La scomparsa del ciclo mestruale per almeno dodici mesi consecutivi è l’elemento
che contraddistingue l’ingresso della donna in menopausa, ma rappresenta solo uno dei molteplici effetti correlati all’interruzione della produzione ormonale da parte dell’ovaio e alla perdita della capacità riproduttiva.
La menopausa rappresenta un periodo molto delicato che viene vissuto e affrontato in modo diverso da ciascuna donna, ma che ha come comune denominatore una maggior vulnerabilità non solo fisica, ma anche psico-emotiva. Gli ormoni, in particolare il crollo estrogenico, hanno un ruolo determinante in tal senso, comportando alterazioni a livello del metabolismo osseo, lipidico e glucidico che incrementano il rischio di osteoporosi, malattie cardio-/cerebro-vascolari, diabete, sovrappeso e obesità.
La stagione fertile della vita femminile termina con l’ingresso in menopausa. Si tratta di un passaggio che non avviene all’improvviso, ma gradualmente in un intervallo che può durare anche qualche anno e che si accompagna al progressivo calo della funzione ovarica. Le manifestazioni che lo caratterizzano variano da una donna all’altra, in termini di frequenza, intensità e durata, e comprendono, quali: alterazione del ritmo mestruale, peggioramento dei sintomi premestruali, disturbi del sonno, instabilità emotiva, vampate di calore, secchezza vaginale.
La scomparsa del ciclo mestruale per almeno dodici mesi consecutivi segna l’ingresso in menopausa. In genere si verifica tra i 46 e i 55 anni e deve essere distinta da quella iatrogena, secondaria cioè ad interventi chirurgici o a terapie, come quelle antitumorali. In genere è caratterizzata da molteplici manifestazioni, estremamente variabili, quali:
Le vampate di calore (hot flushes, nella letteratura anglosassone) rappresentano il sintomo più caratteristico e fastidioso lamentato dalle donne in menopausa (80%). Consistono in un’improvvisa sensazione di calore intenso, tipicamente localizzato al volto, al collo e al torace, seguita da profusa sudorazione e spesso accompagnata da tachicardia, incremento dei valori di pressione arteriosa, vertigini e nausea; l’intensità delle manifestazioni risente sicuramente di fattori psicologici ed emotivi.
Le pazienti con menopausa precoce hanno tendenzialmente una sintomatologia più intensa e fastidiosa; allo stesso modo il fumo, la scarsa attività fisica e il basso peso corporeo rappresentano dei fattori di rischio per la presenza di persistenti vampate di calore durante la menopausa.
La menopausa chirurgica determina nel 90% dei casi la presenza di flushing cutaneo durante il primo anno; la sintomatologia associata alla menopausa chirurgica è solitamente più marcata rispetto a quella riscontrata in pazienti in menopausa naturale, in considerazione dell’improvvisa modificazione dell’assetto ormonale conseguente all’ovariectomia bilaterale.
Il meccanismo fisiopatologico responsabile dell’insorgenza delle vampate di calore non è ancora stato perfettamente chiarito, ma si ritiene che le variazioni ormonali che accompagnano la menopausa determinano alterazioni a livello dei neurotrasmettitori centrali coinvolti nella termoregolazione.
Le vampate hanno una durata variabile, da pochi secondi a cinque/dieci minuti e la frequenza di ricorrenza è diversa da una donna all’altra: alcune presentano pochi episodi nell’arco di una settimana, altre lamentano la loro comparsa quasi ogni ora.
Si tratta di un fenomeno che, pur privo di conseguenze cliniche e pertanto benigno, può essere molto fastidioso e in taluni casi diventare invalidante, accompagnandosi a un significativo peggioramento della qualità di vita con ripercussioni in ambito socio-relazionale e lavorativo. In tal caso, è opportuno il ricorso a un trattamento farmacologico del disturbo vasomotorio.
Nella maggior parte dei casi i sintomi persistono per un anno o meno. Circa un terzo delle pazienti lamenta tuttavia la presenza di vampate fino a cinque anni dopo l’inizio della menopausa. Nel 20% circa delle donne le vampate di calore possono persistere anche dopo quindici o più anni dall’inizio del climaterio.
