EMERGENZA COVID-19 | MALNUTRIZIONE

27 Apr 2020

In questo periodo di emergenza è bene prestare attenzione al fenomeno della malnutrizione, prevalente nella popolazione ospedaliera. Quasi sempre infatti nell’atto del ricovero i pazienti presentano condizioni di malnutrizione che spesso, anziché migliorare durante la degenza, peggiorano. A sottolinearlo è Maria Grazia Carbonelli, Direttore UO Dietologia e Nutrizione dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini Roma. 

 

Per “Malnutrizione” si intende una condizione tale per cui un deficit ( malnutrizione per difetto ) o un eccesso ( malnutrizione per eccesso ) di energia , proteine o altri nutrienti determina un’alterazione strutturale e/o funzionale dell’organismo tale da indurre una modificazione della qualità di vita ed un incremento della gravità delle patologie e della loro mortalità.
La malnutrizione è un fenomeno prevalente nella popolazione ospedaliera . Quasi sempre all’atto del ricovero i pazienti presentano condizioni di malnutrizione che, spesso, anziché migliorare durante la degenza, peggiorano contribuendo al fenomeno della malnutrizione “ iatrogena” uno stato di carenze nutrizionali indotte o favorite dalla ospedalizzazione.
La malnutrizione calorico proteica è una malattia nella malattia , accresce la vulnerabilità del paziente, favorisce un aumento delle complicanze, riduce la cicatrizzazione delle ferite, riduce la risposta immunitaria predisponendo il paziente alle infezioni ospedaliere.
Inoltre riducendosi la massa muscolare diminuisce la forza fisica e si induce un disagio psicologico che spesso si accompagna a depressione e scarso interesse per il cibo cosa che peggiora ulteriormente la situazione.
Tutto questo determina un prolungamento della degenza una mortalità 3 volte maggiore rispetto ai pazienti ben nutriti e in conseguenza un notevole aumento dei costi sanitari.
I pazienti ospedalizzati CoV-2 positivi e sintomatici risultano più esposti a rischio di malnutrizione, che può peggiorare le loro condizioni cliniche.

Sia la malnutrizione calorico proteica che la condizione di sovrappeso ed ancor più di obesità si associano ad un aumento sensibile della complicanze in questi pazienti; viene segnalato, in questa pandemia COVID, che i pazienti obesi e con malattie metaboliche come il diabete sono quelli che hanno più difficoltà terapeutiche e una più lenta ripresa .

Il rischio nutrizionale si aggrava con l’immobilità a letto responsabile della perdita di massa magra che peggiora le condizioni cliniche dei pazienti COVID. Combattere la sarcopenia serve anche a migliorare la funzione respiratoria di questi malati così gravemente compromessa. L’intervento nutrizionale nel soggetto affetto da COVID ha finalità terapeutiche specifiche e/o di prevenzione delle complicanze. L’obiettivo principale è quello di garantire la sicurezza alimentare e l’adeguatezza nutrizionale delle diete dei pazienti ospedalizzati partendo dal concetto che la dietoterapia è parte integrante della cura.
Nei soggetti non ventilati meccanicamente, non critici, con media/lieve sintomatologia può essere utilizzata l’alimentazione orale ; bisogna però tener presente che sia l’infezione che le terapie farmacologiche possono spesso ostacolare l’alimentazione orale provocando inappetenza, dispnea correlata alla masticazione e sintomi gastrointestinali (nausea, vomito, alterazioni dell’alvo).

Il primo approccio nutrizionale non si discosta quindi da quanto raccomandato per i pazienti a rischio di malnutrizione o francamenti malnutriti, ovvero la somministrazione di alimenti naturali e di preparazioni alimentari a consistenza modificata e con implementazione calorica e proteica.
La dieta dovrà essere ipercalorica, iperproteica, adeguata alla presenza di eventuali comorbilità (diabete, Insufficienza renale, ipertensione, ecc.) e considerare la capacità di masticazione e/o deglutizione del paziente.
I pasti dovranno essere a bassa carica batterica, facilmente digeribili, e prevedere 2-3 spuntini composti da: yogurt, budini, latte e biscotti, miele e confettura di frutta. La fornitura di acqua deve essere almeno di un litro e mezzo.
Negli spuntini è consigliabile aggiungere Integratori Nutrizionali ipercalorici, iperproteici o specifici per patologie, preferibilmente liquidi, che dovranno essere assunti a piccoli sorsi, nell’arco della giornata. E’ necessario considerare che il 20% dei pazienti presenta sintomi gastrointestinali (dolori addominali e diarrea), provocati sia dall’infezione, sia dalla terapia farmacologica. In questo caso la dieta dovrà essere confezionata senza fibra e priva di lattosio.

È necessario il monitoraggio della quantità di cibo ingerito dal paziente (valutazione degli scarti) ed in caso di insufficiente alimentazione procedere a:

inserimento di integratori nutrizionali per os (ipercalorici, iperproteici o specifici per patologie) che possono anche coprire tutto il fabbisogno calorico e proteico giornaliero
ricorso alla Nutrizione Enterale (NE), quando le capacità di deglutizione sono compromesse; ricorrere alla Nutrizione Enterale tramite sondino naso digiunale in caso di alto rischio di aspirazione, o in presenza di nausea e/o vomito persistenti
– eventuale Nutrizione Parenterale Periferica (NPP) nel caso ci sia la necessità di implementazione calorico/proteica.
Nutrizione Parenterale Totale (NPT) nel caso in cui non sono praticabili né l’alimentazione per bocca, né la N.E.

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