È questa la struttura portante del Piano di Azione Nazionale per prevenire e contrastare la violenza sulle donne e la violenza domestica, elaborato dal dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri e che approda giovedì 23 in Conferenza Unificata per l’intesa. IL PIANO DI AZIONE.
Quattro assi: prevenzione, protezione e sostegno, perseguire e punire, sono i principali e ce ne è un quarto, assistenza e promozione, che fa da supporto trasversale a primi tre.
Nel primo asse le priorità sono: afforzare ii ruolo strategico dei sistema di istruzione e formazione; formare le operatrici e gli operatori del settore pubblico e del privato sociale; attivare programmi di intervento per gli uomini autori o potenziali autori di violenza e di reati relativi alla violenza maschile contro le donne; sensibilizzare ii settore privato e i mass media sul ruolo di stereotipi e sessismo nella violenza maschi1e contra le donne.
Nel secondo asse la prima delle priorità è la presa in carico. Seguono percorsi di empowerment economico finanziario, lavorativo e autonomia abitativa; la linea telefonica gratuita h 24 nazionale antiviolenza 1522; protezione e supporto delle/dei minori vittime e/o testimoni di violenza intrafamiliare; rendere operativo ii percorso per le donne che hanno subito violenza.
Nell’area “perseguire e punire” le priorità sono: garantire la tutela delle donne vittime di violenza (compreso !o stalking) attraverso una efficace e rapida valutazione e gestione del rischio di letalità, gravita, reiterazione e recidiva; migliorare l’efficacia dei procedimenti giudiziari a tutela delle vittime di abusi e violenze e di delitti connessi alla violenza maschile contro le donne.
Per quanto riguarda l’asse di supporto – assistenza e promozione – questo dovrà organizzare il sistema informativo, la valutazione degli esiti degli interventi attuati contro la violenza contro le donne e il bilancio di genere, per valutare il diverso impatto delle politiche di bilancio su uomini e donne in termini di denaro, servizi, tempo e lavoro non retribuito.
E’ questa la struttura portante del Piano di Azione Nazionale per prevenire e contrastare la violenza sulle donne e la violenza domestica, elaborato dal dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri e che approda giovedì 23 in Conferenza Unificata per l’intesa, subito prima cioè della giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre.
Dopo la legge del 27 giugno 2013 di autorizzazione alla ratifica della Convenzione di Istanbul, a distanza di due mesi, con il decreto-legge 93/2013, sono state adottate norne per contrastare la violenza sulle donne. sia sul piano penale sia su quello di altre linee di intervento con specifica dotazione finanziaria. In questo secondo ambito è stato previsto un Piano d’ azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere adottato nell’estate 2015 e di durata biennale e ora questo Piano oltre a tenere conto delle osservazioni del Comitato per l’eliminazione per le discriminazioni contro le donne delle Nazioni Unite (CEDAW/C/SR.1502 e 503 del 4 luglio 2017), è impostato in modo da risultare ii più possibile aderente alla Convenzione di Istanbul che combattono la violenza maschile contro le donne intesa come una violazione dei diritti umani fondamentali.
Gli impegni del Piano
Gli impegni che il Piano assume nei diversi assi sono per quanto riguarda la prevenzione quello di combattere le radici della cultura della vio1enza, le sue cause e le sue conseguenze. Nella prospettiva di promuovere una emancipazione della società in questa direzione occorre sviluppare strategie politiche che puntino all’educazione, alla sensibilizzazione, al riconoscimento all’ottenimento delle pari opportunità in ogni ambito della vita pubblica come di quella privata, radicando discriminazioni, stereotipi, minimizzazioni e giustificazionismi legati ai ruoli di genere e al sessismo, ovvero i fattori che producono le condizioni contestuali favorevoli alla perpetuazione della violenza maschile contro le donne.
In questo ambito rientrano tutte le azioni rivolte ai vari stakeholder relative alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica in generale o di un target di popolazione specifico sui vari temi (stereotipi e ruoli di genere, sessismo, violenza, discriminazioni di genere , accesso alle bari opportunità).
Uno dei pilastri, oltre al ruolo fondamentale di Università e scuola, è quello della formazione degli operatori del settore pubblico e del privato sociale su fenomenologia, intercettazione, emersione, presa in carico, valutazione e gestione dei casi di violenza contro le donne inclusi quelli che riguardano le donne migranti, rifugiate e richiedenti asilo.
L’asse protezione e sostegno riguarda la protezione e il sostegno delle donne che hanno subito la violenza maschile, delle/dei minori che assistono alla violenza intra familiare, e di eventuali altri testimoni. I1 Piano prevede diverse misure per mettere a disposizione i dovuti mezzi per garantire la presa in carico e l’ uscita dalla violenza. finalizzate alla restituzione della piena dignità ed autonomia della donna che ha vissuto la violenza.
