Il momento è difficile, l’attenzione sui temi della salute è molto alta e oggi più che mai la salute è un bene prezioso da preservare con consapevolezza. Vogliamo provare a raccontarvi il nostro modo di parlare di salute, con un approccio genere-specifico.
Il momento è difficile, l’attenzione sui temi della salute è molto alta e oggi più che mai la salute è un bene prezioso da preservare con consapevolezza. Vogliamo provare a raccontarvi il nostro modo di parlare di salute, con un approccio genere-specifico.
Hai mai sentito parlare di medicina di genere?
Non è una nuova specialità, ma un approccio che prende in considerazione le differenze tra maschio e femmina di fronte alla salute e alla malattia. La medicina di genere studia i meccanismi attraverso i quali le differenze legate al genere influiscono sullo stato di salute, sull’impatto dei fattori di rischio, sull’insorgenza, sul decorso e sulla prognosi delle malattie, nonché sugli effetti delle terapie. Scopri in questo video dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) LE DIFFERENZE CHE CONTANO
Ti sei mai chiesto qual è la differenza tra sesso e genere?
Il sesso riguarda aspetti biologici e genetici, mentre il genere fa riferimento ai fattori sociali, culturali e ambientali, alla vita che plasma le persone ed è in grado di arricchire il bagaglio biologico, rendendo ognuno di noi, UNICO. L’approccio secondo il genere è il presupposto per una medicina personalizzata, più rispondente alle specifiche esigenze del singolo paziente, pertanto più efficace.
La donna è sempre stata considerata dalla medicina tradizionale un “piccolo uomo” e studiata nella sua specificità limitatamente all’apparato riproduttivo (seno, utero, ovaie): si dice che abbia quindi sofferto della cosiddetta sindrome da bikini. Gli uomini e le donne, invece, pur essendo soggetti alle medesime patologie, presentano sintomi, progressione di malattie e risposta ai trattamenti molto diversi tra loro. Da qui la necessità di porre attenzione allo studio del genere inserendo questa “nuova” dimensione della medicina in tutte le aree mediche.
Nel 1991 Bernardine Patricia Healy, cardiologa americana, prima donna a diventare Direttrice delI’ Istituto Nazionale della Salute (NIH) negli Stati Uniti, scrisse un famoso editoriale intitolato “The Yentl syndrome”. Yentl è l’eroina di una storia del Premio Nobel Singer, costretta a travestirsi da uomo per poter accedere alla scuola ebraica e studiare il Talmud. Nell’articolo denunciò la discriminazione che aveva constatato nell’ Istituto di Cardiologia che dirigeva: le donne erano meno ospedalizzate, meno sottoposte a indagini diagnostiche e a interventi terapeutici rispetto all’uomo. Da allora l’attenzione alle differenze di genere è stata via via portata in tutte le specialità mediche, dall’oncologia alla psichiatria, dalla reumatologia alla pneumologia, dalla neurologia all’endocrinologia ecc.
Le donne sono in media 4 anni più longeve degli uomini, ma gli anni guadagnati sono anni di malattia. Infatti le donne:
sono le principali utilizzatrici del SSN;
consumano più farmaci ma gode di minori garanzie in termini di efficacia, tollerabilità e sicurezza rispetto agli uomini;
Il multitasking e il ruolo di caregiver incidono negativamente sul benessere psicofisico.
Ecco il famoso PARADOSSO DONNA!
Lo scorso 13 giugno 2019 è stato firmato dal ministro della Salute Giulia Grillo il decreto con cui viene adottato il Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere, previsto dall’articolo 3 della Legge 3/2018, approvato in Conferenza Stato-Regioni lo scorso 30 maggio.
Il piano si propone di fornire un indirizzo coordinato e sostenibile per la diffusione della Medicina di Genere nell’ambito dei percorsi clinici, della ricerca, della formazione professionale e della comunicazione per garantire la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in modo omogeneo sul territorio nazionale.
Questa legge pone il nostro Paese all’avanguardia nel europeo. Per maggiori info clicca QUI
Hai mai sentito parlare di medicina di genere? Abbiamo pensato di raccontarne la storia e l’evoluzione dando voce ai professionisti e agli enti che nel tempo hanno costituito una rete a supporto dello sviluppo e del potenziamento di questa tipologia di medicina. Lo abbiamo fatto in un libro edito da Franco Angeli Editore dal titolo “Dalla medicina di genere alla medicina di precisione”.
Si dice che i farmaci siano maschilisti. E in effetti ancora a oggi la ricerca, fin dalla fase preclinica effettuata su modelli animali, non tiene conto della rilevanza del sesso e del genere: la maggior parte dei risultati sono ottenuti su gruppi con rapporti sbilanciati maschio vs femmina. Perché? Le ragioni sono molteplici, anzitutto etiche, per timore di una gravidanza durante la sperimentazione o di possibili effetti sulla fertilità, ma anche economiche, poiché le donne non sono una categoria omogenea per via della loro variabilità ormonale e questo complica le cose, prolungando i tempi e aumentando i costi. Non ultimo, motivi sociali: le donne hanno poco tempo… Il paradosso: i farmaci risultano meno studiati proprio nel genere che più li usa e che è più esposto ad eventi avversi! Le donne del resto non sono “piccoli uomini” e metabolizzano i farmaci in modo diverso: ecco perché è importante la loro inclusione nella sperimentazione dei farmaci.