La maggior parte dei tumori del corpo dell’utero prendono origine dalle cellule dell’endometrio (che è il tessuto più superficiale, rivolto verso la cavità uterina) e sono chiamati carcinomi endometriali. Non esistono programmi di prevenzione per questo tipo di tumore, che colpisce in prevalenza le donne in menopausa e ha la caratteristica di manifestarsi precocemente con perdite ematiche vaginali atipiche.
I tumori che originano dalla parte inferiore dell’utero (cervice/collo) sono chiamati carcinomi del collo dell’utero o cervicocarcinomi. Il principale fattore di rischio per questi tumori è l’infezione da HPV (Papilloma Virus Umano). Cruciale è la prevenzione, divenuta vincente grazie all’integrazione delle due strategie oggi disponibili, vaccino anti-HPV e pap-test.
Il tumore del corpo dell’utero (o endometrio) colpisce la parte superiore dell’organo, in cui trova il feto trova alloggio durante la gravidanza. Questa porzione dell’organo è costituita da tre tipi di cellule: quelle epiteliali e ghiandolari costituiscono il rivestimento interno dell’organo (endometrio), quelle muscolari lo strato più esterno (miometrio). La malattia in questione è caratterizzata dalla presenza di cellule tumorali nei tessuti dell’endometrio, che quindi si distingue dalla forma tumorale che interessa la parte muscolare dell’utero (che prende il nome di sarcoma uterino).
Il carcinoma endometriale è tra i più frequenti tumori femminili (per dati aggiornati “Numeri del cancro in Italia”: https://www.aiom.it/i-numeri-del-cancro-in-italia/ ).
Si tratti di una malattia che dà quasi sempre segno della sua presenza con la comparsa sanguinamento uterino anomalo, permettendo di diagnosticare nella maggior parte dei casi il tumore quando ancora limitato all’organo.
La maggior parte di questi tumori sono adenocarcinomi, ovvero neoplasie che originano dalle cellule responsabili della produzione di muco e di altri fluidi che vengono rilasciati nella cavità uterina.
Come per quasi tutte le malattie oncologiche, anche le probabilità di ammalarsi di tumore dell’endometrio sono condizionate dalla presenza di alcuni fattori di rischio. Il principale è l’età, dal momento che il picco dell’incidenza si ha dopo i 50 anni e tra le donne in menopausa (l’80% dei nuovi casi si registra in donne con più di 60 anni). Gli altri fattori di rischio possono essere suddivisi in tre categorie:
Al contempo esistono anche alcuni fattori protettivi, come l’uso degli anticoncezionali orali combinati (in cui sono presenti sia estrogeni sia progestinici), l’attività fisica e l’adozione di un regime alimentare ricco di fibre.
Il sintomo più frequente con cui si manifesta il tumore dell’endometrio è rappresentato dal sanguinamento vaginale. Una caratteristica che accomuna tutte le pazienti, indipendentemente dall’età. Con una specifica in più da considerare per le donne in età fertile: il sanguinamento al di fuori dell’epilogo della mestruazione.
Di fronte a questo campanello d’allarme, è necessario sottoporsi a una visita ginecologica per accertare l’origine del sanguinamento. E se necessario, su indicazione dello specialista, effettuare ulteriori accertamenti quali l’ecografia pelvica transvaginale, l’isteroscopia e indagini radiologiche (risonanza magnetica e TAC del torace) per valutare un’eventuale diffusione della malattia a distanza dall’utero.
Altri sintomi, tipici del tumore dell’endometrio (soprattutto delle fasi più avanzate) includono le perdite vaginali anomale maleodoranti, la comparsa di dolori nella zona pelvica e lombare e una perdita di peso improvvisa (non legata a una dieta dimagrante).
La stadiazione del tumore è importante per definire il trattamento più indicato.
La chirurgia svolge un ruolo fondamentale per la gestione del tumore dell’endometrio. L’intervento negli stadi iniziali della malattia è eseguito ormai quasi sempre per via laparoscopica, a differenza di quanto invece accade negli stadi più avanzati ritenuti adatti a ricevere il trattamento chirurgico. In base alla presenza di particolari fattori di rischio identificati attraverso l’esame istologico, ad alcune pazienti può essere consigliato di sottoporsi a trattamenti di radioterapia (esterna o interna) e/o chemioterapia (per bocca o per via endovenosa) postoperatoria per ridurre il rischio di sviluppare recidive. Per alcuni tumori è possibile ricorrere anche all’ormonoterapia, che consiste nella somministrazione di ormoni (estrogeni e progestinici) che possono condizionare la crescita di alcune cellule tumorali.
Negli ultimi anni la ricerca ha fatto registrare diversi passi in avanti nello sviluppo di specifiche terapie (immunoterapia e farmaci a bersaglio molecolare) da destinare al trattamento delle forme più avanzate di malattia.
È importante affidarsi a strutture specializzate in cui siano presenti tutte le figure professionali necessarie a garantire un approccio multidisciplinare e che abbiano maturato un’ampia esperienza clinica e chirurgica sul campo.
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AIOM – Associazione Italiana di Oncologia Medica
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AIRC – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro
www.airc.it
LILT – Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori
www.lilt.it
AIMAC – Associazione Italiana Malati di Cancro
I numeri del cancro
La prima edizione del Congresso Onda sulla salute della donna è giunta dopo tanti sforzi e passi avanti compiuti in questi ultimi anni per promuovere una medicina genere-specifica.
La presenza di alcuni tipi di varianti patogenetiche (cosiddette “mutazioni”) a carico dei geni BRCA aumenta sensibilmente il rischio di sviluppare alcuni tumori, in particolare alla mammella e all’ovaio. Si stima che circa il 5-10% dei tumori della mammella e circa il 10-20% dei tumori ovarici riconoscano una base di predisposizione ereditaria, di cui i geni BRCA rappresentano la frazione più rilevante.