Dove e come mi curo, primo portale di Public Reporting in ambito sanitario, ha realizzato un’indagine sui centri italiani di Procreazione Medicalmente Assistita che eseguono più procedure annuali di ICSI/FIVET (fecondazione in vitro), FER (scongelamento di embrioni), FO (scongelamento di ovociti), fecondazione con donazione di gameti e IUI (inseminazione intrauterina). Fonte dati: Istituto Superiore di Sanità 2018 relativi all’anno 2016.
A riconfermarsi 1° per numero di cicli di ICSI/FIVET è l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, in provincia di Milano. Lo stesso centro è 1° per volume di procedure da scongelamento di embrioni (FER); il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, invece, è al 1° posto per numero di procedure da scongelamento di ovociti (FO); la Clinica Eugin di Modena è in prima posizione per numero di procedure con donazione di gameti; mentre l’Ospedale Santa Maria – GVM Care & Research di Bari è 1° per numero di cicli di IUI.
“Se in diversi ambiti della chirurgia esiste una correlazione diretta tra volume di interventi eseguiti in un anno e migliori esiti, nella Procreazione Medicalmente Assistita le cose sono più complesse. Per comprendere quali garanzie offre un centro di PMA non basta considerare solo il numero di cicli di PMA effettuati in un anno, ma bisogna tener conto anche dei volumi annuali di procedure di crioconservazione di ovociti (FO) e di embrioni (FER): tecniche che permettono di avere più trattamenti e quindi più chance di successo senza dover ripetere la stimolazione farmacologica e senza doversi sottoporre nuovamente al prelievo degli ovociti”, spiega Giulia Scaravelli, Responsabile Registro Nazionale Procreazione Medicalmente Assistita dell’Istituto Superiore di Sanità.
Al riguardo, è utile sapere che solo un quarto (il 24,6%) dei centri italiani di II e III livello raggiunge 500 cicli annui di PMA contro una media europea del 41%. E che i centri di dimensioni maggiori – che eseguono più di 1.500 cicli l’anno – sono quelli che registrano la più alta percentuale di trasferimenti in utero con la tecnica FER (39,2%).
Quanto alle probabilità di successo, è in costante aumento la “percentuale cumulativa di gravidanza su ciclo iniziato”, calcolata sommando le gravidanze ottenute sia da cicli a fresco che da scongelamento divisi per cicli iniziati: nel 2016 si è attestata al 25,4% contro il 24,8% del 2015 e il 20,1% del 2005.
Per ciò che concerne l’applicazione delle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita, ancora oggi dipende dall’organizzazione sanitaria regionale perché, nonostante tutte le prestazioni di PMA siano state inserite nei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza (con il DPCM del 12 gennaio 2017), manca un decreto che determini le tariffe a carico del SSN.
La maggior parte delle Regioni hanno stabilito un’età massima della donna per accedere alle tecniche di PMA in convenzione con il SSN di 43 anni non compiuti (Lombardia solo con donazione di gameti). Fanno eccezione: Umbria (41 anni); Emilia Romagna, Abruzzo, Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano (46 anni) Sardegna (46 con donazione di gameti) e Veneto (50 anni). La Campania si sta adeguando a quanto previsto dai Lea con un documento che sarà pubblicato a breve: l’età massima della donna qui sarà di 46 anni. Il Molise, invece, non ha emesso delibere: essendo una Regione in piano di rientro e commissariata, non può erogare ai propri cittadini prestazioni di PMA. Lo stesso vale per la Puglia che, essendo in Programma Operativo, non ha inserito la PMA nei Lea Regionali.
Per informazioni aggiornate sull’età massima per l’accesso alle tecniche con o senza donazione in regime di convenzione, il numero di cicli a carico del SSN, i costi, ecc., è necessario contattare gli appositi sportelli della Regione di residenza