L’aumento esponenziale dei casi di positività al COVID-19, nonostante le cautele derivate dalla applicazione dei recenti decreti del presidente del consiglio, accresce il rischio di contaminazione dei pazienti infertili e del personale dei centri di medicina della riproduzione nelle prossime settimane.
Mentre vi sono dati preliminari sui rischi in donne COVID-19 positive in gravidanze avanzate (terzo trimestre) non si conosce nulla sull’effetto del virus in questione sulle gravidanze iniziali sia per la madre che per il nascituro né si conoscono gli eventuali effetti delle cure relative sul prodotto del concepimento.
Per questi motivi attendere l’avvento del picco delle infezioni (e la successiva possibile immunizzazione) prima di intraprendere cicli di Procreazione Medicalmente Assistita non differibili o perché urgenti e portare a rapida conclusione i cicli in corso, pare un approccio corretto e appropriato.
Ridurre inoltre i rischi della necessità di utilizzare posti letto ospedalieri, sale chirurgiche o terapie intensive legati ad eventuali complicanze derivate dall’esecuzione di programmi di concepimenti assistiti risulta oggi un atto dovuto nei confronti della popolazione e dei colleghi che stanno combattendo una lotta al limite delle risorse umane ed economiche.
L’impatto psicologico e morale sulla popolazione e sugli operatori di un letto di terapia intensiva occupato da una giovane paziente in cui la gravidanza è stata indotta grazie a programmi di concepimento assistito è negativo al punto di consigliare di eseguire solo i trattamenti urgenti e indifferibili, rimandando la ricerca della gravidanza anche utilizzando in maniera estensiva le tecniche di crioconservazione di gameti ed embrioni.
Riportiamo inoltre in maniera schematica le raccomandazioni della Società Europea di Riproduzione ed Embriologia (ESHRE), del Royal College of Physicians e della Società Belga di Medicina della Riproduzione (BSRM)
Terminare i cicli di induzione della crescita follicolare multipla per fecondazione in vitro e imporre di congelare ovociti o embrioni nel caso in cui la paziente presenti sintomi di infezione da COVID-19
Queste raccomandazioni possono rapidamente essere modificate da nuove informazioni scientifiche o da direttive governative.