Tumore del colon retto: terapia sempre più ‘su misura’ grazie ai risultati di uno studio inglese

5 Giu 2017

Non è la risposta definitiva, ma di certo è un passo avanti verso una terapia su misura per il cancro del colon retto. Uno studio inglese, pubblicato su Nature Communications, annuncia di aver individuato una serie di ‘segni’ nei geni del tumore che potrebbero influenzare le decisioni terapeutiche e fungere da biomarcatori prognostici. Queste ‘firme’ genetiche aiuteranno ad esempio a capire se un individuo è sensibile o meno alla chemioterapia.

Gli sforzi della ricerca sono tutti diretti nella direzione della medicina di precisione, quella ‘su misura’. Purtroppo però per molti tumori la terapia è ancora ‘a taglia unica’. Nel caso del carcinoma del colon retto ad esempio, i pazienti vengono sottoposti a trattamento chemioterapico. Ma a priori non è possibile stabilire chi è destinato a rispondere e chi invece si porterà a casa solo gli effetti indesiderati, che possono essere anche pesanti. “Alcuni pazienti – spiega il professor Mark Lawler, direttore della Translational Genomics, Centre for Cancer Research and Cell Biology della Queen’s University, Belfast – possono presentare delle neuropatie invalidanti, che provocano la perdita di sensibilità o alterazioni motorie”.

Un passo avanti nella direzione della medicina di precisione è stato però fatto, almeno per quanto riguarda il tumore del colon retto, dai ricercatori della Queen’s University (Belfast), insieme a quelli delle Università di Oxford e di Leeds, come dimostra uno studio pubblicato su Nature Communications. Gli scienziati sono riusciti a individuare delle specifiche ‘firme’ genetiche all’interno delle cellule tumorali che consentiranno di sviluppare nuovi biomarcatori predittivi e prognostici, guidando in questo modo la scelta della terapia più appropriata per il singolo paziente.
“Attraverso l’analisi dei dati genetici e molecolari, generati dai campioni tessutali dei pazienti, abbiamo scoperto che esistono diversi sottotipi di cancro del colon. La nostra ricerca ha individuato delle ‘firme’ genetiche precise che potranno influenzare la scelta della terapia per un dato paziente, compresa la sensibilità o la resistenza ad alcune terapie. In questo modo saremo in grado di costruire il trattamento sul singolo paziente, massimizzandone gli effetti e riducendone al minimo i potenziali effetti indesiderati.”

Questa ricerca è stata effettuata nell’ambito di S:CORT (Stratified Medicine in Colorectal Cancer), un consorzio finanziato da MRC-Cancer Research UK, che collabora con associazioni di pazienti e di advocacy.

“Questo studio – commenta Tim Maughan, Professore di Oncologia Clinica dell’Università di Oxford e direttore del Consorzio S:CORT – sottolinea l’importanza di un approccio collaborativo nel produrre importanti passi avanti nella conoscenza della biologia del cancro del colon, ma anche per cominciare a tradurre queste conoscenze in applicazioni cliniche. Come parte del lavoro di S:CORT, ci assicureremo che i risultati di questa ricerca entrino nella pratica clinica e diventino parte dello standard di cura dei pazienti”.

Maria Rita Montebelli

Da QS

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