La depressione maggiore è un disturbo mentale ampiamente diffuso nella popolazione e in continua crescita. Essa rappresenta uno dei principali problemi nell’ambito della salute pubblica con un costo totale pari a 800 miliardi di dollari e con circa il 50% dei pazienti che non ricevono un trattamento adeguato. È uno dei disturbi dell’umore a più elevata comorbidità e una delle principali cause di invalidità temporanea e permanente in tutte le popolazioni mondiali.
L’esordio della malattia è frequente tra i venti e i trent’anni, con un picco nella decade successiva, dunque nel periodo più florido e produttivo della vita con gravi ripercussioni sul piano affettivo-familiare, socio-relazionale e professionale. L’assenza dal lavoro e la scarsa produttività sono direttamente correlate alla gravità della depressione e hanno un impatto socio-economico pesantissimo.
L’impatto della depressione sulla qualità di vita è drammatico per il paziente, ma anche per tutta la famiglia, poiché corrode il funzionamento individuale e sociale della persona, riducendo la capacità di interpretare un ruolo “normale” nelle diverse attività in ambito familiare, socio-relazionale e lavorativo.
Ad oggi, nonostante siano stati approvati molti farmaci antidepressivi, vi è ancora la necessità di nuovi medicinali per il trattamento della depressione maggiore con una migliore efficacia terapeutica e un maggiore profilo di sicurezza, considerato che le molecole attuali, pur avendo consentito un miglioramento della prognosi, lasciano ancora insoddisfatti numerosi bisogni. In particolare, le attuali terapie, oltre ad essere gravate dal problema degli effetti collaterali, non risolvono la disfunzione cognitiva in corso di depressione maggiore, che rappresenta un fattore critico di persistenza della malattia e di disabilità sociale e lavorativa.
Si tratta di una delle tematiche su cui Onda, come Osservatorio dedicato alla promozione e alla tutela della medicina genere-specifica, è da tempo impegnata in considerazione del maggior coinvolgimento delle donne sia come pazienti sia come care-giver di familiari che ne sono affetti. La depressione colpisce le donne con frequenza doppia rispetto agli uomini e spesso si accompagna ad altri disturbi psichici tipicamente declinati al femminile, come ansia, disturbi del sonno e del comportamento alimentare.
Le origini della depressione femminile sono complesse e certamente multifattoriali. Al di là di una componente genetica, tra i diversi fattori causali viene riconosciuto, come noto, il ruolo degli ormoni femminili ed infatti la depressione si presenta più frequentemente nelle fasi della vita della donna in cui si verificano i grandi cambiamenti ormonali, quali pubertà, gravidanza e puerperio, climaterio e menopausa.
Si ritiene poi che le donne per natura tendano a vivere con maggior coinvolgimento e più alta risonanza emotiva le relazioni sociali e affettive, elemento questo che potrebbe renderle più vulnerabili alla depressione. A ciò si aggiunge il profondo cambiamento del ruolo della donna all’interno della società, che la vede sempre più impegnata su molteplici fronti e quindi sottoposta a un forte stress fisico e psico-emotivo: l’aumento della quantità di lavoro, i maggiori carichi di responsabilità associati a ruoli professionali apicali e di rilievo da conciliare con la famiglia (oltre ai figli, sono anche da considerare i genitori anziani, spesso non autosufficienti), l’acquisizione di abitudini di vita scorrette, i disturbi del sonno sono tutti fattori ad alto rischio.
Altri fattori di rischio significativi sono la violenza, fisica e psicologica, di cui sono purtroppo vittime le donne nella maggior parte dei casi fra le stesse mura domestiche nonché condizioni di discriminazione femminile, assai più diffuse, anche in Paesi avanzati, di quanto si possa immaginare.
L’obiettivo di Onda nella lotta contro la depressione è di aumentare la conoscenza e la consapevolezza di questa malattia presso la popolazione per avvicinare i pazienti a una diagnosi precoce e a cure tempestive, svolgendo al tempo stesso un’azione per migliorare la qualità e l’accessibilità dei servizi ospedalieri e territoriali dedicati e per sensibilizzare e coinvolgere attivamente sul tema le Istituzioni.
Sulla depressione, così come sulla mentale in generale, grava ancora oggi una pesantissima stigmatizzazione fondata su stereotipi e luoghi comuni, spesso alimentati dai media, che sono molto difficili da eradicare. La società ha una sorta di blocco culturale verso la malattia mentale, associandola automaticamente a pregiudizi come pericolosità e inguaribilità, nella maggior parte dei casi infondati: la malattia mentale fa paura a chi la vive in prima persona e a chi sta intorno, portando alla solitudine e all’isolamento. Questo è sicuramente uno dei maggiori ostacoli a un accesso precoce e tempestivo alle cure.
Questa pubblicazione, sintesi del Libro Bianco sulla depressione, pubblicato con Franco Angeli nel 2016 in collaborazione con Lundbeck, raccoglie i contributi di numerosi autori offrendo una panoramica completa e aggiornata di tutti gli aspetti di questa patologia e si propone di trasmettere un messaggio di fiducia ai pazienti incoraggiandoli a parlare del proprio stato e a curarsi per migliorare la loro qualità di vita.