“In Lombardia si nasce di meno, ma meglio”. Lo rileva l’analisi dell’Istituto Mario Negri

14 Giu 2017

Tra i punti a favore, il minore ricorso al cesareo, con il record del territorio di Carate (solo il 15% dei parti è chirurgico), di Vimercate (18%) e di Monza (20%). Il 72,4% dei parti avviene in strutture con almeno 1.000 parti l’anno e l’83% in ospedali pubblici. Ma il tasso di natalità è sceso da 9,9 nati per 1000 abitanti del 2005 a 8,6 nati del 2014. Lo studio

L’Italia (con il 36% sul totale) rimane ancora la prima nazione per nascite da parto cesareo in Europa (28% con la Finlandia al 16%), ma la Lombardia (al 27%) è tra le Regioni più virtuose nel contrastare questa procedura, con l’enclave brianzola (Carate 15%, Vimercate 18% e Monza 20%) allineata agli standard del Nord Europa e tra i primi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici.

E’ quanto evidenziato nell’analisi dei dati (2014) del Certificato di Assistenza al parto pubblicata sulla Rivista Ricerca & Pratica e condotta da un gruppo di lavoro dell’Istituto Mario Negri di Milano e dalla Regione Lombardia, coordinato da Maurizio Bonati, Responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica.

Continua il decremento del numero dei nati in Regione Lombardia, 6.241 in meno nel 2014 rispetto al 2005, con un saldo naturale che passa da +6.895 nel 2005 a -4.222 nel 2014.

L’83,8% dei parti è avvenuto in ospedali pubblici, il 16,2% nelle strutture accreditate e solo lo 0,1% nelle cliniche private. Il 72,4% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti l’anno: 39 ospedali che rappresentano il 54,9% dei punti nascita totali lombardi. Resta quindi lo “zoccolo duro” dei punti nascita al di sotto della soglia dei 500 parti annui, ritenuti non sicuri dove nel 2014 avveniva il 4,1% delle nascite.
Il 27,6% dei parti (22.690) avviene in 47 punti nascita con meno di 1.000 parti/anno senza la presenza di Unità Operative di Terapia Intensiva Neonatale; 3.511 parti in 11 punti nascita con meno di 500 parti/anno (media 319) senza assistenza operativa di neonatologia.

La procreazione medicalmente assistita è effettuata in media in 2,85 gravidanze su 100 utilizzando la Fivet (fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero), nel 34,1% dei casi.

Il 29,8% delle madri è di cittadinanza non italiana, con gli estremi compresi tra il territorio di  Milano Ovest e Cremona con il 46,4 e il 37,2% dei parti. L’età media della puerpera è di 33,6 anni per le italiane e di 30 anni per le straniere. Il livello di scolarità è medio-alto per il 45,2% delle madri italiane; è medio-basso nel 37,8% delle straniere. Le donne con scolarità medio-bassa effettuano la prima visita più avanti nel tempo rispetto alle donne con scolarità più alta. Quanto allo status professionale, il 65,1% delle madri è occupata, il 25% sono casalinghe e l’8,4% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il 56,8% era casalinga, mentre il 79,2% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa.

I ricercatori evidenziano tuttavia come permangano “ampie differenze nell’assistenza al parto e negli esiti tra punti nascita per tipologia della struttura e di ubicazione geografica. Dati utili per il monitoraggio e la programmazione dell’assistenza per aumentare l’appropriatezza e ridurre le disuguaglianze”.

Soddisfatto dei risultati emersi l’assessore al Welfare Giulio Gallera. “La sanità lombarda conferma il suo virtuosismo anche sul tema dei parti cesari. Come confermano i dati 2014 del ‘Certificato di assistenza al parto’ realizzato da Regione e dall’Istituto Mario Negri di Milano siamo la prima Regione d’Italia dove questa procedura ha la percentuale più bassa (27 per cento, contro il 36 nazionale)”, ha dichiarato in una nota.

“Sono, inoltre, molto orgoglioso – ha proseguito – che ben tre ospedali della Brianza, Monza con il 20%, Vimercate con il 18% e Carate con il 15%, siano allineati con gli standard del Nord Europa e figurino tra i primi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici”.

Per Gallera anche il luogo scelto per partorire è un “ulteriore dato che evidenzia l’eccellenza della sanità lombarda. L’83% delle donne ha infatti scelto ospedali pubblici, il 16% quelli accreditati e solo lo 0,1% le cliniche private”.

 

Da QS

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