Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che colpisce aree profonde del cervello, note come nuclei pigmentati, e che si accompagna alla riduzione della produzione del neurotrasmettitore dopamina.
La causa della malattia nella maggior parte dei casi non è nota. Esistono parkinsonismi secondari a farmaci tossici, vasculopatie, infezioni e traumi cerebrali.
I sintomi principali sono:
- Bradicinesia (lentezza dei movimenti)
- Tremore a riposo
- Rigidità muscolare
- Difficoltà a mettersi in moto: all’inizio del cammino i piedi sembrano incollati al terreno
- Instabilità posturale
- Andatura incerta, a piccoli passi, con tendenza a cadere in avanti
- Amimia (perdita dell’espressività) del volto
- Micrografia (scrittura piccola)
Nella fase avanzata della malattia possono comparire disturbi cognitivi.
Il trattamento del Parkinson è farmacologico.
Le prospettive future si muovono in due direzioni: da una parte tentano di ripristinare la funzionalità persa, dall’altra di bloccare il decorso della malattia.
Una nuova frontiera della ricerca consiste nel trapianto delle cellule embrionali; quest’approccio, che spesso comporta gravi effetti collaterali, è ancora in fase sperimentale, indicato solo per pazienti d’età inferiore ai sessant’anni.