In occasione dell’8 marzo 2014, Giornata Internazionale della Donna, nel corso della riunione interparlamentare “Violenza sulle donne – Una sfida per tutti” presso il Parlamento Europeo, sono stati presentati i risultati e l’analisi della prima indagine europea sulla violenza di genere in Europa.
L’Indagine, condotta dalla FRA (Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali) ed iniziata nel 2011, è la più grande a livello mondiale, e ha posto l’accento sugli atti di violenza subiti dalle donne in casa, nell’ambiente professionale, in ambito pubblico e su Internet, nelle diverse fasi della vita.
Conclusa nel settembre 2012, si basa su un campione di 42mila donne (circa 1.500 per Paese con l’eccezione del Lussemburgo, dove ne sono state intervistate circa 900) di età compresa fra i 18 e i 74 anni. Le partecipanti sono state scelte casualmente, e i risultati sono da ritenersi rappresentativi sia a livello nazionale sia a livello di UE. Le domande formulate riguardavano episodi riferibili al proprio vissuto dall’età di 15 anni e nei 12 mesi precedenti l’intervista.
I risultati elaborati parlano di una situazione allarmante, purtroppo confermata ogni giorno dalla cronaca, e che non può e non deve più essere sottovalutata. E’ ormai chiaro che la situazione globale richiede interventi urgenti che possano contrastare quanto più possibile un fenomeno diffuso e sul quale si è taciuto troppo a lungo.
Dall’analisi dei dati più significativi risulta che:
– il 33 % delle donne intervistate ha subito violenza fisica e/o sessuale dall’età di 15 anni. Questo dato corrisponde a 62 milioni di donne;
– il 22 % ha subito violenza fisica e/o sessuale da parte del partner;
– il 5 % di tutte le donne intervistate è stata vittima di stupro; quasi una donna su 10 che hanno subito violenza sessuale da persone diverse dal proprio partner indica che nell’episodio più grave era coinvolto più di un autore della violenza;
– il 43 % ha subito qualche forma di violenza psicologica da parte di un partner precedente o attuale, come per esempio l’umiliazione pubblica, l’obbligo di non uscire di casa o di rimanere rinchiusi, la costrizione alla visione di materiale pornografico e minacce di violenza;
– il 33 % ha vissuto esperienze di violenza fisica o sessuale durante l’infanzia ad opera di un adulto; il 12 % ha vissuto esperienze di violenza sessuale durante l’infanzia, e la metà da parte di uomini che non conoscevano. Queste forme di violenza in genere coinvolgono adulti che mostrano i propri genitali o toccano le parti intime o i seni della bambina;
– il 18 % delle donne ha rivelato di essere stata vittima di comportamenti e atti persecutori, come lo stalking, dall’età di 15 anni e il 5 % nel corso dei 12 mesi precedenti l’intervista. Questo dato corrisponde a 9 milioni di donne. Il 21 % delle donne che hanno subito stalking ha dichiarato che tale comportamento e’ durato oltre 2 anni;
– l’11 % delle donne ha subito avance inopportune sui social network oppure ha ricevuto messaggi di posta elettronica o SMS con riferimenti sessuali espliciti; il 20 % delle giovani donne (18-29 anni) è stato vittima di tale violenza online;
– il 55 % delle donne ha subito una qualche forma di molestie sessuali. Il 32 % di tutte le vittime di molestie sessuali ha riferito che l’autore era un superiore, un collega o un cliente;
– il 67 % non ha denunciato alla polizia o ad altre organizzazioni l’episodio di violenza più grave da parte del partner.
Leggendo i dati delle singole Nazioni, osserviamo che i Paesi in cui si registrano le percentuali maggiori di violenze non sono quelli considerati “machisti” per tradizione o cultura, bensì la Danimarca(52%), la Finlandia (47%) e la Svezia (46%), dove è probabile che sia l’alcolismo il maggior evento che scatena la violenza, mentre le percentuali più basse sono in Polonia (19%), Austria (20%) e Croazia (21%).
In Italia è il 27% a raccontare gli abusi subiti dopo i 15 anni, ma il dubbio è che la violenza non venga dichiarata perché è ancora ritenuta culturalmente “accettabile” all’interno del modello tradizionale di famiglia o dell’ambiente sociale in cui si vive.
Certamente tutti questi dati devono essere letti tenendo in considerazione sia i diversi livelli socio-economici e culturali delle Nazioni, sia il grado di consapevolezza ed emancipazione raggiunto dalle donne.
Alla luce di quanto emerso dall’indagine, la FRA avanza una serie di proposte che possano stimolare e assistere le autorità dei singoli Paesi e gli organismi europei a predisporre misure efficaci nel prevenire e contrastare la violenza di genere:
– gli Stati membri dell’UE dovrebbero ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul);
– gli Stati membri dell’UE devono considerare la violenza inflitta dal partner come una questione d’interesse pubblico e non privato. La legislazione di tutti gli Stati membri dell’UE dovrebbe pertanto trattare lo stupro all’interno del matrimonio allo stesso modo degli altri episodi di stupro e contrastare la violenza domestica tenendo conto che si tratta di una questione che preoccupa seriamente l’opinione pubblica;
– gli Stati membri dell’UE devono rivedere l’attuale ambito delle risposte legislative e politiche alle molestie sessuali, riconoscendo che tale fenomeno può verificarsi in vari contesti e avvalersi di mezzi diversi, come Internet o i cellulari;
– la polizia, gli operatori sanitari, i datori di lavoro e i servizi specialistici di sostegno alle vittime devono essere formati, finanziati adeguatamente e ricevere le competenze necessarie per assistere le vittime;
– la polizia e gli altri servizi competenti dovrebbero essere formati alfine di riconoscere e comprendere l’impatto della violenza psicologica sulle vittime per garantire che siano riconosciute, registrate e contrastate tutte le forme di violenza contro le donne (e le ragazze) nei vari contesti;
– la polizia dovrebbe essere invitata a riconoscere e indagare regolarmente sui casi rilevanti di stalking virtuale e di violenza online;
– Internet e i social network dovrebbero assistere attivamente le vittime di molestie virtuali nella denuncia della violenza ed essere incoraggiati a limitare comportamenti indesiderati;
– sono necessari servizi specialistici di sostegno per rispondere alle esigenze delle vittime che provano sentimenti negativi a seguito della vittimizzazione, tra cui il senso di colpa e la vergogna;
– le campagne e le misure di contrasto riguardanti la violenza contro le donne devono essere dirette sia agli uomini sia alle donne. Gli uomini devono essere coinvolti attivamente in iniziative di sensibilizzazione/educazione sui comportamenti violenti che alcuni uomini utilizzano contro le donne;
– vi è una chiara esigenza di migliorare e armonizzare la raccolta dei dati sulla violenza contro le donne nei singoli stati e a livello UE.
Il direttore della FRA Morten Kjaerum ha dichiarato “L’ entità enorme del problema evidenzia che la violenza contro le donne non si ripercuote solo sulla vita di alcune di esse, ma incide ogni giorno sulla società nel suo complesso. Pertanto, i responsabili politici, la società civile e gli operatori attivi in prima linea sono tenuti a rivedere le misure volte a contrastare tutte le forme di violenza contro le donne, ovunque esse avvengano. Dall’indagine emerge la necessita’ di rafforzare le misure esistenti per contrastare la violenza contro le donne”.