Il carcinoma polmonare può essere considerato oggi una patologia anche femminile? Ne abbiamo parlato con il Professor Carlo La Vecchia, Laboratorio di Epidemiologia, Istituto Mario Negri, Milano
Professor La Vecchia che cos’è il tumore al polmone e qual è oggi la sua diffusione?
Quando si parla di carcinoma del polmone si intende l’insieme delle neoplasie maligne che originano dai tessuti epiteliali che compongono i bronchi e il parenchima polmonare. Oltre il 95% di esse è rappresentato dal carcinoma del polmone (tumori epiteliali), mentre una piccolissima parte, intorno allo 0,5%, è costituito dai sarcomi e linfomi. Le neoplasie polmonari benigne o a basso grado di malignità, che comprendono l’amartoma e i carcinoidi, sono invece piuttosto rare (meno del 5%). Solo in Italia oggi registriamo circa 40.000 nuove diagnosi di tumore del polmone e di queste circa 7.000 nella donna. Quindi è una patologia in crescita fra la popolazione femminile, specie negli ultimi anni, in cui si è assistito a tassi di incidenza e mortalità in costante decremento nei maschi e in incremento nelle donne.
Quando questa neoplasia ha cominciato a crescere fra la popolazione indipendente dal sesso?
All’inizio del secolo scorso il tumore polmonare era una patologia rara fra le donne, ma a partire dagli anni ’60 ha progressivamente raggiunto proporzioni epidemiche in Nord America e Nord Europa, diventando la prima causa di morte in molti paesi del mondo, superando in termini di mortalità anche patologie neoplastiche a maggiore incidenza nella popolazione femminile, quali il tumore della mammella e dell’utero. In Italia le donne hanno cominciato a fumare più tardi, l’epidemia è stata più tardiva e contenuta, e la mortalità per tumore del polmone è ancora più bassa di quella per il tumore della mammella.
Quali sono le percentuali di diffusione e mortalità per questa neoplasia nella donna?
Le ultime stime, riferite al 2006, riportano in Europa 94,100 casi di neoplasia polmonare nella donna con 81,500 morti correlate. In particolare l’adenocarcinoma negli ultimi anni ha registrato un aumento del 21.6% dei casi nelle donne e solo del 9.6% nei maschi. Una ragione di questo aumento è data dal fatto che le donne hanno iniziato a fumare più tardi degli uomini e, purtroppo hanno smesso meno.
Quali sono gli altri fattori non modificabili, ossia quelli che non dipendono dalle abitudini correlate allo stile di vita, che possono influenzare lo sviluppo del carcinoma polmonare nella donna?
L’insorgenza del tumore al polmone è il risultato di una complessa interazione di fattori inclusi l’esposizione al fumo, il metabolismo, l’assetto genetico. Ma vi sono altri aspetti da considerare: da una analisi condotta nel 2004 nell’ambito di un programma di prevenzione secondaria con l’utilizzo della TC spirale in soggetti forti fumatori, emerge un rischio di 2.7 volte nelle donne rispetto agli uomini, corretto per età e per caratteristiche di esposizione al fumo. Infatti anche il fumo passivo rientra fra le cause di tumore polmonare provocando decessi nei soggetti non-fumatori e, fra questi, prevalgono le donne. Le donne sono state più frequentemente esposte a fumo passivo, ma meno ad asbesto e altri cancerogeni occupazionali. In termini relativi, il loro rischio da fumo è quindi più elevato che per gli uomini, anche se in termini assoluti la stessa quantità e durata di fumo causa gli stessi tumori del polmone in uomini e donne.
In quale misura il fumo passivo può influenzare lo sviluppo del carcinoma polmonare?
Tanto quanto il fumo che resta il principale fattore di rischio di cancro, responsabile anche di peggioramenti della funzionalità respiratoria e di danni irreversibili all’apparato cardiovascolare per delle alterazioni nel trasporto di ossigeno nel sangue. Abbiamo già accennato al fatto che il fumo può causare cambiamenti del metabolismo lipidico, modifiche delle placche aterosclerotiche, trombosi con conseguente infarto miocardico ed in donne in pre-menopausa indurre una menopausa anticipata di oltre un anno, agendo sulle produzioni ormonali. Queste considerazioni sono valide anche per tutti coloro che sono esposti a fumo passivo; infatti una analisi condotta proprio su questi soggetti ha evidenziato nel plasma presenza di cotinina, una molecola che deriva dalla nicotina ed indice di avvenuta esposizione a prodotti di combustione del tabacco.
Le sigarette cosiddette ‘light’ attenuano il rischio di sviluppare un carcinoma polmonare?
Purtroppo il nome inganna e le sigarette light non proteggono dal rischio per tumore al polmone. Anzi, l’effetto è forse contrario poiché il fumatore, convinto che si tratti di sigarette meno nocive, è portato a inspirare a pieni polmoni. Il fumo giunge così più in profondità, arriva alla base, agli alveoli polmonari, divenendo fonte possibile per l’insorgenza del tumore. Inoltre le sigarette leggere o con filtro hanno lo svantaggio di ridurre i sintomi iniziali, ritardando la diagnosi precoce. Il consiglio è quello di rinunciare alla sigaretta (di qualsiasi tipo esse siano), migliore prevenzione per i nostri polmoni.
Dunque il ‘genere’ gioca un ruolo importante nello sviluppo di questa patologia?
Certamente; il ‘genere’ dovrebbe essere considerato tra i fattori determinanti negli studi randomizzati per poter ottenere dati più precisi e valutazioni prospettiche ancora più obiettive per un migliore approccio al trattamento di questa patologia, come in qualsiasi altro tipo di malattia.
Francesca Morelli