Il cancro ovarico viene spesso diagnosticato in fase avanzata con una mortalità a 5 anni pari al 60%, ma a lungo termine lo screening potrebbe ridurre di un quarto i decessi. Ecco, in sintesi, quanto emerge dall’Ukctocs, acronimo per United Kingdom Collaborative Trial of Ovarian Cancer Screening, un trial appena pubblicato su The Lancet e coordinato da Ian Jacobs, dell’Institute for Women’s Health all’University College London. Nel pianificare lo studio gli autori hanno ipotizzato che lo screening del cancro ovarico nella popolazione generale fosse in grado di ridurre la mortalità senza significativi danni collaterali, come già avvenuto in altri tipi di tumore. «Abbiamo selezionato le partecipanti da una coorte di 1,2 milioni di donne tra 50 e 74 anni individuate attraverso i registri nazionali, reclutandone 202.638 tra il 2001 e il 2005 in 13 centri distribuiti in tutto il Regno Unito» spiegano gli autori, che hanno suddiviso la casistica in tre gruppi: nessuna diagnosi precoce oppure un’ecografia all’anno con o senza prelievo del sangue per marcatori tumorali. Lo screening annuale si è concluso nel dicembre 2011, e il follow-up dell’intera coorte è durato in media per 11 anni.
«Rispetto al gruppo non sottoposto a screening, la mortalità per cancro ovarico è calata dell’11% tra le partecipanti esaminate con la sola ecografia e del 15% nel gruppo ecografia più marcatori, con una riduzione relativa dell’8% per cento in 7 anni e del 23% in 14 anni in quest’ultimo caso» spiega Usha Menon, ricercatrice all’University College London e coautrice dello studio, che aggiunge: «Questi dati dimostrano che a lungo termine lo screening multimodale, basato su un prelievo ematico e un’ecografia eseguite una volta l’anno, riduce in modo significativo la mortalità, segnando una nuova era nella diagnostica e nella cura del cancro alle ovaie in attesa di metodi di screening più sensibili». Ma in un editoriale di commento René Verheijen dell’Utrecht Cancer Center in Olanda chiede studi più approfonditi sul significato di una riduzione tardiva della mortalità. «Questi risultati sono un passo avanti, ma servono più dati sull’efficacia dello screening in fase di esordio del cancro ovarico» conclude l’editorialista.
The Lancet 2015. doi: 10.1016/S0140-6736(15)01224-6 http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(15)01224-6/abstract
The Lancet 2015. doi: 10.1016/S0140-6736(15)01236-2 http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(15)01236-2/abstract
Da Doctor33