Il dolore a livello del viso è frequentemente percepito con maggiore intensità rispetto a quello localizzato in altre parti del corpo. Un team di ricercatori statunitensi ha scoperto che il “percorso” che il dolore al viso fa all’interno del cervello va a “sollecitare” anche i centri legati alle emozioni e agli istinti.
(Reuters Health) – Spesso il dolore alla testa e alla faccia sembra più forte e insopportabile di quello percepito in altre parti del corpo. Il fenomeno sarebbe dovuto a uno speciale “percorso” cerebrale che aumenta la sensazione di dolori in questi siti. A evidenziarlo è uno studio condotto su animali da laboratorio da Fan Wang del Duke University Medical Center di Durham, in Carolina del Nord, e colleghi. I risultati sono stati pubblicati da Nature Neuroscience.
La premessa
Per indagare le motivazioni biologiche dell’intensità di questo tipo di dolore, Wang e colleghi hanno esaminato i circuiti cerebrali coinvolti nella percezione del dolore negli animali da laboratorio, concentrandosi sulle differenze tra gli stimoli dolorosi a livello del viso e della zampa. I ricercatori erano già a conoscenza del fatto che i segnali del dolore dal viso viaggiano su entrambi i lati di una zona del cervello chiamata nucleo parabrachiale laterale (PBL).
Il nuovo studio ha dato un’ulteriore evidenza, dimostrando che i segnali del dolore al viso viaggiano in direzione di diversi centri nel cervello legati alle emozioni e agli istinti, dai quali partono input verso il nucleo parabrachiale laterale. Al contrario, i segnali del dolore della zampa viaggiano attraverso il midollo e finiscono in una parte diversa del PBL, sul lato del cervello opposto rispetto a quello della zampa stimolata.
“Il dolore, in particolare quello cronico, non è solo un disturbo sensoriale, ma coinvolge emotivamente la persona – ha spiegato Wang – La scoperta dimostra che le informazioni dolorose vengono elaborate e trasmesse a seconda dello stato cerebrale interno dell’animale. In poche parole, lo stesso stimolo doloroso può essere percepito in modo più o meno grave, a seconda degli stati emotivi in corso”.
Secondo Arne May, dell’Universitaetsklinikum Hamburg Eppendorf, in Germania, non è ancora chiaro “perché esista un percorso del genere, ma probabilmente il motivo sta nel fatto che la porzione faccia/testa è più importante in termini di sopravvivenza”. Mentre Milind Deogaonkar, della Ohio State University di Columbus, ha sottolineato che “questi risultati confermano ciò che vedo ogni giorno nella pratica clinica”.
Ma a differenza di quanto auspicano gli autori dello studio, l’esperto non sarebbe a favore di un intervento chirurgico per affrontare il dolore facciale, quanto piuttosto a “una neuromodulazione dei percorsi cerebrali che contribuiscono agli aspetti emotivi del dolore”.
Fonte: Nature Neuroscience
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)