Ogni anno colpisce 26.600 italiani, di cui 5.200 donne. Eppure è una neoplasia di cui si parla molto poco. Parliamo del tumore della vescica, una patologia a esordio subdolo – il cui rischio è aumentato di 5 volte dal fumo di sigaretta – che non presenta sintomi specifici tali da permettere una diagnosi precoce, a parte la presenza di ematuria che deve indurre il paziente a recarsi subito dal medico. È uno dei messaggi chiave dell’iniziativa “Non avere TUTimore, campagna di sensibilizzazione sul Tumore Uroteliale”, lanciata dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e resa possibile grazie a Roche. Si tratta della prima campagna nazionale interamente dedicata a questa patologia ed è presentata nel corso del XVIII Congresso nazionale della società scientifica, a Roma. Materiale informativo sarà distribuito durante le prossime settimane negli stadi di calcio prima delle partite dei campionati di serie A e B. Saranno coinvolte anche le farmacie e verranno organizzati incontri in alcune piazze delle più importanti città italiane. «Il tumore della vescica non gode della stessa notorietà di altre patologie uro-oncologiche come il carcinoma prostatico» afferma Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom.
«L’obiettivo della campagna è favorire la corretta informazione e aumentare il livello di consapevolezza tra tutta la popolazione. Vogliamo inoltre favorire gli stili di vita sani tra gli over 50 che sono i più esposti al rischio di neoplasia». «In Italia» aggiunge Sergio Bracarda, direttore dell’Oncologia medica dell’Azienda Usl8 di Arezzo e componente del direttivo nazionale Aiom «il tasso di sopravvivenza a 5 anni per questa forma di cancro è del 78%. È un valore superiore del 10% rispetto alla media europea». Questo dato – sottolinea Bracarda – è un’ulteriore conferma dell’ottimo livello ormai raggiunto dalla Sanità pubblica e dalla multidisciplinarietà nel nostro Paese. Inoltre, a breve gli specialisti potranno avere un’arma in più a loro disposizione. «L’immunoterapia è la nuova frontiera contro i tumori e sta dimostrando di poter essere efficace anche per il carcinoma della vescica in stadio avanzato» conferma l’oncologo. «È in grado di ripristinare la capacità del nostro sistema immunitario di riconoscere e aggredire la malattia». In ogni caso la neoplasia, che colpisce soprattutto gli uomini, è la nona più frequente al mondo e per quanto riguarda l’Italia, sottolinea Pinto, per il 2020 sono previste oltre 30.300 nuove diagnosi l’anno.
«È arrivato dunque il momento per avviare, anche nel nostro Paese, un’importante iniziativa nazionale di educazione e informazione sanitaria. Il modello vincente è quello già intrapreso in Canada e Regno Unito dove campagne simili hanno portato a risultati interessanti» afferma il presidente Aiom. «Su 10 tumori, 7 rimangono superficiali e sono caratterizzati da una prognosi abbastanza favorevole» specifica Bracarda. «Gli altri invece sono muscolo-infiltranti e arrivano a interessare l’interno della parete vescicale: sono decisamente più aggressivi e tendono a sviluppare metastasi viscerali, epatiche, polmonari e anche ossee. I pazienti colpiti sono soprattutto anziani e quindi possono presentare altre patologie a livello cardiovascolare che rendono le cure anti-cancro più difficili. Si tratta quindi di una patologia complessa e pericolosa che però è possibile prevenire in molti casi» conclude.
Da Doctor 33