La direttrice di questo ambito di intervento e coerente con quanto affermato nella ” Roadmap for a gender-responsive economic empowerment” , definita nel G7 di Taormina del maggio 2017, in cui si sottolinea la necessita di un’azione focalizzata prioritariamente all’empowerment e alla costruzione di percorsi di autonomia per l’uscita dalla violenza, puntando alla capacità di esigere i propri diritti in quanto la condizione di vittima viene considerata una condizione temporanea, dovuta alle difficoltà che deriva dalle violenze subite.
Per quanto riguarda l’asse punire e perseguire, le donne che subiscono violenza hanno diritto a sentirsi tutelate e a ottenere giustizia dai tribunali il prima possibile, le situazioni di violenza vissute devono essere opportunamente investigate per evitare il protrarsi di ulteriori violenze, gli autori di violenza perseguiti e puniti secondo la legge. Il Piano, nei limiti delle sue competenze, vuole mettere in campo tutte le misure previste dalla legge per tutelare le donne dagli autori di violenza, di prevenire, riconoscere e gestire il rischio di reiterazione di comportamenti violenti e di realizzare azioni volte a garantire l’affermazione dei diritti della vittima nelle diverse fasi del procedimento penale e civile e nel tribunale minorile, facendo particolare attenzione a garantire rapidità nei procedimenti.
Si tratta di arginare col Piano un fenomeno che secondo l’ultima indagine Istat 2014 riguarda il 31,5% delle donne tra 16 e 70 anni (6.788.000) che ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4,353.000) ha subito violenza fisica, il 21% (4.520 .000) violenza sessuale, ii 5,4% (1.157.000) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro e (652.000) e il tentato stupro (746.000).
Infine, l’asse trasversale assistenza e promozione, ha carattere di supporto a quanto si realizza negli altri tre assi e presenta le principali misure che il Dipartimento per le Pari Opportunità ha già attivato per realizzare un adeguata raccolta dati e un’azione sia di monitoraggio quali-quantitativo sia di valutazione.
I dati del fenomeno
Sono 4.400.000 le donne che dichiarano di subire o aver subito violenza psicologica nell’ambito di una relazione di intimità: quasi la meta dichiara di aver subito almeno una tipologia di violenza psicologica da parte dell’ex (46,1%), mentre una su quattro (26,5%) dall’attuale compagno.
Le donne vittime di ” stalking” sono 3.466.000, il 16% delle donne tra i I6 e i 70 anni. Il 44% delle donne che ha subito ripetutamente almeno una tipologia dei comportamenti persecutori di “stalking” afferma che ii responsabile è l’ex partner.
Tra le donne che hanno avuto precedenti relazioni (2 milioni 151 mila) si stima che circa una su cinque (21,5%) abbia subito comportamenti persecutori da parte di un ex partner nell’arco della propria vita. Lo “stalking” subito da parte di altre persone e il 10,3%, ha interessato cioè circa 2 milioni di donne.
Per la prima volta nell‘indagine la rilevazione è stata estesa alle donne straniere residenti in Italia: la violenza fisica o sessuale le colpisce in misura simile alle italiane (31,3% e 31,5%). La violenza fisica è più frequente tra le straniere (25,7% contro 19,6% le italiane), mentre quella sessuale e più elevata tra le italiane (21,5% contro 16,2%). Si osserva tuttavia che le straniere sono più soggette a stupri e tentati stupri (7,7% contra 5,1%) e che sono più frequentemente vittime di violenza psicologica (34,5% contro ii 21 % delle italiane).
Le donne che hanno denunciato le violenze da parte de! partner sono ii 12,3% delle vittime, la percentuale si alza al 17,5% in caso di violenza. sessuale e stupro. La propensione alla denuncia e più elevata tra le vittime straniere (17%) rispetto a quelle italiane (11,4% ), e sale ancora al 31% quando si tratta di stupro, mentre per le italiane si attesta al 15% .
Il 3,4% delle vittime di violenza fisica o sessuale compiuta da un partner si è rivolta a un centro antiviolenza, ma la quota cresce per le vittime di violenza sessuale (7%) e stupro (8%).
Negli otto anni trascorsi tra la prima (2006) e 1a seconda indagine (2014) ci sono segnali di riduzione di alcune forme di violenza subite dalle donne fra i 16 e i 70 anni: diminuiscono dal 13,3% all’ll,3% le vittime di almeno una forma di violenza fisica o sessuale; dal 7,7% al 7,0% le vittime di violenza fisica; dall’8,9% al 6,4% le vittime di violenza sessuale; dal 42,3% al 26,4% le vittime di violenza psicologica da parte del partner attuale.
Rispetto alla violenza assistita sale dal 60,3% al 69% la percentuale di figli/e testimoni di violenza e ii loro personale coinvolgimento dal 15,9% al 24,6 per cento.
Da QS