L’osteoporosi è una malattia insidiosa che colpisce il 33% delle donne tra i 60 e i 70 anni di età, il 66% di quelle al di sopra degli 80 ed è relativamente meno diffusa negli uomini (20%). Si caratterizza per la progressiva diminuzione della massa scheletrica e per il deterioramento della struttura ossea con aumento della sua fragilità e conseguente maggior rischio di fratture spontanee o a seguito di traumi di modesta entità. Rappresenta una delle emergenze sociali più gravi e urgenti da affrontare in considerazione del progressivo aumento dell’aspettativa di vita e dei vertiginosi costi diretti ed indiretti correlati alle fratture da fragilità e alle complicanze conseguenti. Si stima, infatti, che nel mondo circa 200 milioni di donne soffrano di osteoporosi e che nella sola Europa avvenga una frattura ossea per fragilità ogni trenta secondi. In Italia si registrano ogni anno circa 140.000 fratture di femore per osteoporosi. Cruciale il ruolo della prevenzione.
Il nostro scheletro ha la caratteristica di essere costituito da un tessuto dinamico, poiché sottoposto a un processo continuo di “rimodellamento” in cui si alterano e si bilanciano meccanismi di formazione e distruzione.
Quando la quota di riassorbimento osseo supera di gran lunga quella di formazione con conseguente deterioramento dell’architettura ossea e riduzione della massa minerale, si instaura l’osteoporosi.
La modificazione delle caratteristiche strutturali quantitative e qualitative del tessuto osseo che caratterizzano l’osteoporosi comporta una riduzione della resistenza meccanica dell’osso con conseguente aumento della sua fragilità. Ciò si traduce in un maggior rischio di fratture spontanee o a seguito di traumi di minima entità (cosiddette “fratture da fragilità”).
L’osteoporosi è una patologia sistemica che interessa tutto lo scheletro, ma colpisce maggiormente alcuni tipi di ossa, in particolare quelle più impegnate nel sostegno del corpo o più esposte alle conseguenze di traumi.
È difficile da riconoscere perché nella maggioranza dei casi e per lungo tempo rimane silente e asintomatica, manifestandosi improvvisamente con una frattura non giustificata da un trauma di significativa entità. Più raramente l’osteoporosi può dare dolore osseo (in genere alla schiena) ma spesso è sottovalutato o comunque non interpretato in modo corretto.
Le sedi maggiormente interessate dai processi fratturativi sono le vertebre, l’avambraccio, il femore e il bacino.
La frattura causata dall’osteoporosi determina un maggior rischio di nuove fratture per il cosiddetto “effetto domino”, complicanza temibile per gli effetti altamente invalidanti.
Si distinguono due forme di osteoporosi:
Osteoporosi primaria
Comprende la forma idiopatica (molto rara, colpisce bambini e giovani adulti) e quella involutiva, che è la forma di osteoporosi più diffusa. Quest’ultima, a sua volta, si distingue in:
Osteoporosi secondaria
È causata da malattie a carico di diversi organi/apparati o correlata a particolari condizioni che alternano i processi di rimodellamento osseo, determinando una riduzione della resistenza scheletrica.
In questi casi sono fondamentali la diagnosi eziologica per l’identificazione della causa e l’impostazione di una terapia mirata.
L’età avanzata espone “naturalmente” al rischio di osteoporosi in conseguenza dei fisiologici processi alla base dell’invecchiamento che portano a una riduzione della massa ossea e della resistenza scheletrica.
Le donne sono a maggior rischio di osteoporosi rispetto agli uomini, perché: hanno in genere, per costituzione, minor massa ossea e quindi “partono in svantaggio”; vivono più a lungo e dunque perdono sostanza ossea per un maggior numero di anni; esse entrano in menopausa ed il brusco calo della produzione ormonale di estrogeni che accompagna questa fase della vita femminile determina l’alterazione del metabolismo osseo e dei processi di rimodellamento.