La menopausa non è una malattia. Tuttavia la cessazione della funzione ovarica fa sì che venga a mancare l’azione protettiva esercitata dagli estrogeni, conducendo a modificazioni metaboliche, responsabili del processo di diffusa demineralizzazione ossea e favorenti la predisposizione ad accidenti cerebro-vascolari e a malattie cardio-vascolari.
Osteopenia e osteoporosi
L’osteopenia rappresenta una condizione fisiologica d’impoverimento del tessuto osseo, conseguente al progressivo invecchiamento dei tessuti ed è accelerata, nelle donne, dalle modificazioni ormonali che accompagnano la menopausa. La carenza ormonale è responsabile, infatti, dell’attivazione, a livello dell’apparato scheletrico, degli osteoclasti che sono le cellule deputate al fisiologico riassorbimento osseo. Nella maggior parte dei casi è una condizione silente, ma alcune donne lamentano diffusi dolori muscolo-scheletrici e articolari.
L’osteopenia può evolvere nell’osteoporosi, che consiste nella progressiva diminuzione della massa scheletrica e nel deterioramento dell’architettura ossea con conseguente aumento della fragilità ed elevato rischio di fratture spontanee o a seguito di traumi di minima entità. Alcune condizioni sono state indicate come fattori aggravanti il rischio di osteoporosi: vita sedentaria, fumo di sigaretta, uso prolungato di farmaci che interferiscono con il metabolismo osseo (es. cortisonici), familiarità, malattie da malassorbimento (celiachia), intolleranze alimentari (lattosio), pregressi disturbi del comportamento alimentare (anoressia), assenza prolungata del ciclo mestruale nella vita fertile (amenorrea), patologie tiroidee. L’osteoporosi è difficile da riconoscere poiché, nella maggioranza dei casi, rimane per lungo tempo silente e asintomatica, manifestandosi improvvisamente con una frattura non giustificata da un trauma di significativa entità; le sedi più frequentemente interessate da processi fratturativi sono le vertebre, l’avambraccio/polso, il femore e il bacino. Le fratture da fragilità hanno effetti gravemente invalidanti.
La terapia farmacologica trova indicazione nei pazienti che hanno già subito una frattura e in soggetti che, pur non avendo riportato fratture, sono ad alto rischio, ad esempio per familiarità positiva, menopausa precoce e condizioni di ridotta massa ossea.
Patologie cardiovascolari
Con la menopausa si verifica un fisiologico innalzamento del profilo lipidico (trigliceridi e colesterolo) e glicemico, spesso associata all’incremento del peso corporeo e della pressione arteriosa, che rappresentano noti fattori di rischio per le patologie su base arteriosclerotica.
Le donne, che grazie agli estrogeni risultano protette dalle malattie cardio-vascolari per tutta l’età fertile, si trovano dunque esposte in menopausa ad un rischio elevatissimo, tant’è che queste malattie rappresentano la prima causa di morte nel sesso femminile.
Depressione e disturbi del sonno
Anche le manifestazioni di segno depressivo sono riconducibili al deficit estrogenico, ma nella loro eventuale insorgenza intervengono molti altri fattori individuali e socio-ambientali (scolarità, situazioni familiari particolari: lutti, separazione/divorzio, uscita di casa dei figli, assistenza a genitori anziani …). In genere, si tratta di forme lievi che non compromettono la qualità della vita della donna. Maggiormente a rischio sono le donne che hanno familiarità o hanno avuto pregressi disturbi dell’umore correlati alla fase riproduttiva, come depressione post-partum e sindromi premestruali di grave entità.
Molto frequenti sono i disturbi del sonno, che si manifestano già nel climaterio e che possono avere anche un impatto molto pesante sulla vita di tutti i giorni, rappresentando un fattore di rischio per l’insorgenza di depressione; spesso il sonno è prevalentemente disturbato dalle crisi vasomotorie notturne e dallo stato di ansia e stress che caratterizzano questo periodo.
Quando i disturbi del sonno, per intensità e durata, peggiorano la qualità della vita, è necessario un inquadramento specialistico degli stessi per la definizione delle strategie d’intervento (comportamentali ed eventualmente farmacologiche) più opportune.
