamo i primi promotori e consumatori della dieta mediterranea, che diversi studi hanno dimostrato essere il modello alimentare più adatto a fornire protezione contro la malattia coronarica e il rischio cardiovascolare. Per questo ho accettato con entusiasmo di aderire all’idea del Cardiocooking proposta da Daiichi Sankyo, per dimostrare come tenere sotto controllo la pressione arteriosa e restare in salute seguendo un regime alimentare sano possa essere semplice e allo stesso tempo gustoso”, ha spiegato Volpe.
“L’ipertensione è una patologia seria, che può avere ripercussioni importanti e persino fatali, ma purtroppo è ancora troppo sottovalutata. Questa iniziativa è solo una prosecuzione del continuo e sentito impegno in ambito cardiovascolare di Daiichi Sankyo. Poiché siamo consapevoli che i farmaci da soli non bastano, bisogna puntare sulla prevenzione e su una maggiore aderenza alle terapie, ed entrambe passano attraverso cambiamenti degli stili di vita, anche piccoli, come un’alimentazione più sana. E visto che viviamo in un Paese particolarmente sensibile alla buona tavola, abbiamo deciso di partire dal CardioCooking per declinare in Italia ‘Make your Heart Feel Good’ la nostra campagna internazionale di sensibilizzazione contro l’ipertensione, che ha reso disponibili gratuitamente sul sito dedicato programmi di alimentazione, danza e tai-chi, per aiutare il pubblico a nutrirsi meglio, fare attività fisica e gestire lo stress”, ha commentato Antonino Reale, Amministratore Delegato di Daiichi Sankyo Italia.
L’alimentazione, quindi, può giocare un ruolo importante nella prevenzione e nella gestione del rischio cardiovascolare. Ed è importante sapere che si può prevenire l’ipertensione a tavola anche con gusto.
I video di tutte le ricette preparate e degustate durante la lezione di Cardiocooking, saranno visibili e scaricabili gratuitamente dal 6 giugno sul sito www.protagon.it/cardiocooking/, sulla pagina Facebook MyHypertensionCare e sul canale YouTube Daiichi Sankyo Italia.
Lucia Limiti
Da QS