Noti fattori di rischio per l’osteoporosi sono:
Patologie che aumentano il rischio di osteoporosi sono:
L’osteoporosi è una malattia silenziosa, che per molto tempo rimane asintomatica fino al momento in cui si manifestano le sue conseguenze.
È fondamentale, per preservare al meglio la struttura e la funzionalità scheletrica, porre in essere corrette abitudini di vita, a partire dall’alimentazione con un adeguato apporto di calcio e, se necessario, di vitamina D, il cui fabbisogno è particolarmente elevato in menopausa.
Il calcio è il principale costituente delle ossa; oltre al latte e ai suoi derivati, sono alimenti particolarmente ricchi di questo minerale i legumi (ceci, fagioli, cannellini), ortaggi a foglia larga (carciofi, cardi, cicoria, spinaci …) e alcuni pesci, come sardine, sgombri e acciughe. Qualora condizioni di sovrappeso o ipercolesterolemia rappresentino controindicazioni per il consumo di latticini, è opportuno ricorrere a integratori e ad acque minerali calciche.
La vitamina D è una molecola fondamentale per la crescita della struttura scheletrica e per il mantenimento di un’adeguata mineralizzazione ossea, poiché promuove l’assorbimento intestinale del calcio e controlla i meccanismi di riassorbimento osseo. Essa viene prodotta dal nostro organismo a livello cutaneo attraverso l’esposizione alla luce solare; poche sono le fonti alimentari di tale vitamina, che è contenuta in sgombro, sardina, acciuga, salmone, tonno e uovo.
In tema di prevenzione primaria, sono principi altrettanto importanti: lo svolgimento di attività fisica regolare, poiché il movimento stimola la formazione di nuovo tessuto osseo; l’astensione dal fumo e il moderato consumo di alcolici, poiché entrambi riducono l’assorbimento di calcio.
Sono oggi disponibili esami strumentali accurati e non invasivi, che permettono di evidenziare il processo di demineralizzazione ossea già in fase iniziale. Una diagnosi precoce di osteoporosi consente di mettere in atto le misure necessarie per impedire il verificarsi di fratture da fragilità.
Gli esami specifici per la diagnosi di osteoporosi sono:
La MOC è un esame costoso e deve essere effettuato quando realmente necessario.
Al momento non sono disponibili evidenze scientifiche né stime del rapporto costo/beneficio che giustifichino l’impiego della densitometria come screening generalizzato, ma essa trova indicazione in presenza di specifiche condizioni cliniche individuali caratterizzate da un rischio.
Oggi sono inoltre disponibili le cosiddette “carte di rischio” che consentono, attraverso complessi algoritmi di calcolo, l’elaborazione di alcune variabili (epidemiologiche e cliniche) per stimare il rischio di frattura nei successivi dieci anni.
La terapia farmacologica trova indicazione in pazienti che hanno già subito una frattura e in soggetti che, pur non avendo riportato fratture, sono ad alto rischio ad esempio per familiarità positiva, menopausa precoce e condizioni di ridotta massa ossea.
Le cure disponibili non consentono di guarire dall’osteoporosi né sono in grado di fare recuperare completamente la massa ossea perduta, ma rallentano o addirittura arrestano il decorso della malattia, bloccando le perdite di calcio dall’osso e rendendo quest’ultimo strutturalmente meno fragile con conseguente riduzione del rischio di frattura.
Per il trattamento dell’osteoporosi possono essere utilizzate diverse categorie di farmaci:
Bifosfonati
Sono tra i farmaci più utilizzati contro l’osteoporosi poiché hanno efficacia elevata e sono molto sicuri ed agiscono sull’osso rallentando il processo di riassorbimento che causa la perdita di calcio.
Estrogeni
Sono impiegati, in genere associati ai progestinici, nella terapia ormonale sostitutiva post-menopausale. Agiscono sull’osso riducendo il riassorbimento e determinando una stabilizzazione dei livelli di massa ossea.
