EMERGENZA COVID-19 | PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA

2 Apr 2020

Ringraziamo Paolo Emanuele Levi-Setti, Direttore Dipartimento di Ginecologia Divisione di Ginecologia e Medicina della Riproduzione Humanitas Fertility Center, per aver condiviso con noi le raccomandazioni della SIFES e della Fondazione PMA Italia in relazione alla pandemia da SARS2. Leggiamo:

Attendere l’avvento del picco delle infezioni (e la successiva possibile immunizzazione) prima di intraprendere cicli di Procreazione Medicalmente Assistita non differibili o perché urgenti e portare a rapida conclusione i cicli in corso, pare un approccio corretto e appropriato”

Non perdete questo prezioso contributo. Buona lettura!

 

L’aumento esponenziale dei casi di positività al COVID-19, nonostante le cautele derivate dalla applicazione dei recenti decreti del presidente del consiglio, accresce il rischio di contaminazione dei pazienti infertili e del personale dei centri di medicina della riproduzione nelle prossime settimane.

Mentre vi sono dati preliminari sui rischi in donne COVID-19 positive in gravidanze avanzate (terzo trimestre) non si conosce nulla sull’effetto del virus in questione sulle gravidanze iniziali sia per la madre che per il nascituro né si conoscono gli eventuali effetti delle cure relative sul prodotto del concepimento.

Per questi motivi attendere l’avvento del picco delle infezioni (e la successiva possibile immunizzazione) prima di intraprendere cicli di Procreazione Medicalmente Assistita non differibili o perché urgenti e portare a rapida conclusione i cicli in corso, pare un approccio corretto e appropriato.

Ridurre inoltre i rischi della necessità di utilizzare posti letto ospedalieri, sale chirurgiche o terapie intensive legati ad eventuali complicanze derivate dall’esecuzione di programmi di concepimenti assistiti risulta oggi un atto dovuto nei confronti della popolazione e dei colleghi che stanno combattendo una lotta al limite delle risorse umane ed economiche.

L’impatto psicologico e morale sulla popolazione e sugli operatori di un letto di terapia intensiva occupato da una giovane paziente in cui la gravidanza è stata indotta grazie a programmi di concepimento assistito è negativo al punto di consigliare di eseguire solo i trattamenti urgenti e indifferibili, rimandando la ricerca della gravidanza anche utilizzando in maniera estensiva le tecniche di crioconservazione di gameti ed embrioni.

Riportiamo inoltre in maniera schematica le raccomandazioni della Società Europea di Riproduzione ed Embriologia (ESHRE), del Royal College of Physicians e della Società Belga di Medicina della Riproduzione (BSRM)

  • Terminare i cicli di induzione della crescita follicolare multipla per fecondazione in vitro e suggerire di congelare ovociti o embrioni

 Terminare i cicli di induzione della crescita follicolare multipla per fecondazione in vitro e imporre di congelare ovociti o embrioni nel caso in cui la paziente presenti sintomi di infezione da COVID-19

  • Scoraggiare fortemente le pazienti e le coppie di iniziare nuove induzioni della crescita follicolare multipla per tecniche di PMA di I e II livello e preparazioni endometriali finalizzate a trasferimenti di embrioni congelati, ad eccezione per le tecniche omologhe di II livello, che possono essere eseguite in tutti i casi in cui la paziente presenta un ridotto tempo disponibile per cercare di ottenere una gravidanza, ovvero una ridotta riserva ovarica [in accordo ai criteri di Bologna] o una età vicina ai 43aa).
  • Essere pronti a trattamenti urgenti di preservazione della fertilità in pazienti oncologiche

Queste raccomandazioni possono rapidamente essere modificate da nuove informazioni scientifiche o da direttive governative.

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