Problemi uro-ginecologici
Nel periodo menopausale e post-menopausale, le problematiche uro-ginecologiche si manifestano con frequenza notevolmente maggiore rispetto al periodo fertile e sono rappresentate da: cistiti recidivanti, disfunzioni sessuali, prolasso genitale e incontinenza urinaria/urgenza urinaria. Tali condizioni sono spesso riconducibili all’atrofia vaginale (infiammazione delle mucose vaginali conseguente al deficit estrogenico) e a processi d’involuzione e rilassamento dei tessuti.
Atrofia vulvo-vaginale
Durante la menopausa, i livelli di ormoni femminili, gli estrogeni, cominciano a diminuire. Ciò ha un impatto sui vari tessuti del corpo e le donne notano come risultato che i loro capelli e la pelle subiscono dei cambiamenti, diventando più sottili e secchi. Allo stesso modo, l’ambiente all’interno della vagina può cambiare, diventando meno lubrificato e più fragile, portando quindi alla secchezza, al disagio e al dolore durante i rapporti .
Questi cambiamenti possono anche esporre le donne ad un elevato rischio di ricorrenti infezioni vaginali e problemi del tratto urinario.
Sintomi caratteristici:
Complicanze più comuni:
A differenza di altri disturbi che accompagnano la menopausa, come le vampate di calore, e che in genere si attenuano con il passare del tempo, l’atrofia vulvo-vaginale tende a persistere e può peggiorare, interferendo con la qualità della vita.
Questi disturbi posso essere gestiti ed efficacemente trattati, quindi è utile parlarne con il ginecologo.
Disturbi del sonno
L’insonnia è tra i disturbi più frequenti durante il climaterio e la menopausa.
Le irregolari fluttuazioni ormonali, che caratterizzano la perimenopausa, e il deficit estrogenico del periodo postmenopausale comportano un’importante alterazione dei principali bioritmi e della loro circadianità, sovvertendo la struttura del sonno. Ciò si realizza non solo per l’azione diretta delle alterazioni ormonali sui centri del sonno, ma anche per effetto indiretto causato dai risvegli notturni, spesso ricorrenti, conseguenti alle vampate di calore; l’insonnia può anche essere espressione dello stato ansioso che caratterizza questo periodo.
La menopausa non è una malattia, ma si accompagna a una serie di disturbi e problematiche che possono impattare non soltanto sulla sua salute, fisica e psichica, ma anche sulla qualità della vita. Il progressivo allungamento dell’aspettativa di vita ha fatto sì che oggi la donna abbia
una prospettiva di vivere circa trent’anni dopo la menopausa, dunque un terzo della sua esistenza: un lungo periodo che merita di essere vissuto con serenità e il più possibile in salute.
Oltre all’adozione di uno stile di vita sano e attivo e di appropriate misure di diagnosi
precoce, possiamo contare oggi su un ampio ventaglio di terapie, farmacologiche e non, che
associano un’elevata efficacia ad un altrettanto elevato profilo di sicurezza.
Per questo è importante condividere con il ginecologo la presenza e l’entità dei disturbi, anche il loro impatto sulla quotidianità: sarà lo specialista a valutare le opzioni più indicate nello specifico caso – sulla base della storia clinica della paziente, delle sue aspettative, preferenze ed abitudini, nonché in considerazione della tipologia ed entità dei sintomi – al fine di personalizzare al meglio la scelta.
Consulta il sito www.bollinirosa.it
Società Italiana Menopausa
www.simenopausa.it
Società Italiana Ginecologica Terza Età
www.sigite.it
L’osteoporosi è nota per essere una malattia insidiosa perché rimane spesso silente e asintomatica. Si manifesta in genere all’improvviso con una frattura non giustificata da un trauma di significativa entità, che determina un maggior rischio di nuove fratture per il cosiddetto “effetto domino”, temibile complicanza per gli effetti altamente invalidanti.
La prima edizione del Congresso Onda sulla salute della donna è giunta dopo tanti sforzi e passi avanti compiuti in questi ultimi anni per promuovere una medicina genere-specifica.