Nel primo dei due lavori, i ricercatori hanno utilizzato i registri sanitari danesi per studiare oltre 480.000 donne alla prima gravidanza. Circa il 5% delle donne ha presentato disturbi ipertensivi, tra cui ipertensione gestazionale, pre-eclampsia, eclampsia, sindrome HELLP. L’incidenza cumulativa a 10 anni di ipertensione post-gravidanza tra le donne nella fascia di età dei 20, 30 e 40 anni che hanno presentato disturbi ipertensivi in gravidanza è stata rispettivamente del 14%, del 20% e del 32%, rispetto a solo il 4%, il 6% e l’11% per quelle con gravidanze normotensive. In un’analisi separata, l’aumento del rischio per l’ipertensione post-gravidanza era più elevato nell’anno immediatamente successivo a una gravidanza interessata, ma persisteva 20 anni dopo.«La prevenzione cardiovascolare in queste donne dovrebbe includere il monitoraggio della pressione arteriosa», conclude l’autrice principale, Ida Behrens del Department of Epidemiology Research allo Statens Serum Institut, di Copenhagen in Danimarca.
Il secondo studio, Nurses’ Health Study II, ha indicato che il sovrappeso o l’obesità erano gli unici fattori di stile di vita costantemente in grado di prevedere un aumento del rischio di ipertensione cronica nei decenni successivi a ipertensione gestazionale o pre-eclampsia.«Questo studio suggerisce che il rischio di ipertensione cronica dopo ipertensione gestazionale possa essere ridotto in maniera marcata aderendo a uno stile di vita salutare. Rispetto alle donne senza storia di ipertensione in gravidanza, il mantenimento di uno stile di vita sano sembra in questo caso particolarmente importante»spiega Simon Timpka, del Connors Center for Women’s Health and Gender Biology al Brigham and Women’s Hospital di Boston.
«I risultati di entrambi gli studi rafforzano il messaggio che le donne che hanno avuto una gravidanza complicata da qualsiasi disturbo ipertensivo dovrebbero rimanere sotto stretta sorveglianza per il resto della vita»scrivono Helen Barrett, del Royal Brisbane and Women’s Hospital di Brisbane, e Leonie Callaway, della University of Queensland in Australia in un editoriale di accompagnamento.
BMJ. 2017. doi: 10.1136/bmj.j3078
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28701333
BMJ. 2017. doi: 10.1136/bmj.j3024
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28701338
BMJ. 2017. doi: 10.1136/bmj.j3245
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28705906
Da Doctor33