Un infermiere clinico esperto con competenze di educazione terapeutica che progetta, gestisce e valuta interventi educativi alle pazienti con frattura da fragilità ossea, fornendo sostegno e suggerimenti pratici relativi alla gestione della terapia farmacologica, alla promozione di un adeguato stile di vita e alla riduzione dei fattori di rischio e delle complicanze. È il progetto Guardian Angel, giunto alla versione 3.0 presentato a Tor Vergata.
Il progetto Guardian Angel – Severe osteoporosis patient management – giunto alla sua terza versione (3.0) ha come finalità la promozione dell’educazione terapeutica mirata, intervento indispensabile per consentire alle pazienti con frattura da fragilità di gestire al meglio la propria malattia, di prevenire le complicanze come il rischio di rifrattura, di avere un impatto positivo sulla qualità di vita, sia in setting ospedaliero (ortopedico/traumatologico) che ambulatoriale.
L’osteoporosi è una patologia sistemica dello scheletro caratterizzata da una diminuzione della resistenza del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità scheletrica e predisposizione alle fratture. Ogni anno, si stima che ci siano circa 280.000 nuove fratture da fragilità in Italia, con oltre 95.000 ricoveri per frattura di femore riportati dai dati SDO (Schede di Dimissione Ospedaliera) del 2014. La maggior parte delle persone affette da questa patologia non riceve un trattamento adeguato, poiché molto spesso non viene tenuta sufficientemente in considerazione la presenza dell’osteoporosi come malattia sistemica e le cause che l’hanno determinata. Inoltre, anche quando la patologia viene correttamente diagnosticata e impostato un trattamento farmacologico, si è dimostrata una frequente carenza all’aderenza della paziente al trattamento farmacologico ed ai comportamenti che diminuiscono i rischi di complicanze. È pertanto fondamentale integrare nel percorso diagnostico-terapeutico, pratiche assistenziali ed educative che possano promuovere la riduzione del rischio di frattura, l’autogestione della patologia, l’aderenza al trattamento farmacologico e un miglioramento dello stile e della qualità di vita.
Il progetto Guardian Angel versione 1.0 nasce nel 2013 da un’iniziativa di Umberto Tarantino, Professore Ordinario di Ortopedia e Traumatologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e coordinatore della Commissione Osteoporosi e Fragilità ossea della Siot (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia), prontamente accolta da Rosaria Alvaro, Professore Associato di Scienze Infermieristiche e Presidente del Corso di Laurea Triennale e Magistrale in Scienze Infermieristiche presso la medesima Università. Il progetto è proseguito nel 2014 con la versione 2.0 e nel 2015 con la 3.0. Tutti i progetti hanno visto coinvolti infermieri operanti su tutto il territorio nazionale presso U.O. di degenza o ambulatori dove afferiscono pazienti affette da osteoporosi (ASL, Aziende Ospedaliere, Case di Cura e Aziende Ospedaliere Universitarie). Il progetto oggi coinvolge circa 800 infermieri e 300 Unità operative di degenza e ambulatoriali.
Il progetto, autorizzato a parere unico nell’aprile 2013 dal Comitato Etico Indipendente (CEI) presso la Fondazione PTV “Policlinico Tor Vergata” ha come promotori il Centro Interdipartimentale Formazione Aggiornamento Promozione Professioni Sanitarie (CIFAPPS) dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, rappresentato dalla cattedra di Ortopedia e Traumatologia (Umberto Tarantino) e dalla cattedra di Scienze Infermieristiche (Rosaria Alvaro), il Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica (CECRI) rappresentato da Gennaro Rocco e il Gruppo Italiano di Studio in Ortopedia dell’Osteoporosi Severa (Gisoos). Il progetto è stato patrocinato da Ipasvi (Federazione Nazionale Collegi Infermieri, Infermieri Pediatrici e Assistenti Sanitari) e accreditato come formazione blended (Formazione Sul Campo, a Distanza e Residenziale) dal Provider Ecm Format. Gli strumenti per la gestione dei percorsi di educazione terapeutica sono stati costruiti sulla base di evidenze scientifiche, su variabili importanti nell’ambito dell’osteoporosi (fattori socio-demografici, fattori di rischio, educazione terapeutica, aderenza alle linee guida e qualità di vita). Gli interventi educativi sono stati effettuati dall’infermiere in diversi momenti: all’ingresso nell’U.O. o in ambulatorio e con i follow-up periodici (7, 30, 60, 90, 180 giorni).
