L’atrofia vulvo-vaginale causata dalla carenza di estrogeni provoca irritazioni, dolore durante i rapporti sessuali fino a cistiti ricorrenti e infezioni vaginali. Ma anche dopo un tumore si può recuperare l’intimità perduta.
Ne soffre una donna su due in menopausa, e ben sette pazienti oncologiche su dieci. Secchezza, irritazione, dolori durante i rapporti sessuali fino a disturbi dell’apparato urinario come cistiti ricorrenti, infezioni vaginali, incontinenza urinaria: sono i sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale, condizione cronica dovuta alla progressiva modificazione della struttura del tessuto vaginale e vulvare in conseguenza della carenza di estrogeni. I sintomi sono più frequenti – e a volte anche più severi – proprio tra le donne con una storia oncologica alle spalle, in menopausa indotta. Ma, anche dopo un tumore, si può recuperare l’intimità perduta. L’atrofia vulvo-vaginale, però, rappresenta ancora un tabù per molte donne e solo una su dieci ne parla col medico. Da qui l’importanza di sensibilizzare le donne, e anche i medici, su questa condizione cronica che ha un impatto sulla qualità di vita, ma anche nella coppia. Se ne è discusso a Roma nel corso del convegno “Le donne in menopausa e i tumori femminili: come recuperare benessere e qualità di vita”, organizzato dalla vicepresidente della Commissione igiene e sanità del Senato, Maria Rizzotti, in collaborazione con le Associazioni ONDA-Osservatorio nazionale sulla salute della donna e Susan G. Komen Italia.
Disturbi sottovalutati
«L’atrofia vaginale è ancora sottovalutata e sottodiagnosticata – afferma Rossella Nappi, ginecologa al Policlinico San Matteo di Pavia e membro del direttivo della Società internazionale della menopausa -. Il 63% delle donne non sa che è una condizione che può peggiorare col tempo, mentre il 75% si aspetta che siano i medici a iniziare la discussione sui sintomi della menopausa. Per le donne che hanno una storia oncologica alle spalle la menopausa prematura può avere un impatto ancora più forte, soprattutto se in giovane età».
Approccio multidisciplinare
L’incidenza dell’atrofia vulvo-vaginale moderata-severa nelle pazienti oncologiche è anche superiore a quella riscontrata nelle donne in menopausa naturale. «In Italia vivono circa 700mila donne con diagnosi di carcinoma mammario e sono circa 50mila i nuovi casi diagnosticati ogni anno – ricorda Riccardo Masetti, direttore del reparto di Chirurgia senologica del Policlinico Gemelli di Roma e presidente dell’Associazione pazienti tumori al seno Susan G. Komen -. Se l’incidenza di disturbi vaginali è già molto frequente nelle donne in menopausa, questa percentuale sale ulteriormente nelle donne che hanno avuto un tumore: il 70% riporta disturbi della funzione sessuale». «Ogni anno circa 200mila donne possono considerarsi guarite dal tumore alla mammella ma, pur sessualmente attive, si trovano a vivere la condizione di menopausa – aggiunge Paola Villa, responsabile dell’Unità di menopausa e osteoporosi al Polo Scienze della salute della donna e del bambino del Policlinico Gemelli-Università Cattolica di Roma -. L’atrofia vulvo-vaginale ha un forte impatto sulla loro qualità di vita e, per questo, sarebbe necessario un approccio multidisciplinare e specialistico per dare loro risposte adeguate».
Impatto sulla coppia
«Non è solo un disturbo femminile, ma una condizione che ha un impatto anche sull’uomo – spiega Emmanuele Jannini, professore ordinario di Endocrinologia e medicina sessuale all’Università di Tor Vergata di Roma e presidente dell’Accademia italiana della salute della coppia -. Pur sapendo che si tratta di un problema ormonale, il partner può sentirsi rifiutato e andare incontro a una serie di patologie maschili “menopausa-correlate” come, per esempio, l’eiaculazione precoce o la disfunzione erettile».
Rimedi
Ma è possibile recuperare l’intimità di coppia? «Grazie ai progressi della ricerca scientifica – riferisce Rossella Nappi – anche le donne con storie di tumore possono utilizzare dei presidi terapeutici di natura non ormonale una volta che l’iter terapeutico oncologico è stato completato». «Servono iniziative di sensibilizzazione per la popolazione e anche per i medici in modo da incentivare le donne a comunicare il loro disagio – anche emotivo – al proprio ginecologo, cosa che oggi non avviene spesso» conclude Francesca Merzagora, presidente di ONDA, che annuncia: «Vorremmo organizzare una giornata dedicata alla menopausa e alle sue conseguenze, tra cui l’atrofia vaginale, con visite gratuite nei circa 250 ospedali italiani cui l’Osservatorio sulla salute della donna ha attribuito il bollino rosa in quanto “vicini alle donne”».