Medicina di Genere. Si insegnerà in 59 Università italiane

21 Mar 2017

Il processo di alfabetizzazione  dei medici italiani è già iniziato. La diffusione di Corsi di aggiornamento  che hanno  come obiettivo: formare ed informare gli operatori sanitari  su come il sesso-genere influenzi lo stato di salute della popolazione, la promozione di una ricerca scientifica basata studi clinici condotti in campioni di popolazione in cui maschi e femmine sono egualmente arruolati

E’ recente la notizia che  ben 59 università italiane inseriranno la Medicina di Genere nella formazione dei futuri medici.  Le Società Scientifiche, gli Ordini dei Medici,  l’Istituto Superiore di Sanità  e l’Università  fanno parte della  “rete italiana della Medicina di Genere”.

In attesa  che i futuri medici  abbiano consolidato le conoscenze in merito delle diversità delle manifestazioni cliniche delle malattie, del diverso assorbimento dei farmaci e delle diverse reazioni avverse nel maschio e nella femmina (così come nell’anziano e nel bambino), gli Ordini dei medici e le Società scientifiche in particolare, da anni stanno lavorando attivamente sulla promozione della conoscenza delle differenze di genere.
La Federazione degli Ordini dei Medici, con il gruppo di lavoro Salute e Medicina di Genere, dal 2015 promuove la realizzazione di  Corsi di Medicina di genere negli ordini delle regioni italiane.

Le due società italiane di Medicina di genere (Giseg  e Centro Studi Medicina di Genere), la Fadoi –  Federazione degli internisti ospedalieri che da 10 anni ha una sezione di Medicina di genere che organizza  annualmente corsi di formazione per i propri iscritti, la SIMG  (Società di Medicina  generale), lavorano attivamente per sconfiggere la cecità di genere.
Il processo di alfabetizzazione  dei medici italiani è già iniziato.  La diffusione  di Corsi di aggiornamento  che hanno  come obiettivo: formare ed informare gli operatori sanitari  su come il sesso-genere influenzi lo stato di salute della popolazione, la promozione di una ricerca scientifica basata studi clinici condotti in campioni di popolazione in cui maschi e femmine sono egualmente arruolati, rappresentano la realtà italiana in cui la formazione  degli operatori è un processo in espansione che si appresta a divenire capillare, anche attraverso i corsi Fad.

In un contesto nazionale in cui la mortalità cardio-cerebrovascolare è del 38.7% nel maschio e del 48.4% nella femmina ed in cui la ignoranza  della diversità dei sintomi dell’ictus e dell’infarto maschio/femmina  è quasi completa, con ritardi colposi nell’accesso al sistema di emergenza, la Fism, la federazione  che rappresenta le società scientifiche italiane, ha un ruolo fondamentale, non solo nel sensibilizzare trasversalmente gli operatori sanitari a questo nuovo approccio alla medicina, ma nella diffusione di linee guida e nella promozione di comportamenti proattivi, coinvolgendo il cittadino utente.

Da QS

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