Tumori. In Italia 4 mln di nuovi casi in 10 anni. E tra 2007 e 2011 più di 226 mila sono under 49

26 Mag 2017

In Italia ogni anno, in media vengono ricoverati 2.362 bambini e adolescenti con una nuova diagnosi di neoplasia. Si tratta di “numeri socialmente non accettabili”, secondo Prisco Piscitelli, coordinatore dello studio pubblicato sul Journal of Environmental Research and Public Health, che ha commentato con Quotidiano Sanità l’attuale situazione italiana in materia di tumori pediatrici.

Oltre 4 milioni di nuovi ricoveri per neoplasia in 10 anni, e più di 226 mila effettuati da giovani adulti e bambini in 5 anni tra il 2007 e il 2011. In particolare, 2.362 nuovi ricoveri all’anno per diagnosi di neoplasia tra gli under 19, e 43.141 annui negli adulti tra i 20 e i 49 anni. Nella fascia 20 – 49, poi, le donne sarebbero le più colpite. A delineare il quadro italiano della situazione tumori è uno studio coordinato da Prisco Piscitelli, dell’Istituto Ospedaliero del Sud di Napoli e pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health.

In Italia incremento annuo casi pediatrici doppio rispetto ad altri Paesi
Lo studio, in particolare, si è focalizzato sulla popolazione pediatrica “il cancro è diventato la principale causa di morte per malattia tra i bambini, anche durante il primo anno di età, suggerendo che i tumori potrebbero risentire dell’esposizione materna e fetale agli agenti cancerogeni – spiega Piscitelli – Inoltre, dai dati Airtum è emerso che in Italia l’incremento annuo dei tumori pediatrici è doppio (2%) rispetto a quello degli altri Paesi europei (1%). Questo significa che in 10 anni è previsto un incremento del 20% dei tumori maligni per questa fascia d’età”.

Appello al Ministero della Salute
“Chiederemo al Ministero della salute un’Audizione per portare all’attenzione l’inaccettabilità della situazione e chiedere impegno sulla riduzione delle esposizioni a sostanze cancerogene in età pediatrica e gravidanza. Già abbiamo chiesto un’Audizione alla Regione Campania perché il numero di casi pediatrici rilevati non è socialmente accettabile”, afferma Piscitelli. La ricerca condotta da Piscitelli e dal suo team ha preso in considerazione i dati raccolti per lo studio Epikit (Epidemiologia del Cancro in Italia), all’interno del progetto europeo Coheirs. I Registri Tumori rappresentano il gold standard tra gli strumenti attualmente utilizzati per lo studio epidemiologico delle neoplasie. Tuttavia, esistono dei limiti nell’utilizzo di questo strumento a causa di una copertura solo parziale della popolazione, oltre che di ritardi e sfasature tra il momento di pubblicazione dei dati e gli anni ai quali essi si riferiscono. La particolarità di questo studio è stata proprio quella di fare riferimento alle Schede di Dimissione Ospedaliera (Sdo) per calcolare il numero assoluto di ospedalizzazioni e i tassi standardizzati (Shr) per ogni provincia italiana nelle due fasce di età (0-19 anni e 20-49 anni) che usualmente non sono coperti da campagne di screening.

Casi pediatrici in Campania? Numeri non socialmente accetabili
Ieri, sono stati presentati i dati relativi ai tumori pediatrici in Campania, ed è stato rilevato che nella fascia di età da 0 a 19 anni non sono stati registrati scostamenti statisticamente significativi rispetto al resto del Paese, fatta eccezione della lampadina accesa per la tiroide da 15 a 19 anni. Tuttavia, considerando che Napoli è la provincia più giovane d’Italia, i numeri rivelano una realtà “ben lontana da ciò che è socialmente accetabile – afferma Piscitelli – Sono stati rilevati circa 330 nuovi casi di nuovi tumori pediatrici all’anno solo a Napoli, che sommati a quelli di tutta la provincia arrivano a sfiorare i 600 casi annui. Se il trend rimanesse questo, si parlerebbe di 6 mila bambini e adolescenti con una nuova diagnosi di neoplasia in 10 anni, solo nella nella provincia di Napoli. Ad Imperia, che è una delle province più vecchie, si contano 20 nuovi casi l’anno tra gli under 19. Non si può dire che sia la stessa cosa e che le due realtà siano “in linea”. Più bambini significa forse più morti? Questo non è socialmente accettabile”.

 

Da QS

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