Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per salute mentale s’intende uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni. La salute mentale è parte integrante della salute generale, indispensabile per il funzionamento individuale e sociale.
Tra le prime dieci cause a livello globale di disabilità, ben quattro riguardano la salute mentale: depressione, disturbi da abuso di alcol, schizofrenia e disturbo bipolare.
Ancora oggi sulla salute mentale gravano pregiudizi e tabù, responsabili di una pesante stigmatizzazione dei malati e delle loro famiglie e di barriere che di fatto ostacolano l’accesso alle cure. I disturbi psichici sono curabili, non tutti sono guaribili. Ma là dove non sia ottenibile la guarigione, possono essere adottati interventi efficaci in grado di ridurre l’intensità, la durata dei sintomi e le conseguenze.
Il documento, creato nel maggio 2012, è un piano d’azione che copre il periodo 2013-2020 con lo scopo di promuovere, prevenire, trattare e riabilitare la salute mentale.
PRESUPPOSTI DEL PIANO: cause e conseguenze della malattia mentale.
Concezione di salute come un complesso stato di benessere fisico, mentale e sociale, non solo come assenza di malattia.
Tra le cause della salute/malattia mentale vi sono anche fattori di tipo sociale, culturale, economico, politico e ambientale, quali le linee politiche adottate, protezione sociale, standard di vita, condizioni di lavoro, supporto della comunità.
Alcune popolazioni sono più a rischio di malattia mentale: chi vive in situazioni di povertà, con malattie croniche, bambini esposti a maltrattamento o “neglect”, minoranze, popolazioni indigene, popolazioni a cui vengono violati i diritti dell’uomo, lesbiche, gay, bisessuali, transgender, prigionieri e popolazioni esposte a emergenze umanitarie.
Spesso la malattia mentale porta le famiglie alla povertà: vagabondaggio e incarcerazione sono più frequenti nei malati di mente.
Come rispondono i sistemi sanitari
Nei paesi a basso e medio reddito, la maggior parte dei malati mentali gravi non riceve cure (76%-85%). Nei paesi ad alto reddito le percentuali si abbassano al 35%-50%. Un ulteriore problema è la scarsa qualità di interventi ricevuti.
Il numero di professionisti specializzati nella salute mentale è insufficiente nei paesi a basso-medio reddito.
Metà della popolazione mondiale vive in paesi dove c’è un rapporto di uno psichiatra per 200.000 o più abitanti.
La disponibilità di medicinali per i disturbi mentali è bassa.
STRUTTURA DEL PIANO D’AZIONE
Vision: un mondo in cui la salute mentale sia valorizzata e promossa, nel quale i disturbi mentali siano prevenuti e le persone che ne soffrono siano in grado di esercitare i propri diritti umani e accedere a servizi di cura appropriati culturalmente, di alta qualità e che promuovano il recupero della salute, in modo da raggiungere il più alto livello possibile di funzionamento e di partecipazione alla comunità, liberi da stigma e discriminazione.
Obiettivo generale: promuovere la salute mentale, prevenire i disturbi mentali, fornire cura, stimolare il recupero, promuovere i diritti umani e ridurre mortalità, comorbilità e disabilità nelle persone con disturbi mentali.
Il piano si poggia su 6 principi e approcci trasversali:
Lo svolgimento del piano prevede il coinvolgimento di partner a livello internazionale (gli Stati Membri) e nazionale (centri di salute mentale, organizzazioni di pazienti, familiari, di professionisti della salute, …).
Obiettivi specifici
1- Rafforzare la leadership e l’autorità nel campo della salute mentale.
I Governi hanno la responsabilità di creare dei servizi a livello istituzionale, legale, finanziario e sociale che garantiscano la salute mentale.
Target da raggiungere nel 2020:
– L’80% dei paesi avranno sviluppato o modificato i loro piani di Governo per la salute mentale e saranno in linea con i diritti dell’uomo.
– Il 50% dei paesi avrà sviluppato o modificato le leggi in materia di salute mentale in linea con i diritti dell’uomo.
Alcune azioni suggerite:
– Creare una unità di salute mentale o un meccanismo di coordinamento nel Ministero della salute.
– Sensibilizzare sulla salute mentale e i diritti umani attraverso pubblicazioni, reports.
– Aggiornare quelle leggi che stigmatizzano, discriminano e violano i diritti dei malati mentali.
– Includere i malati mentali come gruppi vulnerabili e marginalizzati che richiedono un’attenzione prioritaria e ingaggiarli in strategie per la riduzione della povertà.
– Includere esplicitamente la salute mentale nelle priorità delle politiche sulla salute.
– Supportare, creare e rafforzare organizzazioni di pazienti con disturbi mentali così come di familiari e i caregiver.
2- Fornire degli adeguati servizi di cura basati nella comunità.
Target da raggiungere nel 2020:
– ridurre del 20% il gap tra trattamento e servizi per la salute mentale.
