Le malattie reumatiche possono essere fortemente invalidanti e chi ne è affetto vive una situazione di disagio paragonabile all’handicap.
Oggi non è possibile considerarle esclusivamente come manifestazioni dell’apparato locomotore, ma come patologie che possono condizionare la persona nella sua qualità di vita.
Organismi come EULAR (European League Against Rheumatism) ACR (American College of Rheumatology) e articoli scientifici internazionali considerano la persona affetta da malattia reumatica in un’ottica bio-psico-sociale. Questa visione obbliga a valutare aspetti più complessi della persona, che coinvolgono la sfera affettivo-relazionale, la stima e il rispetto di sé, la dignità rispetto all’ambiente esterno.
Il ruolo giocato dalla fisioterapia è fondamentale e parte integrante della terapia medica, per la funzione basilare che essa può svolgere al fine di migliorare la qualità di vita della persona.
La riabilitazione considera la disabilità come un processo dinamico e quindi modificabile, in cui i danni fisici, pur rivestendo un ruolo importante, non giustificano da soli le problematiche manifestate dalla persona e le limitazioni nelle attività di vita quotidiana. Perciò la riabilitazione non deve solo intervenire per eliminare il dolore e consentire alla persona di compiere qualsiasi gesto. Collaborando con un team multidisciplinare si può attuare un reale processo attivo di cambiamento attraverso il quale la persona, che è diventata disabile, viene posta nelle condizioni di acquisire ed utilizzare le conoscenze e i comportamenti necessari per ottimizzare le funzioni fisiche, psicologiche e sociali.
È evidente che la valutazione della persona in un’ottica bio-psico-sociale obbliga ad un approccio globale, multidisciplinare e trans-disciplinare, personalizzato fin dall’esordio della patologia e non, come spesso accade, quando si sono già instaurati danni, non solo fisici, spesso difficilmente recuperabili.
Nel programma riabilitativo vanno considerate con la persona le problematiche che essa ritiene prioritarie, concordando insieme gli obiettivi realisticamente raggiungibili al fine di migliorare la qualità della vita. L’instaurarsi di un’alleanza terapeutica tra fisioterapista e persona permette di intervenire più efficacemente con opportune scelte fisioterapiche sulla limitazione funzionale.
Il percorso terapeutico riabilitativo
Il corpo quando si ammala ha la possibilità di organizzare un nuovo equilibrio fisico funzionale alla malattia, al dolore, all’impotenza di compiere i gesti. Parallelamente al danno fisico si associano spesso conseguenze a livello psicologico quali depressione, ansia, paura o angoscia che influenzano ulteriormente la postura.
Nessuno ha coscienza del cambiamento che mette in atto a protezione della nuova situazione, ma di fatto si ritrova con una posizione e schemi di movimento anomali senza aver la consapevolezza delle ragioni e dei percorsi che hanno determinato il cambiamento.
La riabilitazione diventa un mezzo indispensabile per permettere alla persona, attraverso un percorso individualizzato, di prendere coscienza non solo delle problematiche causate dalla malattia, ma di tutte quelle modificazioni, posizioni e gesti messi in atto a difesa della malattia e a loro volta causa di dolore. Un esempio può essere la mano colpita da artrosi, artrite reumatoide, sclerodermia. A distanza di tempo può presentarsi un dolore alla spalla, anche se non direttamente interessata dalla patologia. In questo caso essa risente di un’errata gestualità che mira a proteggere la mano. La consapevolezza di questo percorso messo in atto inconsciamente consente alla persona di prevenire e controllare inutili sintomatologie che si sovrappongono, amplificando situazioni di dolore.
Questo primo momento terapeutico consente alla persona di avere una visione globale del suo stato di salute al fine di imparare a distinguere e riconoscere un dolore infiammatorio direttamente legato alla malattia da una contrattura muscolare o un blocco articolare. In questo caso la persona diventa capace di adottare i corretti comportamenti, elemento fondamentale per non entrare nel meccanismo del dolore come processo irreversibile.
In questo modo la persona diventa parte attiva nella gestione del suo stato di salute. Impara ad individuare le cause del suo dolore e, quindi, adottare i giusti comportamenti. Il percorso con il fisioterapista consente inoltre di creare un nuovo rapporto con il proprio corpo, presupposto per una corretta rieducazione della postura e dei gesti.
Si tratta di un percorso che necessita di una stretta interazione da parte del fisioterapista con la persona, al fine di stabilire un linguaggio corporeo che trova nella relazione del gesto e della parola il percorso per prendere coscienza della propria condizione fisica. Per questa ragione la persona non deve subire la terapia riabilitativa ma deve avere un ruolo attivo e consapevole affinché il percorso riabilitativo sia vissuto coscientemente e attivamente.
In conclusione il fisioterapista, grazie a un approccio cognitivo-comportamentale, mira non solo al risultato immediato ma anche alla progressiva rieducazione dell’individuo. La figura del fisioterapista considera aspetti più complessi, che coinvolgono anche la sfera affettivo-relazionale che non va sottostimata, per permettere alla persona di ritrovare una stima di sé compatibile con il suo stato di salute attuale.
Esistono delle indicazioni indispensabili che la persona deve conoscere prima di sottoporsi a un trattamento di riabilitazione:
A cura di Tiziana Nava
Dott.ssa in fisioterapia
Docente Universitario e Master
Vice Presidente GIS (gruppo interesse specialistico) della riabilitazione reumatologica della Associazione Italiana Fisioterapisti (AIFI)
Liaison office Italian European League Against Rheumatism EULAR