Policlinico Federico II, nasce il centro antiviolenza

8 Mar 2021

Un percorso diagnostico terapeutico assistenziale per la presa in carico globale delle vittime di violenza

Una rete di servizi interni di alta specialità e la stretta collaborazione con il territorio

per fornire risposte immediate e continuità di assistenza

 

Un’equipe multidisciplinare, una rete di servizi interni specializzati e la diretta collaborazione con i centri territoriali. Queste le caratteristiche del centro antiviolenza da oggi attivo al Policlinico Federico II e collocato presso il Pronto Soccorso Ostetrico-Ginecologico dell’Azienda. Un percorso diagnostico terapeutico assistenziale che ha l’obiettivo di fornire una risposta immediata alle donne vittime di violenza, ma anche di garantire un servizio di presa in carico globale che tenga conto della sfera psicologica, della tutela dei minori, degli aspetti medico-legali. A dare il via al servizio, un simbolo, l’installazione di una panchina rossa nel prato antistante l’edificio 9. L’iniziativa dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, guidata da Anna Iervolino,  vede l’impegno di Maurizio Guida referente del Centro antiviolenza, Giuseppe Bifulco Direttore del Dipartimento Materno Infantile, Andrea De Bartolomeis Direttore della UOC di Psichiatria e Psicologia. Sono intervenuti Giovanni Melillo Procuratore della Repubblica del Tribunale di Napoli, Matteo Lorito Rettore dell’Università Federico II, Maria Triassi Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia, il capitano dei carabinieri Luca Leccese e Luigi Califano Direttore del Dipartimento Testa-Collo dell’Azienda.

“Pandemia ombra” così le Nazioni Unite hanno definito il dilagare della violenza di genere nel mondo durante la pandemia, in un periodo in cui lockdown e quarantena, strategie chiave per limitare la diffusione del contagio da Covid-19, sono diventate ineludibili cause di isolamento e convivenza forzata.

Un netto incremento delle varie forme di violenza di genere, da quella verbale a quella fisica o sessuale che sta caratterizzando questo anno così complesso a livello globale. Ed è per questo che abbiamo pensato ad un percorso completo che può contare su una consolidata rete di servizi specialistici interni, grazie alla sinergia con le nostre unità di psicologia, pediatria e medicina legale e stiamo implementando una forte collaborazione con i centri territoriali per garantire la continuità dell’assistenza e l’idoneo supporto per un reinserimento progressivo delle vittime nella quotidianità”, spiega il Professore Maurizio Guida, referente del Centro antiviolenza dell’AOU Federico II.

 

La formazione è la parola chiave del percorso. Il personale addetto al centro antiviolenza ha conseguito, infatti, il titolo idoneo rilasciato dall’Istituto Superiore di Sanità, ed estenderà, attraverso un processo di formazione a cascata sui temi della violenza di genere, le proprie conoscenze ad altri professionisti sanitari, in modo da costituire un team esteso in grado di fronteggiare situazioni di emergenza. È compito dei sanitari, in particolare, fornire agli inquirenti documentazioni puntuali rispetto allo stato delle vittime e alle circostanze appurate, ed effettuare la valutazione del cosiddetto “rischio futuro”, cioè fare il calcolo, con appositi punteggi, delle condizioni che predispongono alla ripetizione delle violenze.

 

Tutte le presunte vittime avranno una corsia riservata di accesso al Pronto Soccorso, in virtù dello specifico codice giallo, e  disporranno di locali riservati e di strumentazioni specifiche– continua il prof. Guida. Il team del Policlinico Federico II utilizzerà kit monouso completi, comprendenti le buste da sigillare per la Autorità Giudiziaria e gli indumenti da fornire alle donne in cambio di quelli utili per le indagini; e per i figli è prevista una accoglienza speciale, fino al cosiddetto ricovero sociale, che garantisce alla vittime una completa separazione dall’autore delle violenze, quando sia un congiunto o un convivente”.

Il fenomeno della violenza sulle donne ha implicazioni cruciali, dirette e indirette, per la salute mentale, alcune di evidente impatto, come nel caso dei disturbi da adattamento e dei disturbi post-traumatici da stress, altre più silenti ma che possono portare ad atti estremi come ad esempio il femminicidio latente legato al rischio suicidario nelle donne che subiscono violenza. Vanno, inoltre, considerate le conseguenze della violenza in donne adolescenti che hanno una significativa influenza sulla traiettoria di sviluppo della vita affettiva ed emotiva”, precisa il prof. Andrea De Bartolomeis.

“La panchina rossa è un simbolo importante che deve dare forza soprattutto nei cammini difficili, come nel caso della violenza che segna il destino di troppe donne. Molti passi in avanti sono stati compiuti, in particolare grazie alla nuova legge del 2019 che ha aiutato a consolidare una cultura nelle indagini volta a proteggere e tutelare la vittima” , sottolinea Giovanni Melillo.

“L’inaugurazione di oggi rappresenta insieme una sconfitta e una vittoria. Una vittoria perché con questa iniziativa diamo un segnale importante: che il Policlinico Federico II è in prima linea su questo tema così rilevante e di portata globale. Una sconfitta perché la speranza è che un giorno non avremo più bisogno di centri antiviolenza. L’esigenza di doverlo fare significa ovviamente che il problema c’è, è grave, e dobbiamo affrontarlo”, afferma il prof. Matteo Lorito.

“La violenza non può essere mai banalizzata, sminuita, giustificata. Va piuttosto intercettata tempestivamente– sottolinea Anna Iervolino, Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II- abbiamo il dovere di dare risposte immediate alle vittime di violenza e dobbiamo tutelare le donne attraverso una presa in carico globale, ponendo al centro del nostro operato il loro benessere e quello dei loro figli. Il punto di forza del percorso che abbiamo realizzato è la capacità di dialogo tra le diverse unità e la rete multidisciplinare interna già collaudata che costituiranno un’inestimabile ricchezza per l’efficacia del percorso. La necessità di richiamare l’attenzione su questi temi si fa più pressante proprio in occasione delle più severe misure di distanziamento imposte per arginare questa terza ondata pandemica che implica la maggiore permanenza in ambienti domestici in cui queste forme di violenza più spesso si manifestano. La collaborazione fra le Istituzioni, in particolare fra la Sanità della Regione Campania , le Forze dell’Ordine e l’Autorità Giudiziaria sono l’espressione della presenza dello Stato”.

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