SERM
L’acronimo sta per “modulatori selettivi dei recettori per gli estrogeni”. Si tratta infatti di farmaci che, molto simili agli estrogeni, ne condividono il meccanismo d’azione che viene però esercitato esclusivamente a livello dell’osso.
Ranelato di stronzio
Agisce in parte bloccando la fase di distruzione dell’osso e in parte stimolando la fase di formazione, riequilibrando i due processi a favore della formazione.
Paratormone
È l’ormone normalmente secreto dalle ghiandole paratiroidi in risposta a una concentrazione troppo bassa di calcio nel sangue. È il più potente stimolatore del riassorbimento osseo e permette una rapida mobilizzazione di calcio dallo scheletro, riportando rapidamente la calcemia a livelli normali.
Calcitonina
È uno degli ormoni prodotti dalla ghiandola tiroidea che ha la funzione di abbassare i livelli di calcio nel sangue, riducendo il riassorbimento osseo. È stato uno dei primi farmaci per la cura dell’osteoporosi, ma oggi è poco impiegato poiché è risultato meno efficace rispetto alle molecole introdotte successivamente.
Vitamina D
È normalmente prodotta dal nostro organismo e ha la funzione di favorire l’assorbimento intestinale del calcio e assicurare la corretta mineralizzazione dell’osso. La vitamina D nativa o i suoi derivati attivi possono essere prescritti ai soggetti a rischio di carenza come gli anziani.
Denosumab
Si tratta di un farmaco biologico, da pochi anni disponibile in Italia, che riduce il riassorbimento osseo. È prescrivibile, in associazione con adeguato supplemento di calcio e vitamina D, solo sulla base di un “piano terapeutico” redatto da un centro specialistico ospedaliero o da un medico specialista.
La terapia per l’osteoporosi deve essere personalizzata: tra le categorie di farmaci disponibili deve o devono essere individuato/i quello/i che meglio risponde/ono alle caratteristiche del paziente, alla pregressa storia clinica e alla ricorrenza di specifici fattori di rischio. Come per tutti i medicinali, l’efficacia dei farmaci per l’osteoporosi dipende dalla sua corretta assunzione.
Trattandosi di malattia cronica è fondamentale l’aderenza al programma terapeutico nel tempo in termini di costanza e continuità: tanto più la terapia è eseguita con precisione e senza sospensioni, tanto maggiore sarà la sua efficacia.
Oltre alla terapia farmacologica, è importantissimo nella cura dell’osteoporosi anche l’esercizio fisico poiché:
Iniziativa promossa da ANMAR Onlus (Associazione Nazionale Malati Reumatici), SIOMMMS (Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro), SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia), SIR (Società Italiana di Reumatologia), ORTOMED (Società Italiana di Ortopedia e Medicina) e GISOOS (Gruppo Italiano di Studio in Ortopedia dell’Osteoporosi Severa).
Il sito www.stopallefratture.it offre contenuti informativi su fragilità ossea e osteoporosi, un motore di ricerca per conoscere i centri dedicati alla cura dell’osteoporosi severa nonché la possibilità di effettuare un test di autodiagnosi per la valutazione del proprio rischio di frattura (per donne over 50 anni).
Consulta il sito www.bollinirosa.it
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Via Masolino da Panicale, 6 20155 Milano
Tel. 0239264299 Fax: 0239211533
Osteoporosi.it
www.osteoporosi.it
S.I.O.M.M.M.S. Società Italiana dell’Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro
www.siommms.it
SIOT Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia
www.siot.it
OrtoMed – Società Italiana di Ortopedia e Medicina
www.ortomed-siom.com
GISOOS – Gruppo Italiano di Studio in Ortopedia dell’Osteoporosi Severa
www.gisoos.it
Essere donna online
http://esseredonnaonline.it/