Le cheratosi: il sole il principale fattori di rischio per la loro formazione

11 Ott 2011

Che cosa sono le cheratosi e qual è la causa? È possibile prevenirle? Quando è necessaria l’asportazione? Ne abbiamo parlato con il Professor Enzo Berardesca, Direttore del Dipartimento di Dermatologia Infiammatoria ed Immunoinfettivologica e della Struttura Complessa di Dermatologia Clinica dell’Istituto Dermatologico S. Maria e S. Gallicano, Roma.

Professor Berardesca, che cosa sono le cheratosi?

Le cheratosi sono alterazioni della cute caratterizzate da un ispessimento dello strato più superficiale della pelle. Possono avere forma rotondeggiante o irregolare con dimensioni variabili da pochi millimetri a più di un centimetro di diametro e un colore più scuro rispetto al resto della pelle, dovuto alla presenza di melanina prodotta durante l’esposizione al sole, che ne è il fattore responsabile della loro formazione. Di contro, nelle persone di pelle chiara, le cheratosi appaiono rosa pallido, a volte con la superficie umida.

Chi è a maggior rischio di sviluppare le cheratosi?

Le cheratosi sono un disturbo piuttosto comune, interessa infatti all’incirca il 75% delle persone di età superiore ai 50 anni, ma essendo espressione tipica del fotoinvecchiamento determinato da una continua esposizione solare, sono maggiormente a rischio coloro che lavorano all’aria aperta, come i marinai o i contadini, o chi fa largo uso di lampade abbronzanti. Non è un caso pertanto che le zone in cui si localizzano maggiormente le cheratosi siano il viso e il dorso delle mani, vale a dire le aree della cute più soggette a ricevere i raggi ultravioletti. La percentuale di sviluppo di cheratosi aumenta poi in presenza di pelle chiara e/o dell’uso di solari con scarso fattore di protezione.

 Le cheratosi sono sintomatiche?

No. Nella maggior parte dei casi le cheratosi non si caratterizzano per alcun sintomo, non causano dolore né sono contagiose, seppure va detto che possono provocare prurito quando irritate, ad esempio grattandole. Le cheratosi si possono trattare con terapie mediche, fisiche e chirurgiche.

Quando vi è effettiva necessità di ricorrere al bisturi?

Solo in casi estremi, di norma si ricorre alla chirurgia quando esiste il sospetto che non si tratti di una semplice cheratosi ma che possa esserci in atto un processo di trasformazione tumorale, seppure poco frequente.

Come riconoscere una cheratosi? A quali esami sottoporsi per confermarne la diagnosi?

Di norma è sufficiente una semplice osservazione da parte di un dermatologo, ma qualora sussistesse qualche dubbio diagnostico, è possibile effettuare una video microscopia, vale a dire un esame non invasivo che, attraverso un apparecchio collegato ad una telecamera che viene appoggiata sulla lesione, consente di visualizzare su di un monitor le immagini ingrandite della lesione. Con questo procedimento si ha così la possibilità di osservare con assoluta precisione le caratteristiche intrinseche della cheratosi sospetta.

Quali sono le tecniche chirurgiche utilizzate per l’asportazione delle cheratosi?

Oggi le tecniche più frequenti per l’asportazione delle cheratosi sono la crioterapia e il laser; entrambe non richiedono punti di sutura e la scelta di una rispetto all’altra dipende principalmente dalle preferenze e dall’esperienza del dermatologo che la esegue. In particolare la crioterapia, sfruttando la capacità del freddo prodotto con l’azoto liquido di bruciare i tessuti, congela la pelle per consentire l’asportazione della cheratosi la cui cicatrice guarisce in circa 10-15 giorni. Il laser, invece, che vaporizza la pelle interessata dalla cheratosi attraverso emissioni di energia luminosa, è adatto a curare lesioni di piccole dimensioni.

Quali precauzioni avere dopo l’eventuale chirurgia?

La crosticina che si forma sull’area trattata va protetta con un cerotto per evitare lo sfregamento con gli indumenti e la stessa attenzione a non staccarla precocemente, e prolungare così i tempi di cicatrizzazione, va prestata quando ci si lava. Inoltre, dopo l’intervento è bene evitare di esporsi al sole per almeno un mese e, se necessario, usare creme solari con fattori protettivi molto alti per 30-60 giorni.

Esistono alcune regole per prevenire la formazione delle cheratosi?

L’importante è, innanzitutto, evitare esposizioni al sole e fare uso di creme solari ad alto fattore protettivo per allontanare il rischio di eritemi e scottature che possono facilitare la formazione di cheratosi. Inoltre è consigliabile utilizzare creme all’acido glicolico, al retinolo o contenenti beta-glucano che irrobustiscono il microcircolo e favoriscono la produzione di collagene e fibre elastiche per il mantenimento della pelle integra e sana.

La dieta può influire sulla formazione di cheratosi?

Non ci sono studi scientifici che dimostrano l’utilita’ della dieta, comunque sulla tavola non devono mancare alimenti ricchi di vitamina A (burro, uova, formaggi, frutta e verdura giallo-arancio) e vitamina E (oli, ortaggi verdi, germe di grano, noci e mandorle) che contrastano l’azione dei radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento della pelle. Importanti sono anche gli acidi grassi essenziali (meglio noti come vitamina F), presenti negli stessi alimenti ricchi di vitamina A, che contribuiscono anch’essi a tenere sane e protette le cellule dell’epidermide.

Francesca Morelli

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