Alcune azioni suggerite:
– Spostare il luogo della cura mentale dagli ospedali a “lunga permanenza” verso setting che forniscano interventi evidence-based, che permettano permanenze brevi, che forniscano servizi di cura tipo day hospital, permettendo ai malati di mente di vivere nelle loro famiglie o comunità.
– Servizi di cura integrati e responsivi: creare servizi di cura orientati al recupero, fornire informazioni ai pazienti su cause/conseguenze/opzioni di trattamento, assicurare la disponibilità di medicinali di base per la salute mentale, migliorare la salute mentale dei figli di genitori con gravi malattie, fornire servizi a bambini/adulti esposti a eventi di vita avversi.
– La salute nelle situazioni di emergenza: includere la salute mentale e il supporto psicologico nella preparazione delle figure che si occupano di emergenze.
– Sviluppo delle risorse umane: creare capacità e conoscenze negli operatori della salute mentale.
3- Implementare strategie per promuovere e prevenire la salute mentale.
Un’attenzione particolare va data ai primi stadi di vita: il 50% dei disturbi mentali esordisce prima dei 14 anni.
Target:
– 80% dei Paesi avranno almeno 2 programmi nazionali di promozione e prevenzione nella salute mentale.
– Ridurre i tassi di suicidio del 20%
Azioni suggerite:
– Aumentare la conoscenza/informazione sulla salute mentale; includere la salute emotiva e mentale come parte dei servizi prenatali e post nascita; fornire programmi per la prima infanzia focalizzati sullo sviluppo cognitivo, senso motorio, psicosociale, e sulla relazione genitori-bambino; ridurre l’esposizione all’uso dell’alcol; prevenire la violenza domestica; proteggere i bambini dall’abuso attraverso il rinforzo dei network e sistemi nella comunità.
– Prevenzione del suicidio: ridurre l’accesso a mezzi potenziali, quali le armi o pesticidi; sensibilizzare i mezzi di comunicazione, promuovere iniziative sul posto di lavoro per la prevenzione del suicidio.
4- Rafforzare i sistemi informativi, l’evidenza scientifica e la ricerca nel campo della salute mentale.
Sono fondamentali le informazioni epidemiologiche sulla prevalenza della malattia mentale, gli aspetti politici e legislativi, dati di out come, dati socio economici; tutti i dati vanno stratificati per età e sesso e devono riflettere le sottopopolazioni.
Target:
– 80% dei paesi raccoglieranno dati e indicatori legati alla salute mentale ogni 2 anni.
Azioni proposte:
– Per quanti riguarda i sistemi informativi: creare un sistema di “sorveglianza” per la salute mentale e il monitoraggio del suicidio.
– Ricerca: dovrebbe essere effettuata in contesti differenti, sulla comprensione e espressione della malattia mentale, fattori protettivi e dannosi, così come sull’efficacia degli interventi.
– Promuovere alti standard etici nella ricerca della salute mentale, assicurandosi che ci sia consenso informato, che non ci siano remunerazioni in cambio, che siano approvate dai comitati etici.
Con il termine ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder) si identifica un disturbo dello sviluppo neuropsichico del bambino che include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività generati dall’incapacità di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente, rendendo difficoltosi, e in taluni casi addirittura impedendo il normale sviluppo e l’integrazione.
Da una recente ricerca, estrapolando i dati del biennio 2012-2013 di alcune regioni italiane dal Registro nazionale ADHD, la prevalenza di tali disturbi varia dall’1% al 3% nella popolazione di età compresa tra 5-17 anni.
La diagnosi e la terapia dell’ADHD sono complesse a causa della natura eterogenea e multifattoriale della patologia e della presenza, nel 70-80% dei casi, di coesistenti problematiche che possono variare da disturbi oppositivo-provocatori, a disturbi della condotta, dell’apprendimento (quali dislessia, disgrafia, ecc.), disturbi d’ansia e, con minore frequenza, disturbi dell’umore, disturbi ossessivo-compulsivi e tic.
Il trattamento ideale per l’ADHD è rappresentato da un approccio di tipo multimodale, vale a dire un trattamento che implica il coinvolgimento di scuola, famiglia e del bambino stesso in un percorso che può variare da terapie comportamentali a cambiamenti dello stile di vita, ad interventi clinico-psicologici e farmaci.
Sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità è possibile trovare il Centro di riferimento più vicino nella propria Regione. Questi Centri, coordinati da neuropsichiatri infantili, sono le uniche strutture abilitate dal Ministero della Salute ad effettuare diagnosi e trattamento per l’ADHD.
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SIP – Società Italiana di Psichiatria: http://www.psichiatria.it/
SINPF – Società Italiana di Neuropsicofarmacologia: http://www.sinpf.it/
20 Centesimi Psichiatria: http://www.20centesimipsichiatria.it/home.html