Il progetto Guardian Angel 1.0, è stato realizzato da maggio 2013 ad aprile 2014 ed ha visto coinvolti circa 50 infermieri e oltre 300 pazienti. La popolazione di riferimento era costituita da donne in post-menopausa (spontanea o chirurgica), che avevano riportato almeno una frattura, ricoverate presso le U.O. di Ortopedia e Traumatologia. In questa prima fase è stato possibile selezionare dei responsabili di aree regionali che poi si sono fatti carico dell’addestramento e del tutoraggio degli infermieri assegnati.
Il progetto Guardian Angel 2.0, è stato realizzato da febbraio a novembre 2014 ed è stato dedicato all’educazione terapeutica alle pazienti con osteoporosi che afferivano ad ambulatori di diversa tipologia. Sono stati coinvolti oltre 200 infermieri e oltre 400 pazienti.
L’attuale progetto Guardian Angel 3.0 è dedicato all’educazione terapeutica di pazienti con osteoporosi, sia presso setting assistenziali di degenza che ambulatoriali. Anche in questa versione del progetto, gli infermieri coinvolti sono circa 200 e le pazienti oltre 300. Dei primi risultati di questo ultimo step del progetto si è parlato a Roma lo scorso 16 e 17 ottobre, durante il Meeting di chiusura ideato affinché i risultati, i metodi e gli strumenti utilizzati possano diventare patrimonio anche di altri professionisti del settore e fungano da stimolo per evidenziare il ruolo educativo dell’infermiere.
Il progetto Guardian Angel inoltre ha utilizzato una metodologia innovativa di formazione. In tutte le fasi è stata prevista una formazione sul campo con il tutoraggio diretto dei partecipanti a cura dei responsabili del progetto. Sono inoltre stati previsti tre dottorandi di Ricerca in Scienze Infermieristiche e Sanità Pubblica che sono stati dedicati a tempo piano al progetto stesso.
L’obiettivo del progetto Guardian Angel – afferma Rosaria Alvaro – è proprio quello di individuare anche in Italia una rete di professionisti, che possa ampliarsi sempre più, per contribuire a creare la figura del Bone Care Nurse (BCN), già presente in diversi Paesi. Il BCN è un infermiere con conoscenze approfondite e aggiornate sulle malattie metaboliche dell’osso e specifiche competenze cliniche per pianificare, gestire e valutare l’assistenza a pazienti con osteoporosi. Il BCN può agire a vari livelli di prevenzione (primaria, secondaria, terziaria) e nei diversi setting assistenziali in regime di ricovero e/o ambulatoriale, dal momento della presa in carico, al momento della dimissione. E’ inoltre responsabile di valutare continuamente, l’aderenza alle terapie prescritte e agli stili di vita.
Umberto Tarantino ribadisce quanto oggi sia importante lavorare in èquipe multidisciplinari. Nella prevenzione terziaria il Bone Care Nurse assume infatti un ruolo fondamentale all’interno del Fracture Liaison Service. Questo modello organizzativo prevede la collaborazione delle diverse figure professionali coinvolte nell’assistenza del paziente con frattura da fragilità dal momento del ricovero fin dopo la dimissione, ottimizzando le risorse e riducendo gli sprechi. Arrivare ad una corretta diagnosi e prescrivere una terapia adeguata spesso non è sufficiente a curare una paziente con frattura da fragilità, in quanto è determinante la corretta assunzione del farmaco e quindi l’aderenza terapeutica ed il sostegno alla paziente che deve essere educata ad assumere i corretti stili di vita.
Gennaro Rocco – Direttore Scientifico del Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica (CECRI) – che ha fornito un contributo scientifico al progetto, sottolinea come questi progetti siano sempre più rilevanti per lo sviluppo professionale infermieristico e per la differenza che gli infermieri possono fare in termini di outcome assistenziali per i pazienti e per il loro miglioramento della qualità di vita.
Annalisa Pennini – Direttore Scientifico Format – definisce questo progetto un rilevante laboratorio formativo e sarà di fondamentale importanza valutare l’impatto che il modello formativo sul campo ha avuto sui partecipanti.
L’articolo su Quotidiano Sanità