Questa sezione è prevista per dare a spazio ad altre patologie tumorali di rilevanza clinico-epidemiologica per la popolazione femminile.
Per quanto riguarda il melanoma e gli altri tumori della pelle, si rimanda al focus “Miscellanea: pelle”.
Secondo il rapporto ARTIUM (Associazione dei registri tumori italiani) 2014, il tumore della tiroide – che ha un’incidenza tre volte superiore nelle donne rispetto agli uomini, cresciuta di quasi il 30% negli ultimi cinque anni – rappresenta la quarta neoplasia per frequenza nel sesso femminile. La fascia di età più colpita è tra i 25 e i 65 anni.
Il sintomo caratteristico è la formazione di un nodulo, generalmente isolato, apprezzabile alla palpazione della regione anteriore del collo in corrispondenza della sede anatomica della ghiandola. Nella maggior parte dei casi, fortunatamente, i noduli rappresentano formazioni benigne, espressione della cosiddetta “iperplasia tiroidea” e solo in una piccola percentuale hanno caratteristiche maligne. Talvolta l’ingrossamento dei linfonodi laterocervicali può rappresentare il sintomo di esordio, mentre in fase avanzata possono comparire manifestazioni “da compressione” delle strutture limitrofe da parte della massa tumorale (raucedine, cambiamento del tono della voce, difficoltà a deglutire …)
L’adenocarcinoma papillare e quello follicolare, che costituiscono le forme più comuni tra i tumori tiroidei maligni (oltre il 90%), indicati come “carcinomi differenziati” della tiroide, interessano le cellule deputate alla produzione degli ormoni tiroidei e hanno in genere un’evoluzione molto lenta e dunque una prognosi favorevole (la sopravvivenza è superiore al 90% a 5 anni). Meno del 5% dei casi è rappresentata dal carcinoma midollare della tiroide che deriva dalle cellule parafollicolari (vicine a quelle che producono gli ormoni). Rarissima è invece la forma più aggressiva (carcinoma tiroideo anaplastico) che cresce con rapidità e metastatizza precocemente.
Noto fattore di rischio per il carcinoma differenziato della tiroide è l’esposizione a radiazioni (il tumore è infatti più comune nei soggetti sottoposti a radioterapia sul collo per altre neoplasie o esposti a ricadute di materiale radioattivo, come accaduto dopo l’esplosione della centrale nucleare di Cernobyl). Il tumore midollare può avere un andamento familiare e può essere la manifestazione di sindromi genetiche, come la sindrome neoplastica multipla tipo 2 (MEN2).
L’esame più semplice per studiare la tiroide è l’ecografia. Nel caso di nodulo sospetto, è opportuno procedere con un prelievo per l’esame citologico (agoaspirato sotto guida ecografica). Altri esami utili sono la scintigrafia e la TC (in alternativa la risonanza magnetica): la prima consente di valutare, attraverso la somministrazione di iodio radioattivo, il funzionamento della ghiandola e di discriminare i noduli “freddi” (tipicamente tumorali) da quelli “caldi” (tipicamente benigni), mentre la seconda permette di indagare con precisione le caratteristiche morfologiche della neoformazione e del tessuto ghiandolare circostante, i rapporti con le strutture del collo e lo stato dei linfonodi.
Nel caso di carcinoma tiroideo, la chirurgia è il trattamento di elezione; a seconda delle dimensioni della massa, l’intervento potrà comportare l’asportazione di tutta la ghiandola o solo di una parte. A completamento della chirurgia, trova indicazione la radioterapia. La chemioterapia è limitata alle neoplasie in stadio avanzato e aggressive (come nel caso del carcinoma anaplastico) e a quelle che hanno già dato metastasi a distanza.
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Fra Parentesi – Risposte, idee e molto altro per me (e il mio tumore)
LILT – Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori
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Mesothelioma Group
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SICO – Società Italiana Chirurgia Oncologica
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Tumori in Italia
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La prima edizione del Congresso Onda sulla salute della donna è giunta dopo tanti sforzi e passi avanti compiuti in questi ultimi anni per promuovere una medicina genere-specifica.
La presenza di alcuni tipi di varianti patogenetiche (cosiddette “mutazioni”) a carico dei geni BRCA aumenta sensibilmente il rischio di sviluppare alcuni tumori, in particolare alla mammella e all’ovaio. Si stima che circa il 5-10% dei tumori della mammella e circa il 10-20% dei tumori ovarici riconoscano una base di predisposizione ereditaria, di cui i geni BRCA rappresentano la frazione più rilevante.