A Padova il primo caso al mondo: una giovane donna è completamente guarita dall’ipertensione arteriosa con un intervento di crio-ablazione. Lo straordinario risultato è stato pubblicato oggi su “The American Journal of Hypertension”.
È il primo caso al mondo di crio-ablazione utilizzata per curare l’ipertensione arteriosa. Una procedura innovativa, mai utilizzata prima per questo tipo di patologia, ha permesso al gruppo della clinica dell’ipertensione arteriosa guidato dal professor Gian Paolo Rossi di guarire definitivamente l’ipertensione in una giovane donna, affetta da un piccolissimo tumore secernente renina, diagnosticato a Padova grazie all’impiego di sofisticati approcci di tipo diagnostico e terapeutico.
La tecnica
La crio-ablazione è stata eseguita con leggera anestesia per via percutanea con l’inserimento di un ago di 16 gauge (circa 1,5 mm) nel fianco destro sotto guida della TC Tomografia Computerizzata. Dopo aver prelevato un cito aspirato – piccolo frammento grazie ad un semplice ago per la conferma citologica della diagnosi – è stata inserito sempre per via percutanea nel forellino del primo ago un secondo ago specializzato per la crio-ablazione della lesione (reninoma) confermata nel rene collegato alla macchina (Iceroad, Galil Medical, Israel apparecchiatura utilizzata per la crio-ablazione).
Sono stati eseguiti quindi due cicli di raffreddamento di 10 minuti intervallati da due cicli di riscaldamento, verificando durante la procedura che la palla di ghiaccio formatasi in ognuno dei cicli includesse completamente il tumore, che congelato va in necrosi e non dà più danno alla persona.
Alla fine della procedura una scansione TC con mezzo di contrasto ha escluso eventuali, possibili emorragie.Tutta la procedura è stata ben tollerata dalla paziente che è stata dimessa il giorno successivo a questo intervento. Un anno dopo i suoi valori di renina in circolo (che prima era prodotta in eccesso per il tumore) sono risultati invece normali e la pressione arteriosa è normale senza l’assunzione di alcun farmaco.
“Questi tumori – ha osservato il professor Rossi – sono considerati rarissimi: infatti ne sono stati diagnosticati soltanto 102 casi nel Mondo sin dalla prima descrizione nel 1967 a Glasgow. Ciò dipende in larga misura dal fatto chesono assai difficili da riconoscere in quanto spesso sfuggono all’imaging (ecografia e TAC) perché sono minuscoli (di pochi millimetri), e possono presentarsi con valori di renina nel plasma non misurabili con la necessaria precisione, soprattutto allorché si usino i vecchi metodi di dosaggio radioattivo”.
Lo studio scientifico
Nell’Azienda Ospedaliera/Università di Padova, grazie a uno studio condotto lo scorso anno, i vecchi metodi di dosaggio della renina e dell’aldosterone radioattivi sono stati sostituiti con un nuovo metodo chemi-luminescente sviluppato in Italia ed oggi venduto in tutto il Mondo. Autori dello studo: Giuseppe Maiolino, Michele Battistel, Giulio Barbiero, Valeria Bisogni e Gian Paolo Rossi.
“Dopo l’introduzione di questo metodo – ha aggiunto Rossi – negli ultimi sei mesi abbiamo potuto diagnosticare due casi di tumore secernente renina, un dato che si commenta da solo considerando che nei 35 anni precedenti ne erano stati riconosciuti soltanto due altri casi”.
“Il caso in questione – ha detto Giuseppe Maiolino, autore dello studio pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista statunitense The American Journal of Hypertension – presenta numerose caratteristiche uniche. Si trattava di un tumore assai piccolo che s’era manifestato con un quadro clinico del tutto simile a una lieve forma di ipertensione essenziale. Questi tumori pongono difficoltà sotto il profilo chirurgico assai rilevanti perché sono di difficile reperimento da parte del chirurgo e sono soggetti a complicanze emorragiche con elevata frequenza”.
“Pertanto – ha commentato ancora il professor Rossi – insieme al dr. Michele Battistel e dr. Giulio Barbiero, Radiologi interventisti dell’Istituto di Radiologia dell’Università diretto dal professor Diego Miotto, abbiamo scelto per la terapia una strada innovativa. S’è trattato di una procedura di crio-ablazione che ha permesso di guarire la paziente senza alcun intervento con un ricovero durato solo due giorni”.
A distanza di oltre un anno la paziente è normotesa senza dover assumere alcun farmaco per l’ipertensione. “Oggi – ha specificato Rossi – riusciamo a riconoscere una causa dell’ipertensione su cui è possibile intervenire guarendo l’ipertensione all’incirca nel 25% dei pazienti che arrivano al nostro Centro da tutta Italia. Ciò è assai importante dal punto di vista della qualità della vita dei pazienti e della spesa farmaceutica. Si tratta infatti di pazienti che in passato venivano considerati affetti da ipertensione essenziale ed avviati ad una terapia farmacologica che doveva durare per tutta la vita. Questi risultati dimostrano l’importanza della ricerca nel migliorare la qualità delle cure fornendo soluzioni molto più semplici e gradite ai nostri pazienti”.