Nel 2015 verranno diagnosticati 363.300 nuovi casi di tumore, di cui 194.400 (54%) negli uomini e 168.900 (46%), nelle donne. Mediamente, ogni giorno, in Italia quasi 1000 persone si ammalano di tumore. Escludendo i carcinomi della cute, il tumore più frequente, nel totale di uomini e donne, risulta quello del colon-retto con quasi 52.000 diagnosi stimate per il 2015, seguito dal tumore della mammella con circa 48.000 nuovi casi.
Per la prima volta in Italia diminuisce il numero di uomini colpiti dal tumore, con 194.400 nuove diagnosi stimate nel 2015 (erano 196.100 nel 2014, 199.500 nel 2013). Non si registra, invece, la stessa tendenza fra le donne: i nuovi casi sono in lieve crescita nel sesso femminile (circa 169.000 nel 2015). Emerge, in particolare, la diffusione del vizio del fumo. Il 23% delle italiane è tabagista, con ricadute evidenti: tra il 1999 e il 2010 l’incidenza del tumore del polmone è diminuita del 20% tra gli uomini, mentre si registra un +36% fra le donne. Nel 2015 sono stimate complessivamente 363.300 nuove diagnosi di cancro: la neoplasia più frequente è quella del colon-retto (52.000), seguita da seno (48.000), polmone (41.000), prostata (35.000) e vescica (26.000). È il censimento ufficiale, giunto alla quinta edizione, che fotografa l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e dell’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum), presentato oggi presso la sede del Ministero della Salute in Lungotevere Ripa. L’Italia si conferma uno dei pochi Paesi al mondo in grado di fornire dati in tempo reale sull’anno in corso.
Nel 2015 sono circa 3 milioni gli italiani vivi con una diagnosi di tumore, con un incremento del 17% rispetto al 2010 (+20% per i maschi e +15% per le femmine). Ogni giorno, in Italia, si diagnosticano mille nuovi casi di tumore e, negli ultimi tempi, se ne stanno diffondendo di nuovi, come quello al pancreas, per il quale gli strumenti di controllo agiscono ancora in maniera limitata. Il progressivo aumento della popolazione aumenta, inoltre, il rischio che si sviluppino i tumori. L’Italia resta, comunque, uno dei Paesi con il tasso di sopravvivenza più elevato in Europa.
“I nuovi dati – afferma Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom e direttore dell’Oncologia Medica dell’Irccs di Reggio Emilia – confermano la riduzione della mortalità nei due sessi per il complesso dei tumori e per molte neoplasie a più elevato impatto. È la dimostrazione che l’azione del Sistema Sanitario Nazionale è efficace. Fornire dati precisi permette alla politica di governare meglio i processi, ma anche all’industria e all’informazioni di padroneggiare le problematiche numeriche”. Serve, però, “maggiore impegno nelle campagne di sensibilizzazione per trasmettere i messaggi chiave della prevenzione oncologica: no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta. Seguire uno stile di vita sano permette di salvare milioni di vite. È infatti evidente la riduzione sia della mortalità che dell’incidenza fra gli uomini nei tumori legati al fumo (per esempio vie aero-digestive superiori, polmone e vescica). Per altre neoplasie, come quelle del seno e della prostata, la riduzione della mortalità dell’1,4% e del 2,8% rispettivamente all’anno è dovuta soprattutto all’efficacia delle nuove terapie e alla diagnosi precoce”.
La terapia dei tumori ha realizzato progressi importanti in tutti i settori che spaziano dalla terapia medica, alla chirurgia, alla radioterapia. Nella terapia medica dopo la chemioterapia, l’ormonoterapia e le terapie target, è stata introdotta una nuova arma innovativa, l’immunoterapia, che sta aprendo prospettive impensabili fino a pochi anni fa per persone colpite da malattie gravi come il melanoma metastatico e il tumore del polmone in fase avanzata. L’Aiom ha raccolto le testimonianze di 16 pazienti curati con questo approccio innovativo nel libro “Si può vincere” (a cura di Mauro Boldrini, Sabrina Smerrieri, Paolo Cabra), che verrà presentato in un tour in 10 città italiane a partire da ottobre.
“Evidenze scientifiche dimostrano i grandi passi in avanti compiuti negli ultimi anni – spiega il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nella prefazione del libro -. Oggi possiamo affermare che il concetto di cancro come ‘male incurabile’ appartiene al passato. Grazie al progresso della scienza, i tumori stanno diventando sempre più una malattia cronica. Tuttavia, nonostante gli straordinari successi della ricerca grazie a trattamenti sempre più mirati e altamente specializzati, la patologia resta, anche a causa dell’effetto dell’invecchiamento, una delle prime cause di morte della popolazione. Per questa ragione dobbiamo potenziare i nostri sforzi e la capacità di coordinare e sostenere l’attività di prevenzione e di assistenza. Dobbiamo tutti insieme professionisti, Istituzioni e cittadini impegnarci costantemente per continuare a tenere alto l’attuale livello del Sistema Sanitario italiano, considerato uno dei migliori del mondo, e ancor di più dobbiamo rafforzare la collaborazione fra Istituzioni e clinici, affinché vengano superate le divaricazioni assistenziali che, purtroppo, ancora oggi esistono in diverse realtà del nostro Paese”.
I dati dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) indicano per il 2012 (ultimo anno disponibile) in 177.351 i decessi attribuibili ai tumori tra gli oltre 600.000 verificatisi in quell’anno. Le neoplasie rappresentano la seconda causa di morte (29% di tutti i decessi), dopo le malattie cardio-circolatorie (38%). Il tumore che ha fatto registrare nel 2012 il maggior numero di decessi è quello al polmone (33.538), seguito da colon-retto (19.202), seno (12.004), pancreas (10.722), stomaco (10.000) e prostata (7.282).
“La sopravvivenza in Italia – sottolinea Emanuele Crocetti, segretario Airtum – risulta per molte neoplasie superiore alla media europea. Anche il confronto con i Paesi del nord Europa, dove solitamente si registrano i valori più elevati di sopravvivenza, offre informazioni incoraggianti sull’efficacia globale del nostro Sistema Sanitario nelle sue componenti preventive, diagnostiche e terapeutiche. In molti casi infatti (stomaco, fegato, pancreas, colon, polmone, prostata e rene) le percentuali di sopravvivenza in Italia sono più alte rispetto alla media del nord Europa”. In questa edizione dei “Numeri del cancro” un nuovo capitolo è dedicato all’impatto della malattia fra gli immigrati. Secondo le stime ufficiali Istat, i cittadini residenti, immigrati in Italia da Paesi stranieri, nel 2014 rappresentavano l’8,1% del totale degli italiani (4.922.085 su una popolazione di 60.782.668).
“Il cambiamento sociale indotto dalla migrazione ha anche implicazioni sanitarie che i Registri Tumori contribuiscono a documentare – continua Stefania Gori, segretario nazionale Aiom – Due aspetti in particolare vanno analizzati: la misura del livello di rischio oncologico e le difficoltà di accesso ai servizi del Sistema Sanitario italiano, misurabili valutando l’adesione a programmi di screening organizzato. Rischi più elevati in popolazioni immigrate sono stati segnalati per tumori a eziologia infettiva, come quelli dello stomaco, del nasofaringe, del fegato e della cervice uterina. Quest’ultimo in particolare è legato a infezioni persistenti di alcuni tipi del virus del papilloma umano (HPV). È dimostrato che l’incidenza della neoplasia della cervice uterina è più alta nelle donne provenienti da Paesi a forte pressione migratoria, in particolare dell’Est europeo e del centro e sud America, rispetto alle donne nate in Italia. Al contrario le lesioni cervicali preinvasive sono molto meno frequenti. Questi risultati indicano un doppio problema: un rischio più elevato e un ridotto godimento dei programmi di screening, per cui le lesioni sono diagnosticate in una fase già invasiva. La risposta del Sistema Sanitario deve avvenire potenziando la capacità di coinvolgimento nei programmi di screening già attivi”.
“Possiamo affermare – osserva Pinto – che i tumori non solo sono curabili ma anche guaribili, infatti una quota importante di pazienti, il 27%, torna ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale, cioè di chi non ha mai ricevuto una diagnosi di cancro. Questi risultati spingono a orientare anche la ricerca in campo clinico e epidemiologico indirizzando gli studi sulla scienza della riabilitazione. La conferma che un pieno recupero è possibile apre le porte alla possibilità di un completo reinserimento lavorativo e sociale per un numero crescente di persone con importanti ricadute in molti aspetti della vita”.
Dividendo i dati per sesso, tra gli uomini prevale il tumore della prostata che rappresenta il 20% di tutte le neoplasie diagnosticate; seguono quello del polmone (15%), del colon-retto (14%), della vescica (11%) e dello stomaco (5%). Tra le donne, il cancro della mammella è il più frequente, rappresentando il 29% di tutte le neoplasie, seguito da colon-retto (13%), polmone (6%), tiroide (5%) e corpo dell’utero (5%).
Uno degli aspetti principali che deve essere sottolineato nei dati presentati nell’edizione 2015 dei “Numeri del cancro” è la riduzione dell’incidenza del complesso dei tumori nel sesso maschile (-2,8%/anno dal 2006 al 2015) per l’effetto combinato della riduzione delle diagnosi delle neoplasie del polmone e della prostata. L’insieme di tutti i tumori nel sesso femminile presenta, invece, un andamento in lieve crescita. La riduzione dell’incidenza può essere imputabile alla riduzione dell’esposizione ai fattori di rischio correlati al tumore, come l’abitudine al fumo fra gli uomini, oppure alla diffusione di programmi atti a intercettare e a curare le malattie in fasi preinvasive, come accade per il tumore del colon-retto con la rimozione degli adenomi. L’aumento di incidenza è un fenomeno complesso e può essere attribuito a diversi fattori, tra i quali l’aumentata esposizione ai fattori di rischio correlati al tumore, come nel caso del cancro del polmone nel sesso femminile, oppure alla fase di anticipazione della diagnosi grazie ai programmi di screening organizzato o alle campagne di prevenzione secondaria (ad esempio melanoma). Per il tumore della prostata, dopo una fase di crescita notevole iniziata nei primi anni ’90 e legata alla diffusione del test per la ricerca del PSA, attualmente si è in una fase di riduzione – come evidenziata già negli USA – che andrà monitorata nei prossimi anni.
In entrambi i sessi, si osserva ancora una forte differenza geografica, con livelli che si riducono dal Nord al Sud. Più precisamente il tasso d’incidenza standardizzato (sulla popolazione europea) è, per il totale dei tumori, tra gli uomini più basso dell’8% al Centro e del 13% al Sud rispetto al Nord e del 5% e del 13% per quanto riguarda le donne. Il fenomeno può essere imputabile a varie cause: modelli di vita propri di un passato ancora compatibile con la latenza oncologica; minore esposizione ai fattori cancerogeni (fumo di tabacco, inquinamento ambientale ecc) e maggiori fattori protettivi al Sud (stile di vita alimentare, fattori legati alla vita riproduttiva, ecc). Attualmente la tendenza all’uniformazione riproduce un modello comune di tipo occidentale, che porterà nel tempo a una maggiore uniformazione dei livelli di incidenza.
Parte delle differenze possono essere legate anche al fatto che, sempre al Sud, per alcune sedi tumorali, vi è una minore diffusione di programmi di screening (mammella, colon) o di campagne di diagnosi precoce (es. melanoma). Il dato medio è confermato per molti tumori per i quali la frequenza al netto dell’invecchiamento è superiore al Nord rispetto al Sud, in entrambi i sessi. Il rapporto fra i tassi di incidenza è circa 2 (doppio al Nord rispetto al Sud), per esofago, melanoma, rene e vie urinarie, in entrambi i sessi. Da segnalare la controtendenza del tumore del fegato (donne), del tumore delle vie biliari, del sarcoma di Kaposi e della tiroide, che mostrano un tasso di incidenza superiore al Sud rispetto al Nord. Il dato, già noto nella letteratura scientifica, è stato messo in relazione a locali condizioni genetiche e ambientali (come la prevalenza di infezione da virus dell’epatite B e/o C per il tumore del fegato) peculiari delle zone del meridione d’Italia, anche se la cronaca recente relativa alla scoperta di discariche abusive di rifiuti tossici apre nuove possibilità eziologiche che richiedono una specifica valutazione.
Tra i giovani (0-49 anni), i tumori sono un evento relativamente poco frequente, infatti in questa fascia di età è diagnosticato il 10% delle neoplasie. Tra i giovani uomini, le sedi tumorali più frequenti, sono il testicolo (12% del totale dei tumori), i melanomi (9%), il linfoma non-Hodgkin (9%), il colon-retto (8%) e la tiroide (7%). Tra le donne giovani al primo posto si trovano le neoplasie della mammella (41%), seguite da tiroide (14%), melanomi (7%), colon-retto (5%) e cervice uterina (4%).
Nella classe d’età adulta (50-69 anni), sono diagnosticati quasi il 39% del totale dei tumori e tra questi i più frequenti sono, tra gli uomini, il tumore della prostata (22%), del polmone (15%), del colon-retto (14%), della vescica (10%) e delle vie aerodigestive superiori (cavità orale, laringe e faringe) (5%). Tra le donne di età 50-69 anni, i più frequenti sono quello della mammella (35%), del colon-retto (12%), del corpo dell’utero (7%), del polmone (6%) e della tiroide (5%).
Tra gli anziani (70+ anni) viene diagnosticato il maggior numero di neoplasie (pari a oltre il 50% del totale). Tra gli uomini la prostata è al primo posto (20%), seguita dal polmone (17%), colon-retto (14%), vescica (12%) e stomaco (5%); tra le donne è sempre quello della mammella il tumore più frequentemente diagnosticato (21%), seguito dal colon-retto (17%), dal polmone (7%), dallo stomaco (6%) e dal pancreas (6%).
Un aspetto importante da sottolineare, evidente da molti anni, è la continua riduzione della mortalità per il complesso dei tumori, sia tra gli uomini che tra le donne. Questo fenomeno indica che il Sistema sanitario nel nostro Paese funziona, nel suo complesso diagnostico-terapeutico.
Il calo di mortalità durante il periodo osservato è di circa l’1% l’anno (-1,3% negli uomini e -0,8% nelle donne). La riduzione della mortalità può essere imputata all’effetto di una riduzione del numero di persone che si ammalano (e quindi ad interventi di prevenzione primaria e secondaria), oppure all’introduzione di più efficaci misure diagnostico-terapeutiche (con miglioramento della sopravvivenza). Da ascrivere al primo punto i cambiamenti per i tumori fumo-correlati nel sesso maschile (es. vie aero-digestive superiori, polmone e vescica), per i quali, infatti, si nota una sensibile riduzione anche di incidenza. Per altri tumori, come quelli della mammella e della prostata, la riduzione della mortalità dell’1,4% e del 2,8% rispettivamente all’anno è imputabile soprattutto all’efficacia delle nuove terapie, in associazione anche a interventi di diagnosi precoce.