Il tumore al seno rappresenta un problema di salute pubblica.
Secondo l’ultimo aggiornamento (2019) del rapporto annuale “I numeri del cancro in Italia“, stilato da AIOM e AIRTUM, sono stimate circa 53mila nuove diagnosi di tumore del seno tra le donne e 500 nuovi casi tra gli uomini. Considerata l’intera popolazione, il tumore della mammella si conferma tra i cinque più frequenti, insieme a quello del colon-retto, del polmone, della prostata e della vescica.
Tra le donne è di gran lunga il tumore più diffuso: nel nostro Paese vivono circa 800mila donne che hanno o hanno avuto un tumore del seno, pari a circa il 44% di tutte le pazienti che convivono con una pregressa diagnosi di tumore.
Il diffondersi dello screening per la diagnosi precoce e la straordinaria evoluzione della ricerca scientifica in questo campo hanno permesso di contrarre in modo significativo il tasso di mortalità per carcinoma mammario e di migliorare la qualità della vita delle pazienti. La medicina di precisione sta aprendo nuovi scenari nella sfida della personalizzazione delle cure: il carcinoma mammario è una malattia complessa ed eterogena e disporre di strumenti in grado di studiare la biologia del tumore e quindi la sua aggressività consente di definire la miglior strategia terapeutica per “quella” paziente con “quel” tumore.
Nella costruzione di questa sorta di identikit del tumore vengono da anni utilizzati
indicatori prognostici clinico-patologici che, in epoca recente, sono stati affiancati dai test multigenici (anche chiamati test genomici); questi ultimi analizzano l’espressione di un predeterminato gruppo di geni allo scopo di fornire un profilo genetico caratteristico di quel tumore in quel paziente, consentendo di determinare le probabilità di recidiva della malattia, quando in stadio iniziale, e quella di risposta alla chemioterapia.
Fondazione Onda ha da sempre riservato grande attenzione al tema del tumore della mammella, in considerazione dell’impatto epidemiologico, clinico, sociale ed economico di questa neoplasia che si stima colpire nel nostro Paese una donna su otto. In particolare, abbiamo lavorato per disseminare una cultura della prevenzione primaria e della diagnosi precoce, per promuovere la personalizzazione delle terapie e migliorare la qualità della vita delle pazienti e dei loro familiari nel lungo e doloroso percorso di malattia. Il nostro impegno su questo fronte si rinnova con la presentazione, alla Commissione nazionale per l’aggiornamento dei LEA e la promozione dell’appropriatezza nel Servizio sanitario nazionale, della richiesta di inclusione nei Livelli Essenziali di Assistenza dei test genomici per le pazienti con carcinoma invasivo della mammella ormonoresponsivo e con la realizzazione di un’attività di sensibilizzazione delle Istituzioni centrali e regionali attraverso il presente documento.