La Lombardia, prima regione italiana biotech, sarà anche la prima a varare, entro autunno, una legge regionale su Ricerca e innovazione. Lo ha annunciato Luca Del Gobbo, assessore regionale all’Università, Ricerca e Open Innovation, in visita alla sede Pfizer a Milano, dove si svolgono attività di ricerca clinica e sviluppo oncologico, regolatorie e di farmacovigilanza a livello globale. È una notizia che rasserena l’animo degli operatori e degli investitori nel settore che, attualmente, vedono alcune criticità da risolvere. «Ricerca-innovazione e settore sanitario e farmacologico sono due facce della stessa medaglia: devono crescere insieme, l’una al servizio dell’altra» afferma Del Gobbo. «La Lombardia è già oggi l’epicentro di un sistema ricchissimo e articolato di innovazione che è alla base delle eccellenze che vantiamo in molteplici campi». Solo per citare alcuni dati: «nella nostra regione si svolge il 60% delle sperimentazioni cliniche di tutto il Paese, si trova un terzo delle imprese biotech e un fatturato raccolto pari a 3,2 miliardi di euro». L’innovazione tecnologica rappresenta sicuramente un driver per riqualificare la spesa sanitaria, aumentandone efficienza e produttività, secondo Del Gobbo, e «in questa direzione si inserisce il percorso avviato per la realizzazione della prima legge regionale in Ricerca e innovazione in Lombardia» nella consapevolezza dell’importanza che hanno questo tema e questa Regione nel contesto più ampio nazionale.
«Stiamo coinvolgendo istituti, centri di ricerca, università e rappresentanti del mondo delle imprese perché contribuiscano a raggiungere questo traguardo». Più che sui contenuti, l’assessore si sofferma sul metodo di consultazione che si è voluto usare prima di emanare la legge, ovvero quello della “sussidiarietà orizzontale”. «Sul nostro portale ‘Open innovation’ abbiamo dato la possibilità a ogni cittadino di dare suggerimenti, contributi e anche critiche per far sì che la politica delle Istituzioni si basi su un continuo confronto con chi è protagonista del mondo della ricerca e dell’innovazione» spiega.
«Abbiamo inoltre aperto tavoli istituzionali ‘classici’ con presidenti, direttori scientifici e direttori generali di enti sia pubblici sia privati e avremo tavoli con il mondo dell’università e dell’impresa» continua l’assessore «ma l’obiettivo di questa legge è soprattutto quello di dare una governance nuova, offrendo un rapporto diretto e costruttivo con chi è in prima linea in questo settore». In attesa della presentazione in Consiglio della legge, Del Gobbo annuncia il varo di un provvedimento entro l’estate per dare subito una risposta chiara alle attese: si tratta di un finanziamento mirato a progetti di ricerca meritevoli (lo stanziamento nella fase iniziale di sperimentazione sarà intorno ai 20 milioni di euro, per poi passare a 100, pari a 2,5-4 milioni di euro per progetto) con il quale si intendono sostenere le imprese lombarde (anche medio-piccole) che si affiancano ai centri di ricerca e alle università. «Mettere a disposizione risorse per la ricerca e l’innovazione in Lombardia può avviare il motore dell’intera nazione» conclude Del Gobbo.
«Abbiamo dimostrato che eccellenza produttiva e safety italiane sono gold standard a livello mondiale» conferma Massimo Visentin, amministratore delegato e presidente di Pfizer in Italia. «Negli Stati Uniti chi investe deve decidere tra Italia, Giappone, Francia e Paesi emergenti. Noi siamo la prova che scegliere l’Italia è possibile. Lo dimostra il centro di Milano in cui ci troviamo, dove al responsabile italiano del ‘Global Pharmacovigilance Office’ riportano circa 650 colleghi, che lavorano nelle ‘Drug Safety Units’ in oltre 60 Paesi». Sempre nel capoluogo lombardo ha sede anche il team di ricerca clinica e sviluppo oncologico, con interazioni continue con esperti internazionali e centri oncologici di eccellenza a livello italiano e mondiale per lo sviluppo di farmaci innovativi. Nel nostro Paese, però – nonostante il settore farmaceutico sia strategico, costituito da 174 siti produttivi e secondo solo alla Germania come valore di produzione – esistono alcune criticità che possono rappresentare un freno anche per un’azienda leader. Tra i fattori citati di ordine generale vi sono la stabilità politica e una governance che superi il problema delle risorse insufficienti e garantisca ai pazienti il diritto di essere curati. Per far fronte alla carenza di interlocutori adeguati ai fini della ricerca clinica, invece, «abbiamo sviluppato un programma denominato ‘Inspire’» riprende Visentin.
«È un’etichetta con cui accreditiamo centri che, a livello mondiale, hanno dato prova di eccellenza organizzativa per velocità di approvazione degli studi, arruolamento dei pazienti e disponibilità di figure professionali mediche, amministrative e manageriali dedicate all’attività scientifica. Tali centri possono interfacciarsi con noi e sono agevolati nell’assegnazione di studi clinici. In Italia abbiamo solo 6 centri accreditati, dei quali 3 sono a Milano (Humanitas di Rozzano, Ieo e San Raffaele) e 3 a Roma: bisognerebbe arrivare nel giro di un anno almeno a 10».
Forte preoccupazione è stata infine espressa in relazione a una determina Aifa del 30 marzo scorso – di cui è stato chiesto il ritiro – in base alla quale sono identificati alcuni criteri che, se soddisfatti, farebbero considerare bioequivalenti sotto il profilo terapeutico farmaci con principi attivi diversi. L’obiettivo di questa determina è quello di mettere in competizione i prodotti attraverso le gare ma ciò, secondo Visentin, sarebbe completamente contro il concetto di copertura brevettuale. Inoltre, aggiunge, costituirebbe un grave danno per i pazienti che verrebbero considerati uguali in quanto non ci sarebbe più la personalizzazione del farmaco in base alle necessità del singolo. In ogni caso, «ci auguriamo che dall’incontro odierno possano concretizzarsi nuove opportunità di collaborazione pubblico-privato con una Regione all’avanguardia sul fronte dell’innovazione, come quella della Lombardia, così da continuare ad attrarre investimenti e produrre valore per i cittadini lombardi e il Paese» conclude Visentin.
Da Doctor33