In Piemonte continua a scendere il numero delle persone che scoprono di aver contratto l’Hiv. Nel 2016 sono stati 255. Per dare attuazione a quanto predisposto dal nuovo Piano nazionale Aids 2017-2019, la Regione annuncia un nuovo progetto che vedrà i Centri per le Infezioni Sessualmente Trasmesse (Ist) di Torino riuniti in un Centro unico multidisciplinare per la salute sessuale.
Per dare attuazione a quanto predisposto dal nuovo Piano nazionale Aids 2017-2019, che fissa le azioni da perseguire per il raggiungimento degli obiettivi indicati come prioritari dalle agenzie internazionali (Ecdc, Unaids, Oms), la Regione Piemonte rilancia il suo impegno nella lotta alla diffusione dell’HIV e delle infezioni sessualmente trasmesse con un nuovo progetto: la nascita a Torino del Centro Multidisciplinare per la salute sessuale.
A distanza di oltre 15 anni di attività della Rete dei Centri per le Infezioni Sessualmente Trasmesse (IST) è stata prevista la riorganizzazione dei Centri presenti nella città di Torino in un centro unico: il Centro multidisciplinare per la salute sessuale.
Ad annunciarlo la Regione in una nota. Nella nota si spiega che il nuovo servizio continuerà a garantire ai cittadini le prestazioni di diagnosi e cura delle IST con accesso diretto, in gratuità e anonimato integrandole con nuove funzioni volte alla promozione della salute sessuale nel suo complesso, operando in stretto raccordo con i servizi sanitari a vario titolo dedicati (Malattie Infettive, Rete dei Consultori, Rete regionale SVS, Servizi Vaccinali) e fornendo consulenza specialistica e supporto alla programmazione regionale.
Il Centro multidisciplinare per la salute sessuale, collocato in una struttura dedicata nel Dipartimento di prevenzione dell’ASL unica Città di Torino, opererà in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino e il SeReMi dell’ASL di Alessandria.
Intanto, riferisce la nota, in Piemonte continua a scendere il numero delle persone che scoprono di aver contratto l’Hiv. Nel 2016 sono stati 255.
L’infezione da HIV riguarda prevalentemente gli uomini. Tra le donne le diagnosi sono in calo, in particolare tra le italiane che rappresentano nel 2016 il 9% dei casi in persone nate nel nostro Paese.
Risulta in crescita costante, invece, il numero di persone che vivono con l’HIV in Piemonte, circa 9.000 all’inizio del 2017 (2 ogni 1.000 piemontesi).
La frequenza di HIV risulta 3 volte maggiore tra gli uomini rispetto alle donne e in alcune classi di età è particolarmente alta: tra gli uomini piemontesi dai 45 ai 54 anni raggiunge lo 0,7% circa.
Nel 2016, i casi di nuova diagnosi di HIV negli stranieri sono 99. Anche l’andamento dei tassi di incidenza in questa parte della popolazione presenta un trend in riduzione. Si tratta prevalentemente di persone originarie di Paesi ad alta diffusione di HIV.
La principale modalità di trasmissione dell’HIV in Piemonte sono i rapporti sessuali non protetti, questa modalità riguarda, nel 2016, il 97% dei casi totali. Negli ultimi 10 anni si osserva una crescita delle diagnosi attribuibili ai rapporti sessuali non protetti tra uomini. Una lieve riduzione si osserva, invece, per quanto riguarda le diagnosi riferibili ai rapporti eterosessuali non protetti tra gli italiani.
Il tasso di incidenza più elevato (18 casi per 100.000) si registra tra i giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni, che rappresentano circa un terzo dei casi totali diagnosticati nell’ultimo anno.
Nel 2016, sul totale delle 255 nuove diagnosi di HIV, 112 (44%) riguardano persone che hanno effettuato un test HIV risultato negativo in passato, di queste 58 (23% dei casi totali) lo hanno eseguito nei due anni precedenti la diagnosi di sieropositività per HIV.
Resta molto alto il numero di persone che arrivano tardi alla diagnosi, quando il loro sistema immunitario è già compromesso o quando si è già sviluppata la malattia (Aids).
Nel 2016, la diagnosi tardiva riguarda il 35% dei casi totali, valore che non si discosta in modo significativo da quanto rilevato negli ultimi cinque anni.
“Sul calo delle nuove diagnosi di infezioni da Hiv in Piemonte – si osserva nella nota – hanno sicuramente giocato un ruolo determinante l’efficacia dei farmaci nel ridurre la carica virale nelle persone con HIV e gli interventi di prevenzione primaria e secondaria messi in atto negli anni. Per ottenere una riduzione più significativa è necessario orientare gli interventi essenzialmente su tre ambiti: prevenzione primaria (mirata ai gruppi più a rischio); prevenzione secondaria (diagnosi precoce), presa in carico tempestiva e aderenza al trattamento. Per aumentare il numero di persone HIV positive consapevoli del loro stato (diagnosi precoce) deve essere potenziata l’offerta del test HIV, su tutto il territorio regionale, come prevede il documento Politiche di offerta del test HIV in Piemonte”.
Da QS