Senso di oppressione, distacco dal mondo relazionale e sociale: distimia o depressione?

19 Dic 2011

Che cos’è la distimia e come si differenzia dalla depressione? Chi ne è maggiormente affetto? Quali le terapie possibili? Ne abbiamo parlato con Professor Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano.

 

1. Professor Mencacci, che cos’è la distimia?

La distimia è un disturbo del tono dell’umore, caratterizzato da una forma lieve ma tendente alla cronicità di depressione ed una conseguente compromissione delle relazioni sociali e dell’attività lavorativa. Con il termine distimia, o disturbo distimico, in passato si identificava ogni forma di alterazione del tono dell’umore; oggi in maniera più precisa con questa definizione si qualificano invece situazioni cliniche che presentino i sintomi della depressione da almeno due anni continuativi, anche se in maniera e misura attenuate rispetto a quelli della depressione maggiore.

2. Qual è l’età di insorgenza del disturbo distimico e quali i soggetti più a rischio?

La distimia può colpire a qualsiasi età e senza distinzione di sesso. Infatti è possibile avere si un esordio precoce, vale a dire prima dei 21 anni, o tardivo quindi dopo quest’età). È un disturbo piuttosto comune nella popolazione generale interessando all’incirca il 3-5% delle persone. Nei bambini il disturbo distimico ha le medesime manifestazioni in entrambi i sessi, determinando spesso delle interferenze negative anche nelle prestazioni scolastiche e nelle interazioni sociali. Si assiste infatti a comportamenti che vanno dall’irritabilità all’eccentricità, umore flesso, pessimismo, bassa autostima e capacità sociali limitate. Negli adulti, invece, il disturbo si riscontra con una frequenza maggiore nelle donne che hanno fino al doppio di probabilità rispetto agli uomini di esserne soggette, in particolare fra coloro che hanno consanguinei di primo grado afflitti da depressione.

3. La distimia è un disturbo dell’umore ‘puro’?

Non sempre. Alle volte alla distimia si possono associare abuso e/o dipendenza da sostanze psicoattive (es. Alcolismo), disturbi d’ansia, disturbi somatoformi, i disturbi alimentari, i disturbi di personalità, depressione e tendenze suicidarie.

4. Qual è il comportamento tipico di un distimico?

Rispetto a un soggetto depresso, il distimico ha una maggiore capacità di reazione. Generalmente riesce ad espletare le proprie funzioni lavorative e ad avere rapporti sociali, ma in modo nettamente diminuito e con uno sforzo notevole anche nelle cose più normali, di cui le persone con le quali si relaziona, spesso anche i familiari stessi, ben difficilmente si rendono conto. L’atteggiamento quasi perennemente cupo, triste e taciturno, le difficoltà s avvertite come insormontabili possono facilmente causare stizza, se non rabbia, nel prossimo che considera il distimico un fastidioso pessimista che assume volontariamente questo atteggiamento per cause che non vuole esprimere. In questo modo si innesca un circolo vizioso che rafforza nel distimico la bassa autostima, l’insicurezza e l’autopercezione negativa accrescendo lo sconforto e l’introversione.

5. Quando si può parlare di diagnosi distimica?

La diagnosi di distimia si può effettuare quando siano presenti almeno due tra i sintomi classici della depressione, quali scarso appetito o iperfagia, insonnia o ipersonnia, scarsa energia o astenia;bassa autostima; difficoltà nel prendere decisioni o di concentrazione; sentimenti e vissuti di disperazione. Perché si possa parlare di effettiva distimia, occorre che i disturbi persistano da almeno due anni, senza mai intervalli liberi da sintomi pari a due mesi.

6. Come si differenzia dunque la distimia dalla depressione?

La differenza fra disturbo distimico e disturbo depressivo minore è legata principalmente alla natura episodica dei sintomi del secondo. Fra un episodio e l’altro, i pazienti con disturbo depressivo minore hanno infatti umore eutimico (ossia che varia nell’ambito della normalità), caso che non si verifica in presenza di disturbo distimico.

7. Qual è la terapia più adeguata per la distimia?

Una terapia cognitivo-comportamentale è l’approccio migliore alla distimia sulla quale invece i farmaci sono meno efficaci che nella depressione maggiore. La terapia dovrà comunque essere modulata, specie qualora il disturbo si dovesse trasformare in una depressione conclamata.

 

Francesca